Una R&D che va dalle Soa alle interfacce uomo/macchina

Due sono le anime che compongono la direzione Ricerca & Innovazione di Engineering. «La prima – ci spiega il direttore Orazio Viele – è quella dei progetti di ricerca, che sono finalizzati ad acquisire know how su tecnologie e soluzioni che entreranno …

Due sono le anime che compongono la direzione Ricerca & Innovazione di Engineering. «La prima – ci spiega il direttore Orazio Viele – è quella dei progetti di ricerca, che sono finalizzati ad acquisire know how su tecnologie e soluzioni che entreranno sul mercato nei prossimi anni, mentre l’altra anima, che viene identificata con l’innovazione, ha una connotazione più vicina al business. Infatti, l’impegno è quello di trasportare sul mercato, quando le riteniamo pronte, le competenze, le soluzioni e le idee che maturano nelle attività di ricerca: questa seconda area è, dunque, trasversale alle divisioni di business aziendali».

Engineering, in quanto gruppo che fa system integration e application management, e che opera nell’area dell’ingegneria del software, pur sviluppando anche dei prodotti software, focalizza le proprie ricerche su alcune aree, soprattutto per acquisire competenze ed esperienza su nuove tecnologie che poi possono essere utilizzate, nell’arco di 2/5 anni all’interno di progetti realizzati per i clienti.

«La modalità con cui operiamo, la stessa da circa venti anni, ci ha permesso anche di entrare in vari consorzi di ricerca europei, per avviare progetti che vengono realizzati consorziandoci con altre realtà, come aziende, centri di ricerca e università, però operiamo anche su progetti in ambito nazionale e da soli, perché riteniamo importante sperimentare determinate tecnologie».

Da questa organizzazione (oltre 200 persone) discende l’attività specifica che è strutturata in due componenti: una che si occupa della visione strategica, cioè verificare quelli che la società ritiene i filoni più proficui per l’attività che l’azienda svolge sul mercato e poi c’è un laboratorio di ricerca e sviluppo che realizza i progetti.

«La prima area, su cui da qualche anno siamo fortemente focalizzati è quella delle architetture a servizi dinamiche, dove la composizione dei servizi non è predefinita, per cui si utilizzano meccanismi di discovery dinamico dei servizi presenti sulla rete. Faccio un esempio banale per essere più chiaro: oggi siamo abituati a vedere l’applicazione architettura a servizi (Soa) in sistemi esistenti, all’interno di un’azienda, per cui si parte dalla configurazione che c’è e si “espostano”, questo è il termine corretto, i servizi del sistema informativo verso sistemi aziendali interni. Guardando al Web, troviamo servizi diversi forniti da diversi fornitori, per cui il salto qualitativo consentito dalle Soa è quello di poter combinare servizi costruiti da altri erogatori per costruire servizi da erogare sia a utenti sia all’interno dell’azienda stessa. Quindi è un passo in avanti molto significativo, anche dal punto di vista di modalità di rintracciamento del servizio, perché si può chiedere alla rete di trovare quello più conveniente al singolo caso. I nostri clienti si stanno già muovendo nell’ottica di integrare servizi che provengono da entità esterne, tuttavia la tecnologia non è ancora pronta all’integrazione on demand dei servizi, nel senso che al momento in cui serve si integra un servizio e poi, una volta utilizzato, lo si rilascia e se ne cerca un altro. La tematica, che si chiama “service science”, nella quale rientra la Soa, deve ancora essere affrontata, però noi riteniamo che nell’arco di tre anni diventerà un tema molto sentito».

Un’altra area su cui la società è molto attiva è quella delle tecnologie grid: qui l’impegno nell’ambito dei progetti di ricerca è quello della sperimentazione in domini applicativi particolari. «Noi non siamo costruttori di tecnologie grid, perché non è il nostro mestiere, ma riutilizziamo queste soluzioni applicandole nell’ambito di domini, come possono essere quelli della finanza, della gestione documentale o della conoscenza, che riteniamo possano beneficiare di questa tecnologia».

Un terzo filone è quello della sicurezza. In quest’ambito, grazie alle esperienze pregresse fatte nei progetti di ricerca, Engineering ha creato un’azienda che si chiama Engiweb Security, che ha realizzato il prodotto di Identity & access management, Ideas, che oggi è referenziato anche da analisti come Gartner, e nel quale la società si è concentrata su alcuni temi, come quello della gestione dei ruoli. «Adesso stiamo allargando l’orizzonte dei progetti di ricerca nell’area sicurezza, utilizzando le tecnologie per prevenire le minacce di diverso tipo, che possono arrivare alle aziende, comprese quelle ambientali. Per esempio, stiamo conducendo dei progetti sull’individuazione di possibili minacce, attraverso una serie di pattern rilevati da sensori, che possono derivare anche da comportamenti anomali».

L’ultima area di attività della divisione Ricerca & Innovazione è più di dominio applicativo che tecnologico. «Da anni abbiamo realizzato diversi progetti di applicazioni di tecnologie innovative nell’ambito dei beni culturali: prima ci siamo occupati della fruizione dei beni culturali e storici, realizzando il progetto Bricks, che consiste nell’aver accesso, attraverso Internet, ai beni contenuti in diversi musei europei. Oggi, ci stiamo concentrando anche sulle interfacce uomo/macchina, non solo in ambito beni culturali, in quanto ci stiamo occupando anche di interfacce adattative, emozionali e questo è un tema di ricerca che ha un orizzonte molto più ampio, e non dovrebbe realizzarsi prima dei prossimi tre anni. Attualmente, tuttavia, in quest’area siamo soprattutto concentrati sulla fruizione di beni culturali e di contenuti multimediali di vari formati, dove peraltro abbiamo avviato un’importante attività tecnica, in collaborazione con altri partner europei, sui motori evoluti di ricerca dei contenuti, soprattutto audio e video, che sono il primo strumento che l’utente utilizza per cercare le sue informazioni».

Riguardo alle acquisizioni di Atos Origin e Xaltia, Viele osserva che in effetti Engineering, come gruppo, non aveva una importante presenza nelle Tlc, per cui le due new entry «hanno fatto fare alla società un notevole salto, consentendole di coprire ampiamente quest’area. Infatti, Atos Origin ha una presenza forte nei sistemi di back office delle Tlc e sistemi di erogazione, mentre Xaltia si concentra sul business to consumer, cioè tutto quell’insieme di servizi che sono finalizzati agli utilizzatori dei dispositivi. Per il 2008, quindi, la ricerca proseguirà nell’esplorare i fronti già avviati nel 2007, mentre l’inserimento nel gruppo delle due nuove entità ci richiederà uno sforzo non banale di integrazione delle competenze».

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