Previsioni di grande crescita per la Tv del futuro che ha l’urgenza di recuperare chi dal video è passato al monitor
L’immancabile report degli analisti (Multimedia research group in questo
caso) dice che da 97 milioni di utenti nel 2005 l’Iptv dovrebbe arrivare a 221
milioni nel 2009 con un aumento del 22% l’anno. Crescita sicura, dunque, per un
mercato che genericamente viene definito della televisione via Internet e
che si differenzia invece fra Iptv, la
televisione basata sul protocollo Ip, e televisione via Internet
visibile su qualche sito Web. La distinzione è ben spiegata su www.masternewmedia.org dove ci si
rifà alla definizione di Jeremy Allaire, ex direttore tecnologico di Macromedia
e poi fondatore di Brightcove, una piattaforma per la messa online di video,
videoblogging e altro.
Secondo Allaire per Iptv non si intende una tv da guardare su una pagina Web, ma informazioni inviate su una rete protetta. In Italia un esempio di Iptv è quello di Fastweb che propone i programmi della Rai, ma anche di Sky.
Diverso è invece il caso della tv via
Internet che è invece aperta e che trova un esempio nella
Current.tv di Al Gore (l’ex vicepresidente degli Stati Uniti)
che trasmette i video inviati dagli utenti. E se nella prima è il
carrier che controlla
la piattaforma la seconda ha barriere d’ingresso molto più basse con il produttore dei contenuti che trasmette direttamente all’utente finale.
In questo caso le barriere all’entrata sono praticamente inesistenti. I costi sono infatti molto bassi. Come afferma in modo un po’ paradossale “Business Week” “con trecento dollari di una videocamera e il software per creare il sito sei nel business”. L’offerta però deve essere calibrata sul
segmento di utenza e soprattutto di fruizione del mezzo. Difficile pensare che
qualcuno possa stare davanti al pc tutta la sera a vedere l’interminabile
programma di Celentano, mentre è più facile che il tifo tenga inchiodato qualcun
altro al monitor per una partita di calcio. In generale però è via Internet è
pensabile sia più utile proporre programmi brevi o videoclip. Un format
già utilizzato anche per la tv classica. Uno mattina, il programma
televisivo di Rai 1 che da anni dà la sveglia agli italiani è studiato infatti
su moduli molto brevi che permettono di esaurire un argomento in pochi minuti. A
quell’ora si sta davanti alla tele giusto il tempo di un caffè.
Il vero plus della Iptv (che punta però sul televisore)
o della tv via Internet (roba per pc) è però la possibilità di offrire il video on demand in modo tale che ognuno possa scegliere quando guardare il programma.
Perché il problema, soprattutto negli Stati Uniti, è di dare
al pubblico la possibilità di fruire in modo nuovo della tv. Internet si sta
dimostrando una concorrente temibile per la vecchia televisione. Succhia
ragazzini che abbandonano il video per il monitor portandosi dietro ingenti
investimenti pubblicitari. Questo la Tv non se lo può proprio permettere.