Nuovi chip e nuovi server che spesso sono dei semplici upgrade D’altronde, basta una completa reingegnerizzazione per convincere i clienti a comprare?
Novembre 2004, Tutto sommato non ci si può lamentare: il mercato
dei server, secondo i dati di Gartner e Idc, gode di buona salute. Cresce in
valore e, ancora di più, in volume, con Ibm e Hp a contendersi la leadership.
Ci si aspetta che il trend prosegua, anche alla luce delle recenti novità
che riguardano i processori, ma l’impressione è che all’aumento in volume
non corrisponda un reale allargamento del mercato. Insomma, si vendono i nuovi
server, ma solo in sostituzione delle vecchie piattaforme.
Prima Amd con l’Opteron, poi Intel con Nocona (Xeon con le estensioni Em64t)
hanno reso disponibili ai produttori le proprie piattaforme a 64 bit e ora,
finito il collaudo, sarebbe tempo per i partner di andare a proporli sul mercato.
Particolarmente agguerrita Big Blue, che su piattaforma Intel si trova a inseguire
la rivale Hp. «Non basta aggiornare i sistemi ai 64 bit – afferma
Giovanni Linzi – vicepresidente system e technology group per
il Sud Europa di Ibm -, i clienti ci chiedono affidabilità, tecnologia
e facilità di manutenzione più che prestazioni maggiori. Per soddisfare
le loro richieste abbiamo trasferito alla fascia medio-bassa 40 anni di esperienza
e innovazione tecnologica sui mainframe». Dalla Enterprise X-Architecture
blueprint, che ha portato agli xServer di fascia alta le tecnologie di costruzione
tipiche dei mainframe, arriviamo ora all’Xtended Design Architecture per i sistemi
low-end a 1 o 2 vie e per i blade, supportati dalla tecnologia Nocona di Intel.
Il frutto di questa strategia si concretizza in sei nuovi server a 1/2 vie della
serie xSeries, una Intellistation e un Blade Server. In particolare, per quanto
riguarda i server non blade, parliamo dei tower x206 monoprocessore (unico basato
su Pentium 4 Em64t) e dei tower x226 e x236 a due vie; dei rack server x306
monoprocessore, degli x336 e x346, rispettivamente 1U e 2U a due vie, tutti
basati su Intel Xeon Em64t.
Il parere autorevole del dealer
Per una radiografia accurata, tra i modelli di Ibm abbiamo scelto l’x336, realizzato
con accorgimenti unici dai laboratori di Big Blue e di cui abbiamo discusso
con Catello Esposito, system specialist di Datamax. «Dico
subito che una macchina ingegnerizzata dagli specialisti di Hp e Ibm è
di per sé una garanzia. Dal punto di vista tecnologico – afferma
Esposito -, sono importantissimi gli accorgimenti relativi alla dissipazione
del calore, vero problema che si ripropone all’aumento della frequenza del processore,
ma anche a quello della velocità di front side bus. Diventa, perciò,
utilissimo un sistema combinato di ventole e canalizzazione dell’aria. Se, inoltre,
la gestione delle ventole è intelligente, ovvero il sistema ne regola
la velocità a seconda della temperatura delle componenti, è ancora
meglio». Esposito consiglia vivamente l’acquisto del doppio alimentatore,
«importante soprattutto in ambienti in cui si richiede business continuity
come in una server farm – sottolinea lo specialista -, magari meno
indispensabile per un server di gestione della posta in una Pmi».
Il pannello frontale è stato sperimentato con successo anche nei pSeries
di Ibm, «sicuramente è una ottima idea, visto che evita l’apertura
del server» segnala Esposito. Ma, secondo il tecnico di Datamax,
ci sono anche altre considerazioni da fare che esulano dal discorso di pura
ingegnerizzazione.
I veri problemi dei 64 bit
«Trovo fondamentale l’installazione corretta del server – spiega
Esposito -, ma questo non significa avere un valido software di gestione
che permetta di installare facilmente la macchina. Piuttosto di eseguire uno
studio preliminare dell’infrastruttura, della rete e delle esigenze del cliente.
Spesso, però, il cliente si limita ad acquistare l’hardware lasciando
fare l’implementazione ai suoi tecnici e non sempre i risultati sono all’altezza
delle aspettative». Il tecnico si riferisce in particolare ai clienti
medio/piccoli, a cui i server biprocessore con Nocona o con Opteron sono indirizzati,
che tendono a risparmiare qualcosa sul servizio perché non si rendono
conto che la complessità della struttura che hanno in casa è cresciuta.
Un’altra considerazione importante riguarda l’annosa questione degli applicativi.
A oggi solo sugli applicativi più conosciuti, come quelli di Sap e Oracle,
è stato eseguito il porting a 64 bit, ma si tratta di circa il 30% dell’installato,
troppo poco. «Vendere Nocona o Opteron in questo momento non è
facile – afferma Esposito -, perché è difficile convincere
il cliente a cambiare server dicendogli che le applicazioni verranno dopo».
Certo, le due piattaforme sono state realizzate per garantire la compatibilità
verso le applicazioni a 32 bit ma, in un momento di contenimento dei costi come
questo, come si fa a convincere un cliente ad acquistare un server da alcune
decine di migliaia di euro solo con la prospettiva che un giorno le prestazioni
miglioreranno? «I due anni in attesa di Windows a 64 bit e delle relative
distribuzioni Linux di Red Hat e Suse – conclude Esposito – saranno
di transizione. Solo quando sarà completato il porting a 64 bit dei sistemi
operativi e degli applicativi più diffusi potremmo sperare in un aggiornamento
da parte dei nostri clienti».