Nel manufacturing entro il 2020 quasi il 50% dei prodotti sarà smart e connesso; l’industria potrebbe registrare un incremento dei ricavi tra i 519 e i 685 miliardi di dollari in termini di valore aggiunto; un produttore su due investirà oltre 100 milioni di euro in piattaforme PLM (Product Lifecycle Management) e in soluzioni digitali nei prossimi due anni; per mettere a frutto prodotti connessi e smart, i produttori migliorreranno le proprie competenze IT e software.
Sono le principali risultanze del nuovo report del Digital Transformation Institute di Capgemini sull’industria manifatturiera a livello globale: Digital Engineering: The new growth engine for discrete manufacturers”, che evidenzia come, nonostante ci siano alti rendimenti potenziali, è necessario che i produttori investano in digital continuity e in competenze digitali dalle quali trarre vantaggio.
Le aziende del manufacturing intervistate hanno risposto bene alle nuove tecnologie e stanno riequilibrando i propri investimenti in ambito IT.
Quasi il 50% dei produttori investirà in soluzioni digitali nei prossimi due anni, mentre la percentuale di budget IT destinata al mantenimento di sistemi legacy è diminuita in modo significativo, dal 76% nel 2014 al 55% nel 2017.
Metodologia
Al report hanno preso parte 1.000 dirigenti senior di aziende produttrici a livello globale localizzate in nove paesi (Italia, India, Cina, Svezia, Paesi Bassi, Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti) e di vari settori: industria automobilistica e dei trasporti, aerospaziale e difesa, produzione industriale, macchinari industriali e agricoli, alta tecnologia e dispositivi medici. I manager intervistati hanno un livello dirigenziale o superiore, svolgono più funzioni, e sono legati a iniziative di ingegneria digitale promosse dalla propria azienda. Tra le aziende che hanno preso parte al sondaggio, il 62% ha registrato ricavi a livello mondiale pari o superiori a 2 miliardi di dollari.
Due terzi (66%) degli intervistati hanno due priorità in competizione tra loro: accelerare il time-to-market mantenendo la continua innovazione del prodotto e lo sviluppo di prodotti legacy in contrapposizione all’investimento in prodotti smart e connessi.
Digital twin agli inizi
Come risultato di questo sforzo di gestione prioritaria, l’utilizzo di un sistema ingegneristico model based che contempli continuità digitale dei dati e simulazione di ambienti virtuali è basso: solamente il 16% delle aziende sta implementando i Digital Twin mentre il 45% non ha ultimato il pilota.
E per capitalizzare le opportunità legate a prodotti connessi e smart, dovranno migliorare le proprie competenze IT e software.
Fame di competenze
Secondo il report le capacità insufficienti sono legate alla gestione dei dati per l’86% degli intervistati; il 95% degli stessi ha scarse competenze in materia di progettazione di app e il 94% per quanto riguarda l’intelligenza artificiale. Il report aggiunge che le assunzioni esterne non colmeranno completamente il gap digitale, il che significa che le aziende dovranno investire in formazione, strumenti e nuovi modi collaborativi di lavorare per i propri dipendenti. Parallelamente, lo sviluppo di un ecosistema digitale esteso sarà fondamentale per la progettazione e fornirà nuovi servizi end-to-end.
Dai dati ai servizi
Nella transizione verso la commercializzazione dei servizi, i produttori dovranno capitalizzare sui dati generati dai prodotti connessi. L’utilizzo di dati provenienti da questi prodotti, così come il feedback dei clienti attraverso i canali social, sta sostituendo le tradizionali indagini di mercato volte ad alimentare l’innovazione di prodotti e servizi. Nonostante la crescente importanza dei dati e della tecnologia attraverso la quale vengono raccolti, il report rivela che solo un quarto dei produttori utilizza i dati per ottenere informazioni utili ad innovare i propri prodotti.
In termini di sviluppo di nuove offerte, solo due produttori su cinque hanno dichiarato di utilizzare le tecnologie di intelligenza artificiale per analizzare i dati dei clienti. Questi risultati suggeriscono che una percentuale significativa di produttori non coglie l’opportunità di sfruttare i dati all’interno dei propri processi di progettazione e sviluppo.
Il report evidenzia che il 54% delle aziende del manufacturing ha creato programmi per favorire la collaborazione con start up, terze parti e fornitori. Tuttavia, meno di un terzo ha fatto leva su tali programmi per sviluppare prodotti congiuntamente con il proprio ecosistema di partner.
Sviluppare i prodotti come il software
Dato che i prodotti diventano sempre più connessi, i produttori dovranno anche integrare funzionalità software nei loro processi di progettazione. I cicli di prodotto andranno adattati per soddisfare le richieste di aggiornamenti frequenti un fenomeno comune nel mondo del software.
La ricerca mostra che per i produttori il ruolo dei software e dell’IT all’interno dei prodotti rappresenta uno dei primi tre fattori che influenzano il business, insieme al mantenimento della digital continuity e al passaggio da business model incentrati su prodotti a quelli basati su servizi.
Per Laura Muratore, Vice President, Head of Manufacturing, Retail and Distribution di Capgemini Italia “Con i significativi ricavi potenziali che possono scaturire dai prodotti smart e connessi e la digital continuity prevista nei prossimi due anni, i produttori non possono più ignorare la necessità di investire in nuove tecnologie. Tuttavia, la strada è in salita. I produttori devono bilanciare le diverse priorità, cioè sostenere le proprie attività principali mentre investono nell’accelerazione digitale. È necessario investire in competenze digitali, ecosistemi, strumenti, roadmap e nuovi modi di lavorare. C’è tanto da fare, ma chi riuscirà a farlo bene otterrà una leadership sostenibile”.