Pragmatismo tedesco

Il Ceo di Sap, Henning Kagermann, ridimensiona la portata emozionale dell’on demand. E lo dice agli americani.

Nel fine settimana il Ceo di Sap, Henning Kagermann, si è sottoposto a un fuoco di fila di domande della stampa statunitense (CNet) volte a comprendere la radice dell’azione della casa tedesca su un paio di questioni chiave, attorno cui ruota l’intero mercato delle applicazioni business: il dilagare della metodologia di fruizione di applicazioni su richiesta (on demand) e il peso delle licenze.

Kagermann ha applicato una “cura dimagrante” al primo concetto, dicendo che sì, è importante proporre ai clienti un modello ibrido, flessibile, ma anche che non si può sottoporre all’on demand qualsiasi applicazione. Va bene per l’automazione della forza vendita (Sfa, Sales force automation), che è fatta di programmi semplici e simili alle applicazioni Office. Ma quando si tratta di fare Crm “pesante” le cose diventano difficili. Non tanto tecnologicamente, quanto perché un’azienda non vuole correre il rischio di condividere i propri dati con le altre.

Argomento, questo, complementare a quello delle licenze software, che, secondo Kagermann, continueranno a esistere per un bel po’, dato che i clienti vogliono possedere il software. A loro, insomma, il modello tradizionale va più che bene.

Un occhio di riguardo pragmatico il Ceo di Sap lo ha anche riservato ai nuovi strumenti di “governo dal basso” dell’impresa, ovvero a quelle forme di avanzata tecnologica che, partendo da pratiche consumer, stanno trasformando l’impresa.

Si parla di blog, wiki e instant messaging. Belli, utili a far crescere la conoscenza tecnologica negli impiegati, secondo Kagermann. Ma non in grado di trasformare i processi decisionali. Per due motivi: vuoi perché le decisioni si prendono comunque “in alto”, vuoi perché la conoscenza diffusa pone comunque un problema di qualità della stessa.

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