BeanIOT è un sensore contenuto in un fagiolo di plastica della dimensione di un pollice ricaricabile ogni 14 mesi in modalità wireless.
Lo produce l’inglese RFMOD, ed è l’ultima frontiera dell’agricoltura di precisione ripresa in un blog da IBM, che sta applicando l’intelligenza di Watson anche ai contenitori utilizzati per lo stoccaggio del grano.
Obiettivo: offrire all’agricoltura di precisione strumenti di ultima generazione in grado di ovviare il ricorso a dispositivi portatili o a sistemi per il monitoraggio dell’umidità.
Come funzionano i BeanIoT
Racchiusi in un apposito guscio, i sensori in questione diventano parte integrante del magazzino di stoccaggio del grano in cui vengono fatti cadere e trasmettono a smartphone o a un hub remoto un alert in presenza di misurazioni non conformi ai parametri prestabiliti.
Attualmente in fase di test, i BeanIoT applicati all’agricoltura sono in grado di misurare temperatura, umidità, qualità dell’aria, altitudine, presenza di gas, anidride carbonica inclusa, ed eventuali movimenti all’interno del magazzino di stoccaggio.
Progettato per essere indossato o disseminato in stabilimenti produttivi, così come a casa, ogni dispositivo-chicco contiene radio Bluetooth, bussola elettronica, giroscopio e sensori che dialogano tra loro tramite rete wireless mesh decentralizzata e cooperativa, così che ogni router o client possa comunicare direttamente con qualsiasi altro nodo, vicino o lontano.
Nello specifico, una volta combinati con reti locali a bassa potenza, i sensori ambientali di BeanIoT raccolgono quantità di big data che vengono poi combinati con servizi cloud per la loro corretta analisi.
Al momento, RFMOD starebbe lavorando allo sviluppo di un’applicazione multipiattaforma in grado di programmare i suoi dispositivi anche quando sono in movimento. Configurabile singolarmente o in gruppi, a seconda dei parametri definiti dai singoli utenti, BeanIoT presenta su tablet o smartphone il frutto del suo monitoraggio inviando gli opportuni alert solo quando necessario.
Casi d’uso: non solo il mondo agricolo
Da qui l’estremo interesse per strumenti di nuova generazione applicabili a una vasta molteplicità di casi d’uso, che vanno dai magazzini di stoccaggio per il grano ai comuni alveari, dalle stalle per il bestiame ai capannoni utilizzati dalle aziende del settore chimico, mentre il loro posizionamento sulle attrezzature agricole consentirebbe a un singolo sensore di lanciare un allarme ai sensori vicini in caso di tentato furto.
In tal senso, l’Internet delle Cose appare più che mai pronto per il mercato dell’agricoltura e, più in generale, al segmento del value-asset tracking.
Occorre solo abbatterne i costi realizzando economie di scala anche grazie all’adozione di questo genere di dispositivi in ambiti di sicuro interesse, come smart building, localizzatore di dispositivi personali, rilevamento di caduta o di prossimità per le persone anziane o disabili, monitoraggio e molto altro ancora.