Ecco come i Cio vorrebbero investire in storage

Una ricerca commissionata da Hds a Vanson Bourne porta alla luce necessità di gestire volumi di dati in aumento, ma anche budget sfocati e bisogno di ottimizzare le strutture esistenti.

La consueta ricerca che Hds commissiona ogni semestre alla società di analisi Vanson Bourne sullo stato dello storage nelle aziende, stavolta ha portato a concludere che la quantità di informazioni digitali che le aziende devono gestire è destinata a crescere fino al 30% nei prossimi due anni.


Per arrivare a tale conclusione lo Storage Index ha raccolto i pareri di 840 manager, fra Cio e responsabili It, di 21 paesi dell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa).
La ricerca Storage Index (basata su cinque domande chiuse unitamente a cinque variabili che si focalizzano su un argomento specifico dello storage) ha comunque sottolineato le difficoltà che hanno le aziende a definire i budget per le attività di storage, se si considerano i volumi di dati in continua crescita e l’incremento minimo di questa voce nei bilanci destinati all’It.


In buona sostanza, nonostante la maggioranza del campione mostri interesse per lo storage, la limitata crescita nei budget prevista e l’apparente difficoltà nel definire budget ad hoc porta alla luce una certa cautela da parte del mercato, con le aziende attente ad analizzare e sfruttare gli investimenti esistenti prima di impegnarsi in altre spese.


Globalmente, il 78% degli intervistati concorda nel sostenere che la quantità di dati crescerà nei prossimi due anni, fino, appunto, a un massimo del 30%.
Praticamente tutti gli 840 manager concordano nel considerare la posta elettronica al primo posto tra gli strumenti che contribuiranno all’incremento del volume dei dati.
In risposta alla tendenza di aumento del volume dei dati da gestire, le aziende hanno stabilito un incremento massimo del 10% nei bilanci It per i prossimi due anni.


Isolando il dato italiano, la ricerca ha fatto emergere che il 15% delle aziende intervistate ritiene che l’incremento dei dati comporterà nei prossimi dodici mesi una crescita nelle capacità di storage superiore al 75%.


Dato più significativo se si considera che a tale crescita non corrisponderà un incremento proporzionale degli investimenti in infrastrutture storage.
Una realtà italiana su tre, infatti, non modificherà il proprio budget per gestire in maniera efficiente e sicura (data protection) le informazioni, anche se la consapevolezza del valore dello storage management sia presso di loro ai massimi livelli.


Dai risultati, pertanto, emergerebbe il bisogno che hanno le aziende di focalizzare ulteriormente la differenza tra la spesa per lo storage, se vogliamo, tradizionale, cioè quello basato sulla capacità, e quella per le nuove tecnologie che puntano all’ottimizzazione dello storage management e alla gestione efficiente delle singole applicazioni, che sono più difficili da categorizzare.


A un carico di dati complessivamente in aumento fa da contraltare una staticità dei bilanci: gli acquisti spesso sono decisi sulla base del contributo che lo storage può apportare al business dell’azienda nel suo insieme, invece che su una valutazione della capacità necessaria.


Lo Storage Index ha rilevato anche che lo storage management continuerà a dominare gli investimenti futuri in storage, con il 49% degli intervistati che prevede di implementare queste tecnologie entro i prossimi due anni. Le pianificazioni nell’implementazione di soluzioni di virtualizzazione hanno registrato l’incremento maggiore, aumentando dell’86% rispetto ai dati di due anni fa.


Tra le problematiche di storage avvertite dai Cio “vince” la sicurezza (31%), i periodi di downtime (28%) e il budget (14%).
Il 93% del campione ha ammesso di essere preoccupato da almeno uno degli aspetti tipici legati all’implementazione di storage.
E anche in Italia i problemi legati alla sicurezza e alla disponibilità di budget sono prioritari (27%), subito seguiti dalla carenza di personale It competente (20%).

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