Ias 39 e Basilea 2 delineano il sentiero degli investimenti It

La necessità di adeguarsi ai dettami imposti dai due accordi internazionali ha stimolato gli investimenti degli istituti finanziari in tecnologie. Ma in quali direzioni?

Un settore in fermento, quello bancario, alle prese con processi di concentrazione e con una concorrenza sempre più agguerrita. La sua crucialità per l’economia globale, ha spinto gli istituti di credito a dotarsi di codici deontologici, condivisi su base extra nazionale, in materia di contabilità (con Ias 39 – International accounting system) e gestione dei rischi (con Basilea 2). C’è un aspetto comune alle due normative – tiene a puntualizzare Giovanni Vai, responsabile strategia di offerta per il settore Banche di Etnoteam -, ovvero l’impatto sul patrimonio informativo delle banche. Entrambe richiedono una gestione più accurata, quindi più puntuale e univoca, dei dati". Da un lato, quindi, questo sta portando a investimenti nei progetti di recupero delle informazioni sparse nei meandri dell’infrastruttura It. Dall’altro, le aziende devono necessariamente ripensare le tecnologie utili a trattare i record. Ias fa riferimento all’adozione di nuovi criteri di valutazione degli strumenti finanziari, nell’ottica della valorizzazione dell’impresa nel suo complesso (enterprise value). Promuove un reporting per settori di attività e la misurazione della redditività e del profilo di rischio/rendimento del settore. Basilea, poi, richiede di porre sotto controllo il rischio operativo, quindi di presidiare in modo accurato e puntuale tutti i processi, per identificare tempestivamente gli elementi di rischio. Questa è un’altra sfida per le banche – prosegue il manager -. Significa, infatti, prendere possesso delle conoscenze sui processi che implementano le diverse applicazioni e questo, data la stratificazione dei sistemi informativi, non è cosa semplice. Si genera una spinta verso l’introduzione di tecnologie di workflow management, che consentano alla banca di governare in modo adeguato tutti i processi quotidiani". Accanto a questi impatti di base, le normative in questione hanno riflessi più prettamente "applicativi", imponendo la necessità di aggiornare o, laddove necessario, dotarsi ex novo di software che siano in grado di rispondere ai requisiti imposti dai due accordi internazionali. In questo senso – precisa Vai -, l’area maggiormente impattata è il credito, in tutte le sue componenti, dall’erogazione alla gestione della sofferenza e del contenzioso, sino al processo di recupero". Sempre dal punto di vista applicativo, un’altra area dove è richiesto un intervento di sviluppo è la costituzione di un’anagrafe di gruppo. I processi di aggregazione delle informazioni sui clienti gestiti dalle singole aziende del gruppo si rendono necessari, per avere una vista unica del profilo dell’utente dei servizi erogati. Le banche sono ancora indietro su questo fronte – conclude il manager – e credo che, nei prossimi anni, molti investimenti verranno convogliati in quest’area".

Progetti complessi


Tutte le iniziative intraprese hanno un impatto di larga portata sotto il profilo tecnologico. Accanto all’implementazione di nuove funzionalità specifiche (nel caso di Ias, di valutazione degli strumenti finanziari), le aziende dovranno provvedere alla rivisitazione delle funzionalità esistenti e a una migliore integrazione dei sistemi. Proprio l’Eai – esordisce Alberto Pellizzaro, partner di Deloitte per l’area Customer management, tecnologia e financial services -, sotto la spinta propulsiva degli investimenti in tecnologie che ricadono da Basilea 2, dovrebbe diventare un modo per la banca di ripensare l’integrazione tra i diversi componenti del sistema informativo. Occorrerà valutare, altresì, la flessibilità del modello implementato, sia sotto il profilo dell’eterogeneità che della numerosità di applicazioni utilizzate". Questo processo è funzionale, anzitutto, a una migliore integrazione dei processi e all’utomazione dei flussi. Consente, inoltre, di assicurare che lo scoring o il rating dei clienti sia più puntuale, oltre a garantire benefici in termini di efficienza dell’intero ciclo di analisi-erogazione-recupero del credito. Le banche stanno investendo, oggi, soprattutto negli aspetti normativi – fa eco Andrea Beretta, associate partner di Nolan Norton Italia Kpmg – o per questioni di consolidamento di grossi gruppi bancari. Ias 39 ha portato con sé progetti It molto grossi, da migliaia di ore/uomo. Gli investimenti si sono indirizzati, da un lato verso i sistemi contabili, di controllo gestionale e reporting e, dall’altro, verso i sistemi operazionali di raccolta alla fonte dei dati. Per quanto attiene a Basilea 2, invece, gli investimenti più rilevanti in area It si sono visti nel business della consulenza, per garantire la conformità degli istituti di credito alle linee guida imposte dai comitati internazionali".

Delegare all’esterno si può


"Molte banche – sottolinea Pelizzaro – si stanno chiedendo se le due cose vadano viste come un unicum, traguardando le modifiche apportate in ottica Ias anche per Basilea 2. Inoltre, forte è la consapevolezza che le normative cambieranno, e molto, l’approccio organizzativo, perché le persone coinvolte nel processo dovranno essere chiaramente identificabili dall’autorità di controllo, e da queste valutabili". Basilea 2 e Ias stanno obbligando le banche a investire di più nei propri sistemi informativi – precisa Vai -. La cosa importante, però, è riuscire a sfruttare quest’obbligo per investire bene, evitando il cosiddetto technical cholesterol, la proliferazione di tecnologie che tra loro non sono in grado di interagire".In questo contesto, la spinta all’esternalizzazione c’è, soprattutto della parte tecnologica che è, poi, la più complessa – sottolinea Beretta -. Si ricorre all’outsourcer laddove è più forte la componente di innovazione. Per contro, assistiamo, in altri casi, a un reflusso di investimenti. Molte aziende stanno riportando "in casa" risorse che avevano spostato all’esterno, creando società di servizi alle quali affidare la gestione dell’infrastruttura informatica".


"Quello che le aziende vogliono è una gestione intelligente delle applicazioni – conclude Vai -. Questo si traduce in un outsourcing selettivo che lascia, però, alla banca tutta la conoscenza e delega semplicemente i fastidi tecnici".

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