Negli ultimi tre anni la società ha cambiato il mix delle competenze e oggi si posiziona come un player in grado di gestire l’intero ciclo di vita del dato. Per l’anno in corso è previsto un aumento del fatturato del 25%, grazie anche al contributo di Legato, Documentum e Vmware.
Emc è il tipico esempio di come una società di sistemi di storage possa riuscire in pochi anni a cambiare pelle e ad allargare il mix delle competenze all’area software e servizi, grazie anche a una significativa politica di acquisizioni. Questo sforzo evolutivo è evidente se si confrontano i dati di bilancio del 2000 con gli ultimi del 2003. Infatti, nell’ultimo esercizio Emc ha totalizzato un fatturato di 6,24 miliardi di dollari (pari a un +15% sul 2002 e un +13% senza acquisizioni) di cui il 54% realizzato con la vendita di sistemi (era il 76% nel 2000), pari a 3,3 miliardi, mentre la restante quota è data dalle aree del software e dei servizi, con 1,4 miliardi di fatturato ciascuna.
Abbiamo commentato con Renato Cerutti, direttore generale di Emc Italia, la nuova strada intrapresa dalla sua società.
Il valore raggiunto da Emc nel 2003 la posiziona tra i primi 10 software vendor nel mondo. Avevate nel 2000 le idee così chiare su quello che sareste diventati?
“Forse i risultati di oggi sono superiori alle previsioni di allora, però già nel 2000 avevamo le idee chiare che avremmo dovuto crescere soprattutto nell’area software e servizi, anche con acquisizioni, per proporci con un approccio più completo al mercato. Per cui abbiamo via via completato l’offering dal punto di vista dell’hardware, sia con prodotti realizzati all’interno sia in parte acquisiti, come per esempio Centera, e poi abbiamo arricchito l’offerta e le funzionalità software per completare il nostro posizionamento nel mercato dell’Information lifecicle management (Ilm, ndr)”.
In passato avete avuto qualche contestazione dalla concorrenza che vi accusava di avere una piattaforma proprietaria e poco interoperabile con l’esterno. Oggi dite che la questione è superata.
“La dimostrazione è che con i nostri software supportiamo anche le piattaforme di altri vendor e siamo parte attiva nella promozione di standard di interoperabilità e membro attivo di Snia, la Storage Networking Industry Association”.
Come state affrontando l’integrazione dei prodotti delle società acquisite, come Legato, Documentum e più di recente Vmware?
“Va detto che già conoscevamo e usavamo i prodotti delle società che abbiamo acquisito, per cui sono in parte integrati. Piuttosto l’impegno riguarda l’ampliamento dell’offerta, con prodotti ancor più innovativi che presto arriveranno, e la loro ottimizzazione all’interno della nostra piattaforma. In particolare, entro il 2004, sono previste nuove soluzioni per il backup e l’archiviazione dei dati, frutto del know how di Legato, e il document management di Documentum. Un po’ più in là arriveranno le proposte relative alla convergenza della virtualizzazione tra server e storage, frutto del contributo di Vmware”.
Oggi Emc è anche in grado di proporsi al cliente con un approccio consulenziale?
“Certamente. All’interno della strategia Ilm la nostra mission è quella di mettere il cliente nella condizione di gestire i dati dalla nascita alla morte e in ogni istante di questa migrazione, fornirgli la miglior gestione al minor costo. Dal momento che il valore e l’importanza dei dati in azienda cambia nel tempo, è necessario avere ben chiara la “data classification”: per questo aiutiamo il cliente ad analizzare la sua necessità di informazioni e a classificare l’insieme dei dati che tratta, in modo da determinarne le caratteristiche salienti, in termini di priorità di Service level agreement, di durata nel tempo o di duplicazione. Un’altra attività che svolgiamo è quella di consulenza per la business continuity e per il disaster recovery. In sostanza, assistiamo il cliente a proteggere i dati in modo da garantire la continuità del servizio e la ripartenza immediata in caso di qualsi incidente”.
Nell’ambito dei servizi, avete preso in considerazione di gestire in outsourcing tutto lo storage?
“Sia negli Usa che in Europa, in effetti, stiamo considerando questo approccio e quindi di gestire in toto lo storage del cliente e fargli pagare il servizio in base ai terabyte o gigabyte utilizzati. Però è una mossa che necessita di molta cautela, perché i contratti di questo tipo sono molto complessi e quindi vogliamo essere sicuri di avere internamente sia le infrastrutture che le persone adeguate per offrire un servizio ineccepibile”.
Per quanto riguarda la tecnologia, c’è una continua corsa a nuovi prodotti sempre più veloci e performanti, come dimostrano gli ultimi annunci che avete fatto, relativi al raddoppio delle prestazioni, dovute a nuove Cpu, dei vostri array Symmetrix e Clariion. Quanto conta la R&D nella vostra azienda?
“Emc, grazie anche a un cash flow molto alto, e che oggi ha quasi raggiunto i 7 miliardi di dollari, non ha mai abbassato l’impegno verso la R&D e viaggia su una media annua tra gli 800 milioni e il miliardo di investimento, un valore pari a circa 13% del fatturato. E a conferma di quanto affermo, proprio in un periodo di crisi per la società e per il settore in genere, che è coinciso con il 2002, abbiamo continuato a investire e anzi abbiamo rinnovato tutta l’offerta ampliandola, in particolare verso il basso, tant’è che la quota di business realizzata con il canale in Emc sta assumendo un valore sempre più importante sia a livello mondiale che in Italia”.
Come sta andando la partnership siglata con Dell oltre due anni fa?
“L’intesa è diventata sempre più strategica e oggi su nostra licenza Dell ha anche iniziato a produrre internamente alcuni nostri prodotti, per cui non è solo un partner per la distribuzione ma anche per la produzione”.
Quali saranno gli input tecnologici che vi guideranno nel breve termine?
“Siamo convinti che l’approccio che abbiamo oggi di dare al cliente una visione integrata, e non più parcellizzata, della gestione dei dati risponda a una necessità impellente del mercato, anche perché questo fenomeno, se non viene gestito adeguatamente, rischia di sopraffare l’azienda. Al di là del fatto che le unità di memorizzazione costino sempre meno e siano più capaci, va anche detto che il volume delle informazioni aumenta molto più che in passato, e di conseguenza i problemi di gestione. Siamo, quindi, convinti che la nostra proposta di ottimmizzare il ciclo di vita del dato sia l’unica strada percorribile. Inoltre, se per migliorare il controllo sull’attività, le società saranno sempre più obbligate a mantenere le informazioni per un certo periodo di tempo, garantendone la memorizzazione e l’autenticità, è evidente che le aziende dovranno dotarsi di strumenti adeguati per cercare anche di contenere i costi di questo surplus di informazioni. Dal punto di vista delle tendenze, pensiamo che i dispositivi su nastro siano sempre più confinati a essere utilizzati per specifiche funzioni e verranno man mano sostituiti dai dischi, in quanto consentono il backup e il restore dei dati in tempi molto più rapidi. Dal momento che in azienda la quantità delle informazioni da memorizzare è in continuo aumento, è importante considerare la finestra temporale necessaria per svolgere, in tutta sicurezza, questa procedura”.
I vostri settori di riferimento sono le Tlc e la finanza. Ma in questo momento anche la Pubblica amministrazione si sta muovendo in modo significativo in fatto di storage. Come siete posizionati in quest’ambito e cosa prevedete per il 2004?
“La Pa, in effetti, sulla spinta del protocollo informatico, che invita ad abbandonare i documenti cartacei in favore dell’archiviazione digitale, sta diventando un interlocutore interessante. E non mi riferisco alla Pa solo per l’attività storage legata alla burocrazia, ma anche, ad esempio, a tutto il mondo legato agli ospedali, che hanno sempre più la necessità di memorizzare per lunghi periodi gli esami clinici. Per quest’area abbiamo già prodotti specifici, che consentono non solo l’archiviazione dei documenti, ma anche la loro consultazione da remoto. Un altro settore della Pa che ci interessa è quello legato ai servizi da offrire ai cittadini, che devono essere sempre più facilitati nel rapporto con lo stato. In tutti questi ambiti noi ci stiamo impegnando per partecipare a bandi di gara con altri partner, soprattutto quando ci sono appalti omnicomprensivi, mentre in altri casi stiamo sensibilizzando la Pa affinché faccia anche acquisti settoriali. Per noi questo mercato riveste quindi un grande interesse: basti pensare, per fare un altro esempio, alla necessità di archiviazione che hanno il Ministero dei Beni Culturali o quello della Giustizia. In definitiva, tra i contributi che arrivano dalle acquisizioni e le potenzialità interne, per il 2004 prevediamo di crescere del 25% a livello momdiale, a fronte di un mercato che dovrebbe aumentare del 6%, e realizzare circa 7,8 miliardi di dollari di fatturato, con un 12% delle revenue dedicate alla R&D”.