L’Europa non privatizza

Fuori dall’Italia le cose non vanno diversamente. Nonostante la Comunità europea e il mercato stesso spingano per una politica orientata alla privatizzazione, l’Europa nel suo complesso continua a rimanere indietro. È ancora molto forte l …

Fuori dall’Italia le cose non vanno diversamente. Nonostante la Comunità
europea e il mercato stesso spingano per una politica orientata alla privatizzazione,
l’Europa nel suo complesso continua a rimanere indietro.
È ancora molto forte la presenza del settore pubblico o di monopoli di
fatto a partecipazione pubblica in tutte le più grandi utilities europee
e, se da una parte un controllo pubblico è necessario per tutelare un servizio
di pubblica utilità, dall’altra i limiti tipici di un apparato (in
parte) pubblico rischiano di frenare investimenti e innovazione. La Gran Bretagna
è il Paese europeo che ha iniziato per primo il processo di liberalizzazione
dei vari settori e ora, dopo quasi vent’anni, si incominciano a vedere i
primi vantaggi per i cittadini. In Francia e in Spagna, invece, la situazione
è simile alla nostra con presenze monopolistiche più o meno evidenti.
Per fare qualche esempio, in Francia il 95% della produzione di energia elettrica
è in mano a Edf (l’Enel francese) e l’88% di quella del gas
è in mano a Gdf.
In Spagna l’80% dell’offerta di gas è in mano a un solo operatore,
mentre la Gran Bretagna rappresenta un modello da seguire con ben 25 operatori
attivi.
Questo, dal punto di vista del fornitore, cosa significa? Semplice, che la proposizione
ai potenziali clienti passa per vecchie dinamiche lontane dalla pura vendita.
Spesso si deve ricorrere a una gara d’appalto pubblica o a un accordo privato
né più né meno di come si fa nella Pubblica amministrazione.
«Non è un mercato che mi attira – ci confessa Piero
Iannarelli
, country manager di PeopleSoft – è troppo difficile
rapportarsi con le Public utilities a causa delle particolari dinamiche»
.

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