Dopo una lunga fase negoziale durata due anni, Stati Uniti ed Europa hanno finalmente partorito un’intesa sulla privacy dei dati. E a vincere, alla fine, sono stati gli Usa, poiché il documento comune sancisce che il sistema americano di autoreg …
Dopo una lunga fase negoziale durata due anni, Stati Uniti ed Europa hanno
finalmente partorito un’intesa sulla privacy dei dati. E a vincere, alla
fine, sono stati gli Usa, poiché il documento comune sancisce che il
sistema americano di autoregolamentazione, basato sul cosiddetto principio
del "porto sicuro", rappresenta una protezione adeguata", in
rapporto alle regole dell’Unione europea, sul trasferimento dei dati al di
fuori delle territorio Usa. Tuttavia, l’accordo, che dovrà essere approvat
o
dai 15 membri dell’Ue e dal Parlamento europeo di Strasburgo, lascia fuori
i servizi finanziari, ovvero forse l’elemento più critico in materia. Con
un abile sofisma, il sottosegretario al Commercio estero americano, David
Aaron ha detto che "i servizi finanziari non sono stati esclusi, ma
semplicemente non ancora inclusi". Questo, in soldoni, significa che le
società del settore possono aderire volontariamente alle regole americane,
ma l’Europa potrà ancora chiedere elementi di ulteriore garanzia, se
ritenuto necessario. Non si avranno evoluzioni in materia prima di maggio,
allorquando il presidente, Bill Clinton, ha annunciato una legislazione
specifica sulla privacy nel settore finanziario.
Fino a oggi, la direttiva europea prevedeva che lo scambio di dati fosse
libero sul Continente, sulla base di alti standard di riservatezza cui
avevano aderito tutti i paesi membri. Il trasferimento al di fuori
del’Unione poteva avvenire solo verso i paesi che potevano garantire un
adeguato livello di protezione. Non rispettare questa regola, voleva dire,
in teoria, subire un blocco nel trasferimento di dati. Ora, il principio
del "porto sicuro" diventa, in sostanza, uno standard riconosciuto. In base
a questa regola, per esempio, una società può trasferire dati a un’altra
,
in base a un esplicito accordo sul contenuto. é previsti anche l’accesso
regolamentato ai dati personali. Chi aderisce a questo principio, firma un
accordo con il locale Dipartimento del commercio e finisce su un database
pubblico e disponibile su Internet.
Gli Stati Uniti sono il primo paese extracomunitario che l’Ue giudica
adeguato in termini di normativa sulla privacy. Svizzera e Ungheria
seguiranno, probabilmente entro la fine dell’anno. Resta un dubbio. Se un
cittadino europeo trova che non sia stata rispettata la propria privacy, si
potrà rivolgere a un giudice del proprio paese e, dunque, sarà applicata
la
legislazione locale. Questo lascia al Vecchio Continente un ampio margine
di forza sui singoli casi di giudizio.