Fastweb raddoppierà la velocità delle connessioni in fibra, a 200 Mbps e comincerà a farlo da lunedì 11 aprile partendo da un gruppo di medie città: Arezzo, Viterbo, Riccione, Rimini, Trento, Massa, Pistoia, Caserta.
Suo obiettivo è arrivare a 1 milione di utenze con a disposizione fibra a 200 mega entro fine 2016 e a 13 milioni a fine 2020, praticamente metà della popolazione italiana.
Si tratta di un potenziamento della rete in fibra ottica che con un investimento di 500 milioni procederà anche all’upgrade della fibra già in essere con la tecnologia eVdsl.
Tutta la rete sarà aggiornata entro il primo trimestre 2018.
Una rete che potrebbe anche passare dall’attuale tecnologia Fttc (fiber to The cabinet) a Ftth (Fiber to the home).
Nessun problema per l’amministratore delegato di Fastweb, Alberto Calcagno: «la nostra tecnologia è propedeutica a Ftth. Si tratta di upgradare l’ultimo miglio con la fibra in luogo del rame».
Azione perfettamente nelle corde della società. L’ad di Fastweb è chiaro: «noi siamo una infrastructure company a 360°. Vogliamo avere il controllo end to end dei servizi che offriamo, perché è lì che facciamo la differenza».
Datacenter: meglio di Amazon
Per questo la società ha deposto 41mila chilometri di fibra e investe in datacenter: «perché siamo convinti che la trasformazione industriale passa dalla digitalizzazione. Abbiamo il più moderno datacenter del paese, di classe Tier 4. Non in Groenlandia, ma vicino la sede di via Caracciolo, a Milano. Abbiamo il top della qualità, meglio di Amazon».
Connotati che per l’ad spiegano il 10% dei servizi cloud italiani e le 1.000 aziende già clienti.
Mentre la società si appresta a varare il 4G Lte a livello nazionale, saranno 800 le città che garantiranno la copertura di Wow-Fi entro fine anno. Servizio di fruizione di wi-fi senza limiti riservato ai clienti che dal momento del lancio ha avuto un’adesione del 20%. «Successo mai visto per un nuovo servizio», ha detto Calcagno.
Italia a una velocità
In quando all’ultra broadband su rete fissa Calcagno comunica di avere una quota del 46% di utilizzo del mercato italiano.
Che non va così male come i più sono portati a pensare. Siamo sì indietro rispetto al target di utilizzo fissato da Bruxelles, ma la copertura nel 2015 è arrivata al 51%.
«Meglio della Francia – sottolinea Calcagno, che però puntualizza -: come Paese dobbiamo migliorare nell’utilizzo dell’infrastruttura. Per rimanere in tema, in Francia utilizza l’ultra broadband il 15% della popolazione. Da noi il 5%. Quello che conta, quindi, è l’adoption».
Ed è proprio per non avere un’Italia a due velocità che Fastweb punta a raddoppiare quella delle connessioni.
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