Java-Gpl è la convergenza

Convergenza di comunità. Lo sostiene Simon Phipps, che è a capo di tutto quanto in Sun fa rima con open source.

Una decina di giorni dopo l’annuncio dell’apertura di Java alla licenza Gpl, Simon Phipps, tecnicamente Chief open source officer Open Source Group di Sun, in pratica, il timoniere delle “operazioni a codice aperto” della casa che ha creato Java, è in visita pastorale in Europa. Non ci mette molto a farlo, dato che qui Phipps è basato. Il suo gruppo, infatti, non è acquartierato nella Silicon Valley, ma a Southampton, in Inghilterra (anche questo un segno dei tempi che cambiano). Phipps ha in team persone che operano in tutta Europa. In Italia ancora no, «ma presto ci saranno», assicura.

Riguardo il tema, basilare, del perché Java aperto, adesso, Phipps risponde con uno slogan: «ma Java è sempre stato aperto…».

Al di là dei proclami, Phipps rileva che oggi, 2006, è il momento giusto per far convergere definitivamente le esperienze di due enormi comunità, quella opensource e quella Java. Cosa possa produrre di virtuoso l’incontro di due comunità è facilmente immaginabile. E a dimostrare che non si tratta solo di una scelta di business di un’azienda, fa vedere compiaciuto una clip di Richard Stallman (uomo che vuol dire open source) che elogia il gesto di Sun.

Ma Java-Gpl («meglio: Open Jdk» ama dire Phipps, sottolineandone la componente di sviluppo) cosa cambia nella vita di uno sviluppatore e cosa nella vita di un It manager?

«Per i Cio – risponde Phipps – cambia praticamente nulla nel breve periodo. A loro interessa soprattutto la stabilità delle tecnologie. E questa Java ce l’ha. Nel lungo termine ai Cio piace avere flessibilità e, guarda caso, l’Open Jdk va proprio in questa direzione. Uno sviluppatore, invece, è interessato alla disponibilità di strumenti e codice. Qui c’è già tutto».

Ma cambierà qualcosa nella roadmap di Java? «In un certo senso non cambia nulla. Però, nel medio lungo periodo dovremo verificare gli stimoli provenienti dalla comunità». Correttamente.

E gli “altri”, cosa ne pensano dell’operazione? «Ibm deve ancora convincersi della nostra scelta. Microsoft, che riconosce l’importanza dell’opensource, come dimostra l’accordo con Novell, non è ancora pronta a questo genere di partecipazioni esterne. Eclipse? Non se ne parla».

Allora il punto è che la portata di Open Jdk va comunque ancora compresa. «Si – conferma Phipps -. Le persone dell’It fanno e si fanno domande, molto basilari, ed è giusto così. Ma teniamo presente che l’open source è una diretta conseguenza di Internet. Ed è pertanto ineluttabile».

Quanto all’Italia, Phipps trova il modo di rilevare che il tessuto connettivo è valido e la presenza di uno zoccolo duro di piccole e medie imprese è un buon fertilizzante per far sprigionare gli effetti virtuosi dell’open source.

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