Verso la digitalizzazione non si muovono, una volta tanto, solo le grandi imprese, ma anche le mitiche Pmi italiane stanno scoprendo i vantaggi dell’arrivo del digitale.
Grazie anche agli incentivi del governo e all’appartenenza a catene di fornitura che in caso contrario le avrebbero estromesse, le piccole e medie imprese offrono forti segnali di interesse per il mondo 4.0.
Un’indagine svolta per il ministero dello Sviluppo economico da Met, in vista della prossima Relazione annuale del garante delle Pmi, spiega che il 17,7% delle imprese fra 10 e 49 addetti già impiega sistemi che vanno dall’Internet of things alla robotica alla manifattura additiva al cloud. Il 9,4% ha intenzione di adottarli a breve e l’1,2% è già inserito nel mondo 4.0.
I dati Istat sulla digitalizzazione delle Pmi
Superando la soglia dei 50 dipendenti si arriva al 32,2% di utilizzatori fino a 249 e 45,2% oltre i 250. Se poi si include nella valutazione tutto l’universo industriale, comprese le microimprese (1-9 addetti), meno sensibili alla svolta, il totale si abbassa e le imprese 4.0 diventano l’8,6%. Il dato significativo è però l’interesse delle imprese fra 10 e 49 addetti certificato anche dai segnali che arrivano dall’Istat.
Oltre un terzo delle imprese con meno di 50 addetti (34,2%) considerano l’ipermmortamento fiscale che incentiva l’acquisto di tecnologie 4.0 rilevante per la scelta di investire, a fronte del 57,6% delle grandi.
Le “piccole” hanno poi rappresentato il 68% delle imprese beneficiarie del credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, sempre più finalizzato alle trasformazioni digitali.
L’altra faccia della medaglia dice che sul 67% complessivo di imprese che nel 2017 ha dichiarato di aver effettuato nuovi investimenti, l’Istat stima che per le Pmi la quota si fermi ancora al 42%.