Avviati una serie di test su base locale a Bologna, Roma e Venezia. All’opera un team decisamente insolito costituito dalla Rai e da alcune emittenti private
Rai che collabora con le emittenti private di radiofonia: chi l’avrebbe mai detto? Invece, RaiWay, la società Rai che gestisce la rete trasmissiva dei canali pubblici, e alcune radio locali di Bologna, Roma e Venezia avvieranno in maniera congiunta una sperimentazione inerente la radio digitale secondo gli standard Dab-Dmb e Dab Plus.
L’iniziativa si accompagna all’accordo siglato tra World Space Italia, filiale del gruppo Usa che ha 14 milioni di abbonati, e Telecom Italia che prevede la realizzazione di una rete di impianti di terra che ripeteranno il segnale satellitare. Il servizio dovrebbe partire nella seconda metà dell’anno con una cinquantina di canali radiofonici a pagamento.
Dopo i primi e fallimentari passi mossi qualche anno fa nella direzione della radio digitale, torna in auge l’argomento a fronte anche del nullaosta da parte del ministero delle Comunicazioni per consentire una sperimentazione a carattere locale. A Roma la sperimentazione è già partita e vede Rai fornire contenuti alle emittenti private che li trasmettono sui propri canali. A Bologna e Venezia le operazioni dovrebbero partire entro aprile: in questo caso una quarantina di emittenti trasmetteranno i propri contenuti sui canali resi disponibili da Rai Way.
Contemporaneamente il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato la procedura per definire un tavolo tecnico che si occupi della transizione al digitale del settore radiofonico. L’obiettivo, si legge in una nota del Garante, è di valutare “i risultati delle sperimentazioni sui nuovi standard trasmissivi della radio digitale al fine di pervenire alla definizione dei necessari adeguamenti regolamentari, in base ai principi di pluralismo, concorrenza e innovazione tecnologica, per una rapida transizione al digitale anche del settore radiofonico”.
La transizione dall’analogico al digitale è da tempo definita come un passaggio obbligato, visto il grande affollamento di frequenze sulla banda Fm. La radio digitale, infatti, offre il grande vantaggio di poter trasmettere sino a 12 programmi su un’unica frequenza. Tuttavia, le iniziative avviate in passato e che hanno viste coinvolti alcuni grandi network dell’emittenza privata, come per esempio Radio Montecarlo o Rtl 102.5, si sono risolte con un nulla di fatto a causa di diversi fattori. Gli utenti lamentavano una copertura del territorio non sempre capillare e costi troppo elevati dei ricevitori. Sul versante emittenti, la Rai si è sempre mostrata piuttosto scettica sulle potenzialità del Dab e quindi non ha mai fatto sua la causa digitale.
A fronte di un accordo con alcune associazioni di emittenti private, lo scorso anno RaiWay è però tornata sulle sue decisioni e si è detta disponibile a sondare il terreno per verificare la possibilità di trasmettere in digitale. Non si è però trattato di un passaggio automatico perché il fronte degli operatori radiofonici si è spaccato a causa del nuovo contratto di servizio tra il ministero delle Comunicazioni e Rai in relazione al programma per la trasmissione in digitale. E’ stato lo stesso ministero a lavorare di diplomazia per far tornare l’accordo fra gli operatori.
La nuova sperimentazione locale sembra avere uno scopo ben preciso: verificare se avvalendosi dello standard Dbm la radio può contrastare l’attacco sferrato dagli operatori telefonici che, attraverso piattaforme come il Dvb-H, stanno proponendo contenuti che, a tutti gli effetti, arrivano a inglobare le possibili proposte radiofoniche. Il Dbm permette infatti di integrare la tradizionale offerta radiofonica con informazioni supplementari, sia sotto forma di testi sia di immagini.
D’altro canto, una sperimentazione più estesa porterebbe a una copertura del territorio maggiore di quanto si è avuto sinora e quindi potrebbe favorire la domanda da parte degli ascoltatori. E questo dovrebbe essere il viatico verso una più ampia offerta di ricevitori con prezzi più contenuti.