L’Ict va al consolidamento. Entra nel vivo la stagione delle acquisizioni

Oracle-PeopleSoft, Symantec-Veritas, ma anche Telecom-Tim. Il mondo tecnologico sta vivendo una nuova fase di concentrazione, con una forte determinante industriale. Domina l’unificazione degli sforzi di sviluppo, al fine di controllare ampie quote di clientela.

Ai primi di gennaio Oracle ha annunciato che il 97% degli azionisti PeopleSoft ha accettato la sua offerta di acquisto di 26,5 dollari ad azione. Era il passaggio necessario per completare la fusione del secolo (per ora): a Oracle serviva almeno il 90% del pacchetto azionario per poter dire conclusa l’operazione che altrimenti avrebbe rischiato un ritardo di circa un mese e che porterà alla costituzione del secondo fornitore mondiale di applicazioni enterprise, dopo Sap.


Diciotto mesi di schermaglie, cinque "ultime" offerte rifiutate, pronunciamenti di giudici, analisti, teorici e pratici dell’antitrust, esternazioni del Gotha del management It americano, hanno fine con un’acquisizione che "cuba" 10,3 miliardi di dollari.


Quello che potrà accadere d’ora in avanti, per quanto riguarda l’Italia, ovvero l’aspetto che più ci interessa, è riassunto nelle opinioni del responsabile Sud Europa, Mario Bonzano, riportate nel riquadro in questa pagina. Globalmente dominano l’aspetto dell’integrazione delle rispettive offerte (anzi, delle tre offerte, perché dentro PeopleSoft c’è anche Jd Edwards), il problema dei 12mila dipendenti PeopleSoft, che notizie dell’ultima ora danno in drastica riduzione a 6mila e il modo in cui i concorrenti reagiranno. Già si sa cosa farà Microsoft: proposte ai clienti e partner di PeopleSoft che ruotano attorno alle piattaforme World, Enteprise One e PeopleSoft Enterprise, di migrare alle Microsoft Business Solutions, nella fattispecie, Axapta e Navision.


Su tutto rimane il retrogusto di un’operazione di consolidamento del mercato tecnologico che sta in pieno in un contesto collettivo in cui la parola d’ordine sembra essere: acquistare, fondere, acquistare.


Lo testimonia l’altro fatto eclatante occorso a pochi giorni di distanza dal merger Oracle-PeopleSoft e conclamatosi ufficialmente ai primi di dicembre: l’acquisizione di Veritas da parte di Symantec. Eclatante perché se a qualcuno sono sembrati tanti i 10,3 miliardi di dollari che Oracle si è decisa a pagare per portarsi a casa gli asset di PeopleSoft (e soprattutto i clienti: Larry Ellison non ha mai nascosto che il vero obiettivo erano loro), l’effetto che fanno i 13,5 miliardi che Symantec sborserà per rilevare Veritas è sicuramente questo.


Una volta completata l’acquisizione del produttore di sistemi di backup da parte dell’operatore di sicurezza, nascerà una delle realtà più forti sul mercato, con competenze che vanno, appunto, dalla sicurezza, alla gestione dei sistemi e dello storage, con un fatturato annuo, già in partenza, di 5 miliardi di dollari.


La società opererà con il nome di Symantec e continuerà a essere guidata da John Thompson, mentre il chief executive di Veritas, Gary Bloom, assumerà il ruolo di vice presidente.


Gli analisti sono concordi sulla chiave di lettura. L’accordo rispecchia la fase di consolidamento in atto nel mercato It, che si declina però nella ricerca di trovare alleanze che consentano di ampliare lo spettro di copertura del mercato. Magari rispondendo a un desiderio latente nei clienti, di consolidare il numero dei fornitori con i quali tenere le relazioni.


Il punto, però, è capire come integrare due aziende con due modelli di go-to-market in origine diversi, con due culture profondamente differenti e che finiranno per contare su un organico di 13mila dipendenti.

Le valutazioni dei concorrenti


Dubbi ne hanno anche gli attuali concorrenti delle due società. Henk Jan Spanjaard, direttore regionale dell’area occidentale del Mediterraneo di Network Appliance, per esempio, ha dichiarato che "la fusione unisce la sicurezza e la disponibilità dei dati proponendo una soluzione per tutti i clienti che utilizzano grandi volumi di informazioni. I nostri clienti possono trarre vantaggi da questa fusione che ci consente di continuare a espandere le nostre attività di sviluppo congiunte, rafforzare l’interoperabilità e semplificare la gestione dei prodotti Symantec e Veritas presenti e futuri".


Meno morbido è stato Alfonso Nobilio, amministatore delegato di Computer Associates Italia, il quale ha messo in guardia i nuovi competitor circa le difficoltà del mercato. Ha detto, infatti, Nobilio, che "l’acquisizione di Veritas da parte Symantec dimostra che entrambe le società hanno riconosciuto l’importanza di una strategia che Ca persegue da tempo: integrare i sistemi di sicurezza con quelli di storage per rispondere all’esigenza di gestire i dati aziendali in modo coerente ed efficiente. Ma un simile sforzo di integrazione richiederà a Symantec un periodo non breve… Con l’acquisizione di Veritas, Symantec entra nel mercato dello storage, ma non potrà coprire le altre aree".


E in questo mondo di colossi internazionali che si incontrano, si inserisce la fusione nazionale tra Tim e Telecom, una complessa operazione finanziaria, che ha come obiettivo la semplificazione della struttura proprietaria di Telecom Italia e come esito una maggiore integrazione tra servizi di telefonia fissa e di telefonia mobile.


Il percorso d’integrazione prevede un’Opa volontaria parziale da parte di Telecom Italia su oltre 2,4 miliardi di azioni ordinarie Tim, pari ai 2/3 del flottante delle ordinarie, e totalitaria su circa 132 milioni di azioni di risparmio Tim, nonché la fusione per incorporazione in Telecom Italia di Tim, previo scorporo in una società interamente partecipata da Tim del ramo d’azienda relativo al business della telefonia mobile.


L’integrazione Telecom Italia-Tim dovrebbe soddisfare le esigenze di natura strategica e industriale suggerite dall’integrazione tra le piattaforme che governano le attività di telefonia fissa e quelle di telefonia mobile, offrendo alla clientela la possibilità di usufruire dei servizi consentiti dalle nuove tecnologie senza soluzione di continuità. L’operazione prevede lo scorporo verso una controllata al 100% di Tim del ramo d’azienda relativo al business della telefonia mobile nazionale per rispondere a una valutazione di opportunità di natura regolatoria e contabile. Al momento della fusione, pertanto, Tim controllerà in via totalitaria la società conferitaria delle attività di telefonia mobile nazionali e Tim International. All’esito della fusione, Telecom Italia acquisirà la titolarità diretta del 100% del capitale di entrambe.


Insomma, anche noi, nel nostro piccolo, con qualche artificio, fra lacci e lacciuoli, siamo parte di questo mondo che si consolida.

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