La voce di Microsoft corre in soccorso all’architettura che fu creata dal binomio Intel-Hp. La supporterà Longhorn su server di portanza critica. Intanto i suoi creatori hanno occhi anche per l’opensource.
C’è aria di revamping attorno a Itanium. Il superprocessore per architetture server di fascia alta, ultimamente sembrava essere entrato nel dimenticatoio, complice l’attenzione riservata dai due grandi fornitori di Cpu, Intel e Amd, alle complementari architetture x86 estese a 64 bit, e complici i vendor di sistemi operativi, che hanno accarezzato l’idea di un’architettura a sostanziali 64 bit fruibile da subito con sistemi, rispetto a Itanium, decisamente più economici.
Ma qualcosa sta cambiando e, pare, il vento stia tirando ancora verso la piattaforma pensata, sviluppata e creata da Intel e Hp.
Una scossa decisa all’ambiente l’ha data Microsoft, che per bocca del responsabile dell’area server, Bob Muglia, ha fatto un’ammissione di colpa: quella di aver dato l’impressione che per Redmond Itanium non fosse una piattaforma strategica. In realtà lo è, secondo Muglia (“abbiamo a cuore Xeon, ma pure Itanium”, pare abbia detto), al punto tale da autorizzare a mettere in cantiere una versione di Longhorn (il prossimo sistema operativo di Microsoft) apposta per i 64 bit Itanium, da destinare ai server cosiddetti “big iron”, ovvero quei sistemi multiprocessore deputati a svolgere mansioni di elaborazione estremamente critiche.
Certo, l’orizzonte temporale rimanda al 2007, ma l’impegno tratteggiato da Microsoft è chiaro e non lascia spazio a dubbi. Come sono altrettanto chiare le iniziative di supporto a questa strategia, che partono da un giro ecumenico che Muglia e staff faranno per l’America, chiamato evocativamente Route64, teso a divulgare la necessarietà dei 64 bit, o come il corposo acquisto di server Hp basati su Itanium (1.600, per la precisione) che Microsoft farà nel medio periodo.
Il tutto va confrontato con l’imminente rilascio di Windows Server a 64 bit e con quello, che seguirà (fra questo e il prossimo anno) di vari server applicativi. Ma per queste applicazioni non si deve tanto parlare di super-server, quanto di una normale evoluzione dell’offerta tradizionale Microsoft.
A Redmond sono interessati a Itanium nella misura in cui la piattaforma, associata al proprio sistema operativo futuribile, avrà la capacità di porsi su una fascia di mercato elevata (tipicamente host) in alternativa a quelle basate su Linux.
Se si guarda alla storia recente, è vero che a Redmond hanno tolto di mezzo la versione workstation di Windows per Itanium, ma lo hanno fatto dopo che a Palo Alto avevano deciso di togliere quelle workstation dal mercato. Ora, invece, pare che i due partner abbiano intravisto nel mercato high-end, come quello dei servizi finanziari o del manufacturing (automotive, magari) un buon bacino di destinazione per le proprie proposte, fra cui non dobbiamo dimenticare, per Microsoft, Sql Server, di cui è alle viste proprio una versione ottimizzata per Itanium.
Ma non c’è solo Microsoft a credere (o credere nuovamente) alla piattaforma a 64 bit creata da Intel e Hp.
C’è anche l’open source, sotto l’ombrello della Gelato Federation, un consorzio di centri di supercomputing e di organizzazioni di ricerca che puntano a utilizzare il codice open per creare cluster di sistemi a 64 bit su Itanium. Nello stesso contesto si sono inserite Intel e Hp, unendo gli sforzi per creare dei compilatori in grado di generare performante per il chip.
Anche perché, secondo i partecipanti la Gelato Federation, il futuro di Itanium va giocato su un doppio fronte: i prezzi e le prestazioni. Essendo i membri della federazione prevalentemente utenti evoluti di Itanium, e ben attenti al secondo aspetto, i lavori del gruppo vertono essenzialmente sul modo con cui sostenere le performance della piattaforma.
Il loro operato si concentra essenzialmente su due tool software: il compilatore OpenImpact, sviluppato da Wen-Mei Hwu dell’Università dell’Illinois per girare su Itanium, e sulla più generica collezione di compilatori pertinenti l’area Gnu dela Free Software Foundation, la Gcc, ovvero quel set di compilatori multipiattaforma in C, C++, Fortran e altri linguaggi. E qui entrano in causa Intel e Hp, che stanno aiutanto Hwu per aumentare la performance di Gcc sotto Itanium.
Il primo appuntamento della Gelato Federation è fissato per il mese prossimo, quando i membri si incontreranno a Cupertino per mostrare il funzionamento di Vanilla, la suite (ancora in fase di test) di applicazioni critiche fatte in open source.