N° 126 FEBBRAIO 2004

ComputerGross si aggiudica per 3.5 milioni di euro il distributore di software che apparteneva al Gruppo Opengate. Trattative lunghe e intense come complessa è la storia di questa realtà acquisita. I passaggi più importanti in una veloce ricostruzione degli avvenimenti

da sinistra Gianni Sgarbi, Paolo Castellacci, Umberto Daniele e
Maurizio Desio

Febbraio 2004, È stata l’acquisizione più "sofferta"
del comparto distributivo italiano dagli anni Novanta ai giorni nostri. E anche
quella più "lunga"(dalla primavera a qualche giorno prima del
Natale scorso). Ma alla fine J.Soft non è rimasta incastrata tra le maglie
del fallimento di Opengate. E sta risorgendo. Più grande (visto che si
è tramutata in Spa), con poca emorragia di personale e più sicura
di prima (almeno di qualche mese fa), visto che è entrata a tutti gli
effetti a far parte della famiglia ComputerGross, che per l’occasione ha stretto
alleanza con Brain Technology e Leader. A rilevare le attività del ramo
di azienda che si occupava della distribuzione di software sono stati Paolo
Castellacci, presidente del Gruppo toscano e soci. Sono stati loro, a tutti
gli effetti, a vincere una sorta d’asta che i commissari giudiziari del Tribunale
di Varese avevano indetto per affittare (in un primo tempo si pensava che fosse
questa la strada più facile da percorrere) o vendere le attività
di J.Soft. Alla base d’asta c’era ComputerGross e quasi fino all’ultimo c’era
Algol (poi ritiratasi secondo le parole di Maurizio Liverani, presidente e amministratore
del distributore milanese) protagonista di diversi mesi di "Opa" sull’operatore
di Agrate. Accanto a questi grossi nomi erano spuntati una serie di operatori
minori. Tutti interessati a J.Soft, soprattutto in quanto portatrice (negli
ultimi tempi passiva) del business Microsoft. E per l’azienda di Bill Gates
si fa questo e altro, soprattutto di fronte a una voce che circolava tra gli
operatori e che preannunciava un possibile restringimento dei partner distributivi
della casa di Redmond.

E così anche se ogni acquisizione fa storia a sé, quella di J.Soft
(realtà che, tra l’altro, è avvezza alle acquisizioni) sembra
pronta per essere raccontata in un romanzo a sfondo… economico. A partire
dalle cifre, perché prima dell’estate Algol aveva annunciato che J.Soft
l’avrebbe volentieri inglobata per 14 milioni di euro. Non più tardi
dello scorso Smau, Liverani ragionava sul fatto che vista la situazione di commissariamento
molto probabilmente la cifra si sarebbe ridimensionata notevolmente. Ora, Castellacci
dichiara di averla portata a casa con 3,5 milioni di euro. Ma voci di corridoio
danno per certo che nulla fosse stato svenduto. E questa sarebbe anche la motivazione
del ritiro di Algol. «Il costo ci è parso eccessivo
ci confida Liverani -, soprattutto per noi che avremmo dovuto mettere in
piedi ex novo il business di Microsoft. Molto probabilmente per ComputerGross
è un’altra faccenda»
.
Ma che è stato e che sarà di questa realtà? Ve lo raccontiamo
nelle pagine seguenti. Perché la storia di J.Soft è storia della
distribuzione Ict italiana.

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