Ma per sapere tutto questo non basta venire in Irlanda del Nord a giocare a golf. Dietro la crescita economica della regione, come di tutte le altre regioni della Gran Bretagna, c’è una strategia ben precisa che parte da una potentissima macchina di ma …
Ma per sapere tutto questo non basta venire in Irlanda del Nord a giocare a golf. Dietro la crescita economica della regione, come di tutte le altre regioni della Gran Bretagna, c’è una strategia ben precisa che parte da una potentissima macchina di marketing e comunicazione che porta in tour i giornalisti e i manager delle aziende straniere.
Ma, anche, molto concretamente, che prende per mano le aziende di altri Paesi e le supporta, gratuitamente, in tutte le fasi di apertura: dalla ricerca della sede a quella del personale, dal supporto fiscale fino alla definizione di partnership locali.
Una macchina che si chiama Uk Trade & Investment, agenzia governativa inglese che in questa regione si fa supportare dalla “consociata” Invest Northern Ireland, i cui 15 uffici di rappresentanza in tutto il mondo hanno l’incarico di contattare quotidianamente prospect stranieri, organizzare seminari e viaggi. Viceversa, l’attività della Uk Trade & Investment prevede anche il supporto per gli investimenti all’estero di aziende inglesi.
Frank Morris, consulente per il settore Ict di Uk Trade & Investment, non può fare “figli e figliastri” e si prodiga per illustrare le specializzazioni di tutta la nazione, evitando di esaltare troppo quelle dell’Irlanda del Nord, ma è evidente che questa regione è il figlio prediletto, quello che ha sofferto una guerra civile e che, inoltre, si trova un concorrente in casa, l’Eire, che grazie alla Corporation Tax, che prevede una riduzione delle tasse del 12,5% per gli investitori stranieri, ha registrato una crescita economica esagerata negli ultimi anni, accompagnata però da una forte crescita del costo della vita.
«Alcune aziende Ict stanno iniziando a pensare di spostarsi da Dublino a Belfast – afferma Morris -, la professionalità degli impiegati è la stessa, ma il costo della vita è molto più ridotto». Si parla di Fuijtsu, che ha appena assunto 300 persone a Belfast, di Seagate, di Sap e di tantissime aziende americane: 3.131 su un totale di 5.600.
Ma il Sud Europa snobba
Nel totale di 723 aziende estere non c’è traccia di nomi italiani, e neanche norvegesi, finlandesi, danesi, spagnoli o provenienti dai Paesi dell’Europa dell’Est.
E, infatti, la delegazione di giornalisti era composta esattamente da persone provenienti dai Paesi “mancanti”. Frank Morris non dà un’interpretazione ufficiale di ciò, giustificandola con un semplice “problema di culture diverse”. Ma non è solo questo.
Prima di tutto, ce ne accorgiamo noi stessi, il costo della vita in tutta la Gran Bretagna è assolutamente insostenibile, anche per un abitante di Milano: abbiamo pagato un biglietto della metropolitana quattro sterline (circa 5,5 euro) contro un euro del prezzo della città meneghina.
I costi del personale locale si ripercuotono sul budget dell’azienda e basta leggere le offerte di lavoro pubblicate sui quotidiani, nelle quali, al contrario dell’Italia, si indica anche l’offerta economica, per rendersi conto che sono inarrivabili per le aziende italiane.
Infine, le professionalità offerte sono di alto profilo, laureati e specializzati in materie scientifiche o economiche, capaci di sviluppare progetti su tematiche complesse e rivolti a clienti molto grandi del Banking o delle Telecomunicazioni.