In occasione del Susecon 2017 di Praga abbiamo rivolto alcune domande al ceo di Suse, Nils Brauckmann.
Con noi Brauckmann ha spaziato dalla digital transformation al machine learning, dando una chave di lettura alternativa e pragmatica sui fenomeni in essere.
E ha fatto anche un indiretto riferimento alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, fresca di rielezione, quando ha ammesso che in fatto di digital transformation la pubblica amministrazione tedesca è ancora agli esordi e deve fare progressi tanto quanto quella nazionale.
Qual è il vero significato che possiamo attribuire oggi alla digital transformation?
Vuol dire due cose: innanzitutto velocità e agilità delle infrastrutture. La digital transformation non è un concetto nuovo, che nasce adesso: è cominciata dal mercato e sul mercato. Nei settori della finanza, dei servizi, della manifattura manifattura, dalla finanza, l’arrivo dei dispositivi mobili e l’utilizzo dei media digitali, ha comportato che i client hanno trovato un modo diverso di comunicare con i fornitori. Oggi il modo in cui comunichiamo è cambiato, è più veloce, più ficcante. E sono cambiate le aspettative dei clienti. Quindi c’è il fattore della velocità di risposta. Il secondo fattore è l’IOT. Si tratta di avere il controllo su tutti i dati, sempre, da parte del produttore. Una volta il prodotto usciva dalla fabbrica ed era finita lì. Ora invece la vita del prodotto continua. Ciò significa che l’infrastruttura IT accumulata negli anni e che continua a crescere, va resa più agile.
Suse cresce del 20% all’anno. Su quale spinta?
Dal punto di vista tecnologico la nostra spinta costante è Linux, che ora va su hardware economico per svolgere compiti di alta valenza economica. Pensaiamo a piattaforme come Sap Hana, o a quelle di High performance computing, che girano su Linux. Poi c’è il software defined storage, che sta prendendo piede: noi vediamo un futuro con un grande storage centrale che parla alle periferie via software. E poi c’è l’opensource, che è un motore di innovazione, perchè consente di creare infrastrutture e applicazioni affidabili e condivise.
L’opensource è l’unica strada per fare innovazione?
No, non è l’unica via. Non c’è mai una sola strada per fare innovazione. Ciò che lo differenzia dalle altre è che stimola innovazione, per via della collaborazione di massa che consente,. Un fattore che abilita la decuplicazione delle risorse che sviluppano un tema.
Quali sono i settori verticali che più vi riguardano?
Tutti i settori verticali, non ci sono differenze. Ma se parliamo di digital transformation, ci sono industry che vanno più veloci di altre. Come i servizi finanziari, l’automotive, che fanno uso digitale delle informazioni in modo diverso. Ma il settore che veramente dovrebbe fare la digital transformation è la pubblica amministrazione, anche e soprattutto in Germania.
Di tutte le cosiddette tecnologie emergenti, qual è più prossima ad affermarsi?
Senza dubbio il machine learning, che è lo step logico della big data analytics. Si tratta di dare alle macchine la capacità di analizzare i dati con algoritmi e allenarle a farlo interpretando meglio il passato. Ma è diverso da quello che oggi comunemente viene chiamato intelligenza artificiale. Io mi attengo alla definizione ortodossa e, onestamente, non ho capito esattamente cosa veramente dovremmo fare di concreto con l’intelligenza artificiale.
Cosa fa Suse dal punto di vista tecnologico per Industry 4.0?
Noi forniamo la base line, lo stack infrastrutturale, i fondamenti per innovare la parte applicativa più alta. Noi diamo la garanzia di adattabilità, di agilità e di performance per fare ciò che Industria 4.0 chiede.