Con l’aggiornamento Cumulative Update rilasciato di recente per le piattaforme Windows, Microsoft ha cominciato a mettere in pratica il “filtro” degli aggiornamenti in base alla coppia Windows-CPU rilevata al momento dell’update.
È la concretizzazione di una strategia che a Redmond avevano definito già lo scorso anno e che ha lo scopo di scoraggiare l’utilizzo di Windows 7 e 8.1 sui processori x64 di nuova generazione.
Circa un anno fa Microsoft aveva spiegato che lo sforzo necessario per supportare le vecchie versioni di Windows – in pratica tutte tranne 10 – anche su nuovi processori di Intel e AMD non aveva abbastanza motivazioni commerciali.
Inoltre, la posizione di Redmond era (ed è ancora) che è comunque più importante garantire un perfetto allineamento tra Windows 10 e i nuovi processori, in modo che il sistema operativo possa sfruttarne tutte le funzioni.
Risultato: con le CPU di settima generazione di Intel (quindi i processori Kaby Lake) e di AMD (quindi i processori della linea Bristol Ridge e anche quelli con microarchitettura Zen) si può usare solo Windows 10.
Una brutta notizia per chi in azienda vorrebbe usare PC recenti ma non intende adottare 10 per problemi di compatibilità con eventuali applicazioni già presenti.
Ed è un limite non aggirabile, dato che il Cumulative Update di questo aprile ha mostrato ancora una volta che Microsoft non si limita a non supportare le vecchie versioni di Windows sui nuovi processori: blocca proprio l’installazione degli aggiornamenti, lasciando i computer privi di patch e quindi potenzialmente vulnerabili.
Inoltre, gli aggiornamenti di Windows 7 e 8.1 distribuiti la settimana scorsa sono stati bloccati anche nel caso di alcune CPU AMD Carrizo di sesta generazione che in teoria dovrebbero poterli usare. Microsoft sta lavorando per risolvere questo errore. I forum di Microsoft riportano peraltro anche altri casi di “falsi positivi” nel controllo della coppia Windows-CPU.
Ultima uscita Skylake
Che strade restano alle aziende che devono “fermarsi” a Windows 8.1 o più probabilmente a Windows 7? L’unica scappatoia offerta da Microsoft è rappresentata dai sistemi con processori Intel di sesta generazione Skylake.
Questi potranno usare 7 oppure 8.1 ricevendo pieno supporto sino rispettivamente al 14 gennaio 2020 e al 10 gennaio 2023. Si tratta di una “eccezione” che riguarda solo gli utenti aziendali, per il mondo consumer questo supporto esteso non è previsto.
Peraltro, Microsoft ha definito questa estensione del supporto solamente lo scorso agosto. In precedenza prevedeva che il supporto potesse riguardare solo un elenco specifico di sistemi Skylake e solo fino a luglio 2018.
Da quel momento in poi il supporto esteso avrebbe riguardato solo le patch critiche. Le critiche degli utenti aziendali, tra cui 7 è ancora largamente diffuso, hanno portato a un opportuno ripensamento.