Sono passati 47 anni da quando, con l’istituzione di Arpanet, il Governo statunitense assunse il controllo di Internet per il Paese.
Ora il contratto di assegnazione della responsabilità è scaduto e dal 1° ottobre l’unica autorità titolata alla gestione degli indirizzi Internet è l’Icann (l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), fondata nel 1998 durante la amministrazione Clinton.
Va detto che in questi anni il Governo statunitense ha davvero raramente esercitato il suo ruolo di supervisore, di conseguenza il passaggio di funzioni è da considerarsi più simbolico che reale. E paradossalmente è per questo che il cambiamento non piace a tutti.
Su Icann i timori dei Repubblicani
Lasciando il controllo nelle mani di Icann, che a sua volta fa riferimento al Governmental Advisory Committee del quale fanno parte rappresentanti dei mondi governativo, industriale, esperti, accademici, il Governo americano di fatto sancisce la volontà di non mantenere alcun controllo diretto sulla Rete, diversamente da quanto non facciano altri Paesi, Cina e Russia in primis.
Ed è qui che si apre lo scontro.
Secondo i senatori repubblicani, si tratta di una resa inaccettabile: “Come Jimmy Carter cedette il Canale di Panama, così il Presidente Obama cede Internet”, avrebbe tuonato il senatore Ted Cruz, incurante del fatto che Internet non può essere “proprietà” di alcun Governo.
In questi ultimi anni, il ruolo del Governo americano si è limitato all’approvazione di aggiornamenti tecnici, lasciando in mano a Icann tutta la gestione dei domini e degli indirizzi. E del resto proprio la costituzione di Icann 18 anni aveva come traguardo la cessazione del controllo governativo sul tema.
Uno dei timori avanzati dagli oppositori è che l’Icann possa prima o poi decidere di revocare l’utilizzo esclusivo dei DNS .gov e .mil agli enti governativi e militari.
Le società del mondo tecnologico, invece, plaudono alla transizione, considerando eccessivi i timori di una presa di controllo della Rete da parte di altri Governi o regimi ostili.