L’Information Technology al supporto degli enti pubblici sta portando i suoi frutti in fatto di contenuti ed efficienza. Ma tra progetti riusciti e altri ancora in bozzolo, emerge la necessità di continuare a investire, per cambiare radicalmente il rapporto Stato-cittadino.
La riforma digitale della Pubblica amministrazione è senza dubbio un tema di grande attualità, la cui sfera dinfluenza riguarda e coinvolge diversi aspetti della quotidianità. Ponendo laccento sulla centralità del cittadino e sullofferta di servizi a lui destinata, la Pa ha annullato in un certo senso una distanza storica che in passato ha caratterizzato il nostro Paese.
I progressi finora fatti sono consistenti e i progetti per il futuro interessanti, ma resta ancora molto da fare. Nellattuale quadro politico italiano, allinterno del quale il tema del federalismo rappresenta una delle maggiori priorità, lingerenza dello Stato non può andare oltre la definizione della normativa, delle linee guida di attuazione e del monitoraggio dei progressi, lasciando un ampio margine di autonomia alle amministrazioni locali.
Secondo il ministro per lInnovazione e le Tecnologie Lucio Stanca, lerrore più comune che si possa fare discettando di digitalizzazione della Pubblica amministrazione, è quello di considerarla alla stregua di un processo meramente tecnologico. Lopinione del ministro, al contrario, vede lutilizzo delle nuove tecnologie come un mezzo innovativo per la creazione di contenuti e servizi, i quali rappresentano, secondo Stanca, le reali fondamenta della riforma della Pa, in grado di cambiare radicalmente il rapporto tra cittadino e amministrazione, portandolo a un nuovo e maggiore livello di efficienza.
"Quattro anni fa – ha ricordato Stanca – ci si chiedeva ancora cosa fosse le-government e ad ogni incontro era necessario spiegarne il significato. Oggi, in alcuni Ministeri, esistono Dipartimenti dedicati allinnovazione tecnologica; quasi tutte le amministrazioni locali hanno un assessore con delega su questo argomento e abbiamo leggi nazionali e regionali che indirizzano il tema".
Il nuovo modello operativo
Secondo il ministro, quindi, cominciano a vedersi i frutti della politica di modernizzazione della Pa portata avanti in questo quadriennio, che ha fatto delle tecnologie digitali il fattore abilitante per realizzare un nuovo modello operativo di Stato.
Il punto di partenza di questo percorso è stata la creazione di una serie di linee guida strategiche condivise da tutte le amministrazioni centrali e da 4.000 Pa regionali e locali partecipanti al progetto, che sono state selezionate in base a qualità, efficienza e, soprattutto, alla possibilità di un riutilizzo dellesperienza. Per quanto riguarda laspetto finanziario si è scelto di evitare la strada dei finanziamenti a pioggia, preferendo, invece, quella del co-finanziamento Stato-Pa locale che, implicando una mutua responsabilizzazione, ha incentivato le amministrazioni locali e centrali a cooperare accelerando il processo ed evitando la possibile dispersione di fondi. Risulterebbe impossibile portare avanti un progetto di tale portata senza un organo che abbia in carico sia lattuazione che il monitoraggio, e per tale ragione il Governo ha trasformato lex Aipa (Autorità per lInformatica nella Pubblica amministrazione) in Cnipa (Consiglio Nazionale per lInformatica nella Pubblica amministrazione).
Il compito principale di questo ente, che unifica in sé lex Aipa e il Centro tecnico per la Rupa (Rete Unitaria per la Pubblica amministrazione) è quello di dare supporto alla Pa nellutilizzo dellinformatica al fine di migliorare la qualità dei servizi e aumentare il contenimento dei costi.
Nello specifico, oltre a contribuire alla definizione della politica del governo riguardo linnovazione tecnologica, si occupa della coordinazione del processo di pianificazione dei principali interventi di sviluppo della riforma digitale, controlla che siano rispettate le tempistiche di realizzazione e, affiancando le amministrazioni pubbliche nella fase di progettazione, supervisiona che i risultati dei progetti siano coerenti con la strategia del Governo.
"Al centro del nuovo Codice dellAmministrazione Digitale – ha detto Stanca – non cè la Pa, ma il diritto di cittadini e imprese a utilizzare le nuove tecnologie digitali per rapportarsi con lo Stato in maniera semplice ed efficiente".
Secondo il ministro in un processo come questo, affinché la normativa funga da effettivo fattore di modernizzazione della Pubblica amministrazione, risulta di fondamentale importanza procedere a unopera di semplificazione, che epuri dal codice tutte le leggi e le norme inutili, che possono rappresentare un ostacolo al pieno utilizzo delle moderne tecnologie.
Il Governo ha lavorato in questo senso, utilizzando come punto di partenza il precedente quadro normativo per la creazione del Codice dellAmministrazione digitale, che, come ha dichiarato Stanca, "con la sua entrata in vigore dal 1° gennaio 2006 garantirà un cambio decisivo di passo e prospettive nella digitalizzazione dei nostri enti pubblici".
Il codice, infatti, da un lato imponendo a tutte le amministrazioni ladesione alla riforma digitale e, dallaltro, mettendo a disposizione di queste ultime gli strumenti necessari (quali ad esempio la posta elettronica certificata, il protocollo informatico o ancora larchiviazione digitale) introduce la nuova figura giuridica del cittadino digitale.
Il principio ispiratore della normativa risiede proprio nel garantire a questultimo e alle imprese la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie digitali nel rapportarsi con la Pubblica amministrazione, snellendo e velocizzando molti iter burocratici e garantendo al contempo allo Stato di ottenere notevoli risparmi sul costo delle Pa.
Il Governo in questo senso, è convinto che la modernizzazione della Pa non possa derivare unicamente da una spinta interna dellamministrazione, ma che limpulso allinnovazione debba derivare in larga parte dallesercizio concreto di questa nuova forma di cittadinanza digitale.