SoftPeople, un’azienda “agile” nel mondo dell’It italiana

La società di servizi ha chiuso in crescita del 47% l’esercizio 2004, dimostrando soprattutto un’inusuale capacità di adattamento al mercato.

In un contesto economico nazionale giudicato dai più autorevoli organismi internazionali in recessione e in un mercato informatico che ha chiuso in negativo nel 2004, lo spazio per crescere a ritmi fino a qualche tempo fa considerati normali, appare oggi piuttosto angusto. Eppure, ci sono aziende che ci riescono, magari perché hanno individuato una nicchia particolarmente fertile oppure per l’adozione di un modello organizzativo funzionale. SoftPeople è una di queste realtà e anche un esempio applicato al mondo It di azienda "agile", cioè capace di adattarsi rapidamente alle evoluzioni del mercato. I numeri della società sembrano venire da un’altra epoca storica (anche se non così lontana) e parlano di un aumento del 47% nel fatturato per il 2004 (78 milioni di euro) e di un organico passato da 650 a 790 addetti in un solo anno. Secondo quanto prospettato dal presidente della società, Luciano Marini, le cose dovrebbero andare nello stesso modo anche per l’anno in corso, previsto con una chiusura a 100 milioni di euro e un organico che potrebbe raggiungere la soglia dei mille addetti.

Atipicità positive


Quello di SoftPeople, va detto, non è l’unico caso controtendenziale nel mercato informatico nazionale e proprio nel settore del software e dei servizi troviamo altre realtà capaci di crescere tanto nel fatturato quanto nella produttività, come Engineering, Cse e Pride, o perlomeno in grado di esporre un significativo salto in avanti nelle vendite, com’è accaduto a Csi Piemonte, GlobalValue, Datamat o Reply, tra le altre. I motivi che possono aver generato queste positive atipicità sono diversi. Nel caso di SoftPeople, certamente, al di là delle partnership con aziende importanti o di una proposta integrativa e consulenziale modellata sulle esigenze del singolo cliente, conta molto la capacità di adattarsi ai mutamenti e di recepire i segnali che arrivano dal mercato. "Le attuali condizioni di mercato – afferma Marini – e la liquidità di cui disponiamo ci consentirebbero di andare avanti a un ritmo di crescita intorno al 15-20% annuo. Ma noi vorremmo fare di più. Una strada che abbiamo individuato è senz’altro quella delle acquisizioni". Per un’azienda con una massa critica ancora non proprio imponente, tuttavia, non è facile individuare realtà pronte a essere assorbite, ma anche capaci di apportare valore alla proposta del compratore. E qui arriva una delle idee originali sulle quali SoftPeople sta lavorando. "Ci piacerebbe mettere in piedi una sorta di scuola di imprenditoria – spiega l’amministratore delegato della società, Giuseppe Longo -. Siamo certi che fra i professionisti dell’It ci sono persone in grado di sviluppare un’idea di business e gestire al meglio una società, ma raramente queste persone dispongono dei fondi o delle infrastrutture necessarie a creare la nuova azienda. Qui interveniamo noi, sostenendo il progetto, con l’obiettivo di aggiungere nuove società al gruppo".


Un filone che l’azienda sta esaminando con attenzione è quello degli spin off della gestione dell’It nelle realtà medio-grandi. In tempi come questi, vissuti nell’affanno della continua ricerca del taglio dei costi, un’alternativa all’outsourcing, da molti ancora visto con sospetto, può essere lo svincolo dalla gestione e dall’operatività dell’informatica aziendale, pur lasciandone l’affidamento a chi se n’è sempre occupato. SoftPeople intende intervenire laddove si creino questi presupposti, sostenendo l’It manager nella creazione di una società esterna, dedicata inizialmente alla gestione dell’It dell’azienda di provenienza, ma progressivamente in grado di proporsi anche come fornitore di servizi per altre realtà. "Già quest’anno – specifica Marini – dovremmo acquisire in questo modo due o tre nuove società".


Un altro esempio di reattività ai mutamenti del mercato è rappresentato dall’evoluzione dell’offerta di formazione di SoftPeople. Tre anni fa l’azienda, come altre, aveva il proprio pacchetto di corsi e acquisiva commesse dai grandi vendor. Questi ultimi, oggi, hanno ormai portato all’interno le attività di formazione sulle proprie tecnologie e il mercato, di conseguenza, è andato in crisi. "Ci siamo accorti per tempo di questa evoluzione – riprende Longo – e abbiamo cercato una via alternativa; trovandola nella fornitura di formazione per le società di lavoro interinale, dove oggi siamo pressoché i monopolisti. Si tratta di una nicchia, beninteso, ma il ritmo di crescita è del doppio, anno su anno e la redditività è molto elevata". Questo fronte non rappresenta, oggi, più del 5% del business di SoftPeople, ma la capacità di riconvertire un business, generando profittabilità conta, oggi, più dei volumi. In questo modo, l’azienda alimenta il proprio business tradizionale, fatto di consulenza, system integration e outsourcing.


Sul fronte produttivo, l’ultima novità in ordine di tempo è rappresentata da D-Way, un’offerta di gestione documentale per le medie imprese, in particolare per quelle che devono coordinare diversi workflow o gestire processi in tempo reale. Strutturata in cinque componenti, la soluzione va ad agire nei contesti dove la mole di dati da processare è in continua crescita, integrando ogni tipo di flusso, che si tratti di processi o documenti, arrivando alla pubblicazione su canali informativi multimediali.


La macroarea di maggior peso per SoftPeople è comunque rappresentata dalle soluzioni enterprise, che generano il 57% del fatturato, mentre un 20% deriva dai call e contact center e il resto è diviso quasi equamente fra Web e sicurezza. "Sui mercati di riferimento – conclude Marini – c’è poco da inventare, per cui l’industria, commercio e servizi e le telecomunicazioni rimarranno gli ambiti più importanti per il nostro business".

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