Ict e disabilità, le aziende ‘dissolvono’ il problema

Secondo uno studio del Politecnico di Milano, le imprese tendono a impiegare i disabili in mansioni che non comportano l’utilizzo dei sistemi informativi

Nonostante le normative e i buoni propositi, l’accessibilità delle risorse Ict per le persone in condizione di disabilità rimane un problema per le aziende italiane, che però tendono a “dissolverlo”. Lo sostiene il Rapporto 2008 “Ict accessibile e disabilità” realizzato dal Politecnico di Milano. L’indagine condotta sulle medie e grandi imprese sottolinea come il numero di persone con disabilità rappresenti in media circa il 4% del totale dei dipendenti. Ma di questi, ben il 90% è portatore di un handicap di tipo fisico, una condizione che normalmente non comporta particolari complicazioni nell’accesso alle risorse Ict. Molto più ridotta è invece le presenza delle persone con disabilità visiva (2%), uditiva (6%) e intellettiva (2%). Un dato che, conferma Carlo Gulminelli, della Asphi Onlus, appare sbilanciato: «Nella società il 70% delle disabilità è tipo fisico, il restante 30% di tipo visivo, uditivo, intellettuale».

L’importanza dell’obbligo legislativo
Una nota incoraggiante arriva dal tipo di mansioni svolte: il 94% dei responsabili delle risorse umane interpellati indicano la presenza in azienda di disabili che svolgono attività impiegatizie, ma in un buon 31% di imprese si trovano portatori di handicap che occupano le posizioni di quadro e in un altro 5% quelle dirigenziali. Ma le aziende sembrano quasi “subire” queste assunzioni: interrogati su quali siano le motivazioni che hanno portato a reclutare dipendenti con disabilità, tutti i responsabili delle Risorse Umane hanno indicato la necessità di soddisfare l’obbligo previsto dalla legge 68/1999, un 36% ha fatto riferimento anche a azioni di responsabilità sociale e solo nel 3% dei casi le motivazioni appaiono legate alle abilità specifiche del candidato. La ricerca del Politecnico segnala anche come il ricorso agli incentivi previsti dallo Stato per l’assunzione di persone con disabilità sia ridotto: solo il 21% delle aziende ha utilizzato i tirocini e appena il 7% le agevolazioni. Poco diffuse risultano anche le politiche ad hoc per l’integrazione dei lavoratori disabili, effettuate dal 21% delle aziende interpellate.

La dissoluzione del problema
Anche la seconda parte della ricerca, che oltre ai responsabili delle risorse umane ha coinvolto anche i Cio di 165 aziende medio-grandi, conferma la sottovalutazione del tema. La grande maggioranza degli intervistati ha dichiarato che tutte (68%) o quasi tutte (20%) le persone con disabilità hanno pieno accesso ai sistemi informativi al pari dei loro colleghi normodotati. Un po’ meno accessibili (circa nel 50% dei casi) appaiono invece le applicazioni mobile&wireless. Ma che la situazione non sia così rosea lo evidenzia un’altra risposta degli interpellati: solo nel 25% dei casi sono presenti all’interno delle aziende tecnologie assistive per il personal computer, mentre quelle per cellulare sono praticamente assenti (3%). Secondo l’analisi del Politecnico, queste risposte stanno a significare che la gran parte delle imprese adotta un approccio di “dissoluzione del problema”: le aziende tendono a selezionare dipendenti con un basso grado di disabilità e/o a far svolgere loro mansioni in cui non è necessario l’utilizzo dei sistemi informativi.

Le piccole imprese: un quadro poco incoraggiante 
Il rapporto del Politecnico ha fatto il punto sull’accessibilità degli strumenti informatici anche nelle piccole imprese, con un’indagine statistica su 1060 ditte: il 33% delle Pmi presenta nel proprio organico dipendenti con disabilità. Il due terzi di queste dichiara che i portatori di handicap accedono a strumenti informatici, ma ben nel 79% dei casi non sono in atto specifiche misure per l’accessibilità. Anche per il futuro le prospettive non sono positive: il 96% delle Pmi  dichiara di non avere intenzione in futuro di adottare misure per favorire l’accessibilità del proprio sistema informativo.

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