Il primo salone dedicato alla formazione in rete ha analizzato come i nuovi strumenti possono aiutare le aziende a diventare più competitive.
Rinnovamento delle conoscenze e condivisione del capitale intellettuale, aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti e formazione sul campo per ottimizzare tempi e costi. Sono queste alcune delle esigenze oggi più sentite tra le imprese che vogliono restare competitive sul mercato. Esigenze che possono essere esaudite dalla formazione a 360 gradi, quindi sia da quella tradizionale, sia da quella online o e-learning. Meglio se da entrambe contemporaneamente, sfruttando al meglio le opportunità offerte da ciascuna di esse.
Su un punto sono ormai tutti daccordo: la formazione a distanza non esclude la formazione in presenza. Convinzione ribadita da Jose Lozano, presidente dellAssociazione spagnola di fomazione online (Aefol) e co-fondatore dellUniversitat Oberta de Catalunya, che ha affermato: "Come il cinema non ha causato la fine del teatro, così la formazione online non causerà la fine di quella in aula". Si tratta soltanto di definirne meglio i contorni. Piattaforme, contenuti e servizi sono i tre temi caldi delle-learning. Sulle piattaforme si è finalmente raggiunto uno standard, tutte ormai supportano le specifiche Scorm (Sharable content object reference model). In questo modo, il problema dellinteroperabilità delle piattaforme, intesa come potenzialità di interscambio dei contenuti didattici, è stato risolto con i Learning Object, che si configurano come unità di apprendimento modulari, riutilizzabili e indipendenti dalle specifiche tecnologie del sistema che li gestisce e li eroga.
Ma una volta raggiunto lo standard, bisogna concentrarsi su contenuti e servizi. "Avere uno standard condiviso non è di per sé un sinonimo di qualità – spiega Marcello Giacomantonio, responsabile dei rapporti con le imprese del Carid -. È come quando per i videoregistratori si affermò lo standard Vhs e si risolse il problema dellincompatibilità tra formati differenti. Ma una videocassetta si guarda se contiene un film di qualità, non semplicemente perché gira su tutti i videoregistratori. Ecco, allora, che anche i contenuti dei corsi devono essere pensati su misura per limpresa utente".
Negli anni scorsi abbiamo assistito a unofferta formativa online basata sul catalogo corsi, che spesso erano traduzioni tout court di quelli americani. Lofferta era basata su ununica logica, quella commerciale. Oggi si è finalmente capito che i contenuti devono essere specifici, fatti ad hoc per la realtà italiana e, soprattutto, per limpresa-utente.
Limportanza dei contenuti
Superata, quindi, la fase pionieristica e del facile entusiasmo di quello che viene ormai chiamato e-learning di prima generazione, dove lenfasi data alla tecnologia aveva messo in ombra limportanza dei contenuti, è giunto il momento di concentrarsi su questi ultimi e di vedere le-learning non più come un male necessario o, viceversa, la panacea per tutti i mali, ma per quello che è e che può essere: uno strumento che può aiutare le imprese di ogni dimensione a essere più competitive.
"Si è finalmente capito che per innovare non è necessario trovare nuovi contenuti, ma bisogna trasformare e valorizzare quelli esistenti – spiega Luciano Galliani, preside della facoltà di Scienze della formazione dellUniversità degli Studi di Padova e co-presidente di Expo e-learning -, e si è soprattutto capito che spesso i contenuti migliori non sono da ricercare allesterno, ma sono allinterno dellazienda stessa".
Unarma vincente per le imprese può, quindi, essere lintegrazione tra un sistema di knowledge management e uno di e-learning per raggiungere una conoscenza condivisa e capitalizzata, che diventi patrimonio di tutti, superando così anche il problema della perdita del know how legato al turnover di manager e dipendenti.
Fermo restando che lapprendimento per essere efficace deve essere motivato, allinterno dellazienda si pone il problema di come motivare il dipendente a seguire un corso di formazione online. La motivazione può essere data dal coinvolgimento (a questo si prestano bene i giochi di simulazione), ma anche dalla risoluzione di problemi e dal raggiungimento di obiettivi specifici "evitando che le-learning diventi una cosa a parte – precisa Mario DAmbrosio, presidente Aidp, Associazione Italiana per la Direzione del Personale -, slegata dalle strategie di business dellazienda. Le-learning deve, invece, diventare un volano di crescita economica e culturale, partendo dalla valorizzazione delle risorse umane". Ma in Italia il mercato è maturo? "In Italia abbiamo una situazione paradossale – spiega ancora Giacomantonio -. Negli anni di massima espansione delle-learning molti operatori hanno dovuto chiudere. Le grandi imprese, da Telecom Italia a Fiat alle grandi banche, facevano formazione internamente, compresi progetti e-learning molto complessi, e non hanno permesso al mercato di crescere. Alcuni degli operatori di e-learning oggi attivi lo sono perché in quegli anni sono riusciti a crearsi un mercato allestero e oggi tornano in Italia forti di quelle "referenze", riuscendo finalmente a proporsi come interlocutori qualificati".