L’intelligenza artificiale piace alla metà dei manager italiani. Circa il 50%, secondo i dati di uno studio promosso dal K&L Gates Legal Observatory su un campione di 3.000 dirigenti, è convinto che possano portare benefici alle aziende.
Però, per raccoglierne i benefici bisogna affrontare una serie di sfide che scoraggiano un po’ il vertice aziendale. Tanto che per il 59% degli intervistati, aziende e lavoratori non sono ancora pronti a mettersi alla prova con le nuove tecnologie.
Fondamentale è la formazione dei dipendenti
C’è un problema di riorganizzazione aziendale e la formazione dei dipendenti con la necessità di aggiornare le competenze del personale che deve imparare a lavorare con le nuove tecnologie.
Il 19% è convinto che sia un treno da non perdere, il 15% pensa che le nuove tecnologie possano contribuire a migliorare un servizio o un prodotto nell’interesse del consumatore finale, oppure rispondere in maniera adeguata alle esigenze del mercato fidelizzandolo, mentre il 12% la reputa un rischio sia per il business e il lavoro.
Secondo i manager la riorganizzazione aziendale, lo pensa il 34%, è la prima sfida da affrontare. Una necessità che porta consé, ne è convinto il 29%, l’aggiornamento delle competenze professionali dei dipendenti.
Per imparare però ci vuole anche una certa disponibilità (indicata dal 26% degli intervistati) ragionando in termini di maggiore flessibilità (21%). Infine il 19% pensa che la difficoltà principale che i lavoratori dovranno affrontare sarà il dover pensare oltre lo schema della mansione prestabilita, andando oltre la storica concezione del ruolo.
La logistica, per il 57% degli intervistati, è il settore che può maggiormente beneficiare dell’avvento dell’intelligenza artificiale che può migliorare di parecchio la gestione di magazzini e operazioni di trasporto.
Al secondo posto ci sono i servizi finanziari (45%) che possono aumentare la sicurezza e semplificare il contrasto alle frodi.
Il 36% punta sull’automotive pensando alle driverless car. Il 25% ritiene invece che l’intelligenza artificiale possa aiutare il comparto manifatturiero nei processi produttivi, mentre il 18% punta il dito sulla sanità che può velocizzare il lavoro dei medici.
Infine, per il 37% un ruolo decisivo spetta la legislatore che deve produrre regole eque senza frenare la spinta all’innovazione.
L’Italia deve investire di più in R&D; il futuro è nell’IA.