Pianificare il progetto di investimento rispettando i dettami del piano governativo, partire subito, gestire il processo e predisporre un dossier solido: sono i consigli, in sintesi, di Giuseppe Cagliero, di Pirola Zennuto, Zei & Associati su come sfruttare bene gli incentivi del piano Calenda.
Il piano si è tradotto in una legge, quella di stabilità del bilancio, per il 2017.
Cagliero sottolinea come l’impianto normativo si muova su tre pilastri di incentivazione: incentivi agli investimenti, incentivi alla ricerca e sviluppo e infine quelli per le startup.
Ma siamo già alle prese con i primi aggiustamenti – ha osservato – introdotti con decreto chiamato milleproroghe.
Investire in beni nuovi
Quello che non cambia è l’oggetto degli incentivi agli investimenti: i beni strumentali nuovi a elevata tecnologia. Sono definiti nell’Allegato A, gruppo 1.
Beneficiano di incentivo anche i beni strumentali immateriali (Allegato B), ossia il software.
Perchè un bene possa essere oggetto di incentivo, le sue caratteristiche devono essere attestate dal legale rappresentante dell’impresa o, per beni superiori a 500 mila euro, da un perito giurato con attestato di conformità.
Il bene deve anche essere interconesso con il sistema di gestione aziendale della produzione o alla rete di fornitura.
Quando si usa l’iperammortamento
L’incentivo legato all’iperammortamento di Industria 4.0 va sfruttato entro il 2017, oppure entro giugno 2018 se l’acquisto del bene è stato accettato entro il 31 dicembre 2017 ed è stato pagato un acconto pari al 20% del suo valore commerciale.
Se si rispettano questi requisiti, spiega Cagliero, si può realizzare un risparmio di imposte con aumento del 150% della deduzione dei costi a fini IRES, in maniera aggiuntiva rispetto al tradizionale 100%.
Vuol dire un beneficio aggiunto pari al 36% del costo (cioè il 150% del 24%), una cifra di tutto rispetto secondo Cagliero.
La durata del beneficio è pari al periodo di ammortamento o di deduzione dei canoni di leasing finanziario. A patto che l’impresa sia in utile, però.
Se si aggiunge al bene materiale il superammortamento del software, con aumento del 40% della deduzione, si ottiene un ulteriore beneficio del 9,6%.
Incentivi al software
L‘Allegato B introduce gli incentivi agli investimenti per i beni immateriali strumentali, ossia software, sistemi, piattaforme e applicazioni per progettare, modellare, analizzare i dati, archiviarli, stampare in 3D.
Il termine temporale è lo stesso dei beni materiali. Possono beneficiarne solamente le imprese, come risparmio di imposte attraverso un aumento del 40% della deduzione dei costi ai fini IRES, a condizione che l’impresa benefici anche di iperammortamento al 150%.
In questo caso il beneficio si traduce al 9,6% (dato dal 40% del 24%).
Non cambia l’orizzonte temporale: si parla del periodo di ammortamento o di quello di deduzione dei canoni di leasing finanziario, sempre che l’impresa sia in utile.
Cosa deve valutare chi investe
Secondo Cagliero chi intende investire in beni Industria 4.0 deve fare una valutazione di business, finanziaria, in termini di periodo di payback e di rapporto equity/debito e sui tempi di attuazione.
Il beneficio fiscale va ottimizzato in funzione della stima dei redditi futuri, ossia della capacità di assorbimento dell’ammortamento, del tipo di bene, del tempo dell’investimento e della possibilità che nel frattempo siano varati o riaffermati altri incentivi (si parla di una nuova legge Sabatini).
Rivestono importanza anche i rapporti con il fornitore dei beni, che, suggerisce Cagliero, va selezionato in funzione del contenuto tecnologico innovativo, della capacità di execution e di affidabilità nel rispetto delle scadenze, che, come si è visto, per gli incentivi di Industria 4.0 sono un argomento dirimente.
La stesura del contratto con il fornitore deve fare attenzione alla tipologia, ossia alla vendita di beni e servizi rispetto al contratto di appalto, alla certificazione dei requisiti tecnici e all’accettazione dell’ordine con pagamento del 20% in acconto. Da considerare anche il coordinamento con l’ente finanziatore.
Cosa chiedere al consulente fiscale
Il ruolo del consulente fiscale e legale negli incentivi agli investimenti parte dal supporto dell’inquadramento dell’ammortamento (super, iper oppure ordinario), che va scelto in funzione della natura del bene, della novità, del tempo dell’investimento.
Il consulente deve dare supporto nell’istruttoria del progetto di investimento, facendo una stima preventiva dell’incentivo fiscale, e verificare la compatibilità con altri incentivi.
Deve fornire assistenza nella definizione del contratto e nei rapporti con banche, finanziarie e società di leasing, supportare nella redazione del dossier e della perizia, e nel caso assistere l’azienda se decide per un disinvestimento.
Ricerca e sviluppo, il credito di imposta
Gli incentivi riguardano anche la ricerca e sviluppo, di base, industriale, di prodotto o processo, per attività svolte dal 2015 al 2020. Si configurano come credito di imposta compensabile con imposte e triobuti nella misura del 50% dell’incremento di costi di ricerca e sviluppo rispetto alla media 2012-2014. Può essere applicato l’anno successivo a quello dell’attività di ricerca e sviluppo, anche se l’impresa è in perdita.
I costi oggetto di agevolazione sono quelli del personale dedicato alla ricerca, l’ammortamento dei beni materiali utilizzati per le attività di ricerca e sviluppo, il costo per contratti di ricerca con altre realtà, quelli per competenze tecniche e privative industriali.
Incentivi per le startup
Non ci sono limiti alla cumulabilità delle agevolazioni per le startup innovative: possono coesistere l’Aiuto alla crescita economica, super e iper ammortamento, credito di imposta per la ricerca e sviluppo, patent box. E possono sussistere forme di combinazione fiscale intersoggettiva fra investitore e startup innovativa.