All’evento N2004 dedicato ai partner italiani, l’azienda si propone come partner privilegiato di consulenza e formazione senza imporsi alla comunità open.
1° luglio 2004 Secondo la definizione di Robert
Loos, Novell si impegna a fare il “buon cittadino della comunità open source”.
L’ex country manager di Suse, arruolato tra le fila della
casa americana poco dopo l’acquisizione, promette collaborazione alle 400mila
persone che sviluppano su piattaforme open source evitando di imporre scelte
specifiche e, anzi, mettendo sul tavolo una struttura di consulenza e supporto
già rodata.
N2004 , evento organizzato da Novell Italia, ha avuto la libertà come parola chiave, per i clienti innanzitutto, per i partner e per gli sviluppatori. Libertà di scegliere la soluzione più adatta ora che finalmente c’è un’alternativa.
L’amministratore
delegato di Novell, Andreana Crisci , sostiene che il momento è quello giusto.
“Secondo le previsioni di Gartner – afferma la Crisci –, le tre priorità dei Cio italiani riguardano la necessità di implementare sistemi più sicuri, avere una infrastruttura affidabile e flessibile e migliorare la qualità del servizio”, tutte richieste che si sposano bene con le caratteristiche degli ambienti open source alle quali la Crisci aggiunge “la necessità di conciliare l’innovazione con la ridotta capacità di spesa”.
La piattaforma e le applicazioni ci sono, dunque, ora si tratta di fare molta cultura. Sia tra i partner che tra chi lavora nei dipartimenti It e anche tra i dipendenti. È questo il ruolo di Novell, di proporsi come fornitore di consulenza e formazione attraverso una completa offerta veicolata tramite i propri partner. “I training – dichiara Loos –, sono rivolti ai tecnici ma anche al personale di vendita proprio perchè il modello di business di un prodotto open è troppo diverso da quello tradizionale”.
Interessante, da questo punto di vista, la strategia d’approccio di Novell presso i grandi clienti. “La migrazione di un Data Center eterogeneo può partire da eDirectory, valido collante tra i diversi sistemi operativi – afferma Loos –, per poi passare gradualmente a NetWare come sistema operativo unico e per concludere, eventualmente, con SuSe come sistema operativo e suite da ufficio da installare sui pc client”.
Una migrazione lenta, in verità, a sentire i clienti chiamati a raccontare la propria esperienza.
Alpitour, per esempio, ha aperto a Linux molto cautamente, prima nell’ambito della gestione finanziaria e poi su una parte del sistema di teleprenotazione. “L’evoluzione delle soluzioni applicative delle piattaforme tradizionali – afferma Gianni Gritti, responsabile dei sistemi informativi di Alpitour -, è troppo lenta rispetto alle soluzioni alternative open”.
Bticino, invece, ha
iniziato con un laboratorio interno per l’open source preferendo realizzare
direttamente alcune soluzioni applicative specifiche. Nessuno di questi ha
parlato di migrazione totale dei sistemi operativi, di distribuzioni specifiche
o di suite office alternative a Microsoft, speriamo di parlarne l’anno
prossimo.