C’è una frase che le cronache americane stanno riportando in queste ore e che, di fatto, dà tutto il peso e il valore dell’ultimo annuncio strategico di Oracle.
“Ci pensate – ha dichiarato infatti il cofondatore e chairman della società Larry Ellison -? Il nostro competitor storico è sempre stata Ibm. Oggi è Amazon”.
E in effetti c’è una importante scommessa sul cloud nell’agenda di Oracle, che tiene conto non solo di quanto il mondo sia cambiato, ma soprattutto di quanto per i player tradizionali, il nuovo scenario e l’arrivo di nuovi competitor imponga un’accelerazione su fronti altrettanto nuovi.
Basta competere con Sap e Ibm, oggi la partita si gioca con Salesforce.com, Google, Microsoft e, per l’appunto Amazon.
E per giocarla, questa nuova partita, Oracle è pronta a lanciare sul mercato 24 nuovi prodotti e servizi, incluse soluzioni per l’ecommerce, le risorse umane, supporto per Hadoop e Spark, che dovrebbero garantirle il salto di qualità rispetto alla concorrenza.
Disponibilità immediata e prezzi competitivi rispetto a quelli di Amazon, è il leitmotiv della proposta di Oracle, convinta di disporre oggi di uno stack completo in grado non solo di rispondere alla concorrenza, ma anche e soprattutto di rispondere realmente alle esigenze di quel mondo enterprise che da sempre è il suo punto di riferimento.
Ed è alla luce delle novità che riguardano la Oracle Cloud Platform che meglio si spiegano i commenti che la società ha rilasciato giusto poche ore prima di questo annuncio in merito ai risultati della sua trimestrale.
Una trimestrale in qualche misura deludente, soprattutto per effetto del rafforzamento del dollaro, ma dalla quale emerge chiara una indicazione: il business sul cloud è in crescita robusta.
Oracle ha aggiunto infatti 426 milioni di dollari di pure vendite cloud al suo fatturato e il giro d’affari in questo ambito è in linea per raggiungere i 2,3 miliardi di dollari sull’anno.
Ancora pochi, se confrontati con i 6,3 miliardi registrati da Amazon e Microsoft, ma comunque importanti.
Soprattutto se si tiene conto dell’impatto sull’intera struttura di ricavi della società.
Come ha ben spiegato il Cfo di Oracle Safra Catz agli analisti finanziari, vendite per 1 milione di dollari di licenze software genera di fatto 3 milioni per la società, dal momento che le aziende pagano per l’estensione del supporto tecnico.
Ma 1 milione di vendite sul cloud ne genera 10, dal momento che le aziende pagano per il servizio sottoscritto per tutto il tempo in cui desiderano utilizzarlo.
Chiaro, siamo di fronte a modelli di business differenti, ma lo stesso Larry Ellison è fermo nel sottolineare in cloud o con il tradizionale modello di licenza, la profittabilità non è in discussione.
E con il cloud c’è l’ulteriore aspetto, non certo trascurabile, di poter raggiungere una pletora di nuovi clienti, per i quali le tecnologie Oracle erano di fatto precluse.
Oracle, pronti a competere con Amazon
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