Ci sono buone notizie per i sostenitori della finanza digitale. Non stiamo parlando in questo caso della virtualizzazione dei sistemi di pagamento ma proprio delle valute digitali, che in questi giorni hanno visto un picco nella valutazione di Bitcoin e l’aumento delle “monete” disponibili con la nascita di Bilur, una sorta di petrodollaro virtuale.
L’evento più di nota è lo sfondamento della soglia psicologica dei 1.500 dollari da parte di Bitcoin, che in queste ore viaggia addirittura oltre i 1.600. Sono i valori più alti da quando è nata la moneta digitale, ossia nel 2008, e a spingere così in alto le quotazioni sono stati gli scambi in Giappone, che sono in continua crescita. La nazione asiatica ha infatti “ufficializzato” Bitcoin ammettendone l’uso come sistema legale di pagamento.
Si è mossa positivamente anche la Cina, aumentando i controlli sulle transazioni in Bitcoin per evitare pericolose speculazioni e per bloccare l’uso della valuta virtuale come mezzo per il riciclaggio. Non è un riconoscimento ufficiale di Bitcoin come quello giapponese ma è pur sempre una mossa che ne aumenta il senso di “affidabilità”. Il risultato di questa e di altre mosse a favore di Bitcoin ne ha portato la capitalizzazione a circa 26 miliardi di dollari.
E il panorama delle cryptocurrency si sta facendo articolato, segno che le valute digitali sono considerate sempre più come una piattaforma in grado di portare valore a chi sa sfruttarla. A seguire le sorti di Bitcoin, Ether e Zcash vuole ora essere Bilur, una moneta virtuale che ha debuttato in Svizzera su iniziativa della società londinese R FinTech.
Digitale senza troppa volatilità
La peculiarità di Bilur è quella di essere una specie di petrodollaro digitale: il suo valore è agganciato a quello del petrolio perché un Bilur vale quanto una tonnellata di greggio in quel momento. Il vantaggio rispetto ad altre valute virtuali è che quindi il valore del Bilur è “fisico”, legato a qualcosa che non è solo movimento di bit e byte, e meno soggetto a forti fluttuazioni. La “parità” Bilur-petrolio è garantita tra l’altro dallo stoccaggio in Texas, da parte di R FinTech, di un milione di barili di greggio acquistati presso US Crude Oil and Gas.
I creatori di Bilur (che significa catena in basco, in un’allusione a blockchain) puntano evidentemente a uno sfruttamento delle riserve degli operatori petroliferi cercando di coinvolgerli in questa dinamica. R FinTech acquista barili di petrolio ma li lascia presso le compagnie fornitrici, che quindi guadagnano sulla vendita (che in realtà assomiglia più a un affitto) del greggio che non userebbero. In caso intendessero invece adoperarlo, rimborsano a R FinTech la quota ricevuta.