Cresce l’interesse nei confronti del Software as a service come modello alternativo al tradizionale “on-premise”.
Secondo uno studio recentemente pubblicato da Saugatuck Technology, in un anno i Cio inclini a introdurre in azienda il Software as a service come nuovo modello di delivery sono più che raddoppiati.
Particolarmente sorprendente è l’incremento dal 18 al 49% delle aziende che pianificano di usare il Saas in ambito mission-critical, mentre la percentuale di propensione è addirittura quadruplicata all’interno delle grandi imprese con fatturato superiore al miliardo di dollari. Tendenzialmente, nessuno degli intervistati ha indicato di voler ricorrere al Software as a service per sostituire software on-premise, quanto piuttosto di completarlo con nuovi applicativi.
Fino a oggi, chi ha scelto il Software as a service come modello di delivery ha sempre fornito motivazioni tattiche: Tco contenuto, deployment veloci, buona usabilità e decremento della complessità implementativa. Numerosi progetti, poi, sono cominciati da business unit o filiali remote spinte a cimentarsi in nuovi modelli per l’automazione delle vendite o il servizio al cliente.
Diversamente, oggi la decisione di passare a questo modello di delivery è di ordine più strategico. Al di là delle funzionalità offerte, i Cio stanno verificando con attenzione la facilità di customizzazione e la disponibilità di tool in grado riorganizzare i flussi dei processi di business per garantire l’usabilità degli applicativi. In sintesi, sostiene Saugatuck, in molti casi si sta passando dalla versione Saas 1.0 rappresentato da soluzioni indirizzate a contenere semplicemente i costi, a un modello 2.0, in cui il Software as a service rappresenta una leva in grado di far cambiare alle aziende il modo in cui fanno il loro stesso business.
In questo scenario, presto si renderanno indispensabili le Saas Integration Platform: veri e propri hub in grado di fornire la condivisione, la delivery e la gestione delle applicazioni. Entro il 2010, secondo l’analista americano, emergeranno da tre a quattro interlocutori in grado di gestire oltre il 30% dell’offerta.