Prende corpo il progetto honeycomb per l’uso dei metadati e per una maggiore affidabilità.
Sun sta lavorando per arricchire il proprio storage.
Lo fa con il progetto chiamato honeycomb (nido d’ape) teso a migliorare l’affidabilità e le performance delle strutture di memorizzazione.
La tecnologia honeycomb è stata fatta uscire dai laboratori di ricerca di Sun alla fine dello scorso anno e incorporata nel gruppo di prodotto storage della casa californiana.
Il che lascia presagire che possa tradursi in qualcosa di compiuto e vendibile entro la fine dell’anno.
Due i fini maggiori che si propone: migliorare le pratiche di accesso ai dati memorizzati e rendere trascurabili eventi come l’inaccessibilità al contenuto di un disco.
Per far ciò, il gruppo che ha elaborato honeycomb ha lavorato sui metadati dei file, puntando a creare nuovi meccanismi di archiviazione e recupero delle informazioni.
Al momento non si sa di più, se non che la società punta a incorporare la tecnologia di information retrieval sia nei sistemi di storage stand alone, sia in quelli di fascia midrange, introducendo, quindi, concetti afferenti al mondo della virtualizzazione dello storage anche su fasce più basse di mercato rispetto alle attuali.
Il modus operandi che Sun potrebbe adottare con la tecnologia honeycomb potrebbe paragonarsi a quello che ha Emc con i sistemi Centera e con l’integrazione della tecnologia di Documentum.
I sistemi con honeycomb avranno come punto di riferimento il sistema operativo Solaris 10, sia con Amd Opteron, sia con gli Intel Xeon (StorEdge 5210 e 5310).
L’uso dei metadati, poi, si abbinerà alla memorizzazione dei dati su più drive, in modo da gestire trasparentemente eventuali interruzioni di funzionamento che possono occorrere negli hard disk.