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Vem Sistemi, è il manifatturiero il più sensibile alla trasformazione digitale

A fianco di Cisco, Vem Sistemi partecipa a Mecspe, l’evento di riferimento per l’industria manifatturiera che si tiene presso la Fiera di Parma. L’obiettivo è offrire esperienza, consulenza e tecnologia per consentire alle aziende di trasformare le opportunità dell’Industria 4.0 in un vantaggio competitivo sostenibile.

Perché la decisione partecipare a Mecspe?
“Si parla tanto di trasformazione digitale e, dal nostro punto di vista – ci ha risposto Stefano Bossi, amministratore delegato e direttore generale di Vem Sistemi –, il settore più portato verso la trasformazione digitale è proprio l’industria manifatturiera. Grazie all’impulso di industria 4.0 è assolutamente il segmento più interessato e dinamico perché ha un riscontro di alta consapevolezza di come la digital transformation dei processi porti ad aumentare tre fattori decisamente competitivi come efficacia, efficienza e riduzione dei costi di transizione.

Gli ambiti che stanno particolarmente spingendo a fare prototipazione e a coivenstire con Vem Sistemi sono tutti quelli legati alla manutenzione predittiva e preventiva. Un altro contensto interessante è la creazione di macchine intelligenti: qui è possibile vendere servizi ai clienti finali dei nostri clienti, che producono loro stessi macchine. Per esempio, questi ultimi realizzano prodotti per i quali possono avere oggi tantissime statistiche e fare big data analytic.

In pratica, si sta cominciando a generare una trasformazione digitale di filiera, la cosiddetta connected supply chain. È un concetto che stanno capendo i nostri clienti e i clienti dei nostri clienti. Ed è proprio questo aspetto che sta facendo la differenza in maniera innovativa. È una filiera che si allunga, facendo un doppio salto in termini di competitività ed efficienza e si crea un circolo virtuoso in termini di trasformazione digitale dei processi”.

E degli altri settori industriali che percezione ha Vem sitemi riguardo la loro sensibilità verso la trasformazione digitale e l’innovazione?
Non copriamo tutti i settori a 360° e quindi non posso dare una panoramica globale. Per esempio non operiamo nel medicale e quindi di questo segmento non ho alcun dato. Tuttavia, nell’ultimo periodo abbiamo visto crescere molto l’interesse verso la digital transformation da parte del fashion retail, anche in ambito GDO. La maggiore inerzia rispetto al manifatturiero è dovuto anche al fatto che nel 2018 non c’erano incentivi simili a quelli previsti da Industria 4.0 e quindi il processo per avviarsi ha richiesto più tempo.

Seppure anch’esso molto sensibile alla trasformazione digitale e all’innovazione, ancor più lento è digital building. In questo caso il ritardo è dovuto alla presenza di un oligopolio che fa da inibitore all’innovazione. Ma manca poco. Bisogna fare open innovation, non chiudersi a riccio su sistemi proprietari. Altrimenti, come è successo sinora, si creano i silos della componente elettrica, dell’automazione e così via. In futuro potremo assistere a una grossa accelerazione perché il processo è ineludibile. Ci vorrà magari del tempo, ma assisteremo alla convergenza di tutto il mondo legacy verso l’IT.

Oggi si parla tanto di illuminazione ‘over IP’ ma domani vedremo tutti i controlli di sala su IP. Tra poco avremo reti di sensori completamente Iot nel building. Questo significa anche risparmiare un sacco di rame. Già oggi si possono progettare edifici senza reti specifiche per l’illuminazione, ma solo con il cablaggio Ethernet”.

Il 5G sarà un fattore abilitante per innovazione e digital transformation?
Sicuramente ma vorrei vedere sul campo cosa consente di fare la tecnologia. Il 5G verrà concentrato in zone dove c’è alta densità di popolazione e ci sono industrie importanti. Nelle altre aree potrebbe rimanere il problema della connettività. Pensiamo per esempio a un’impresa che opera all’agrifood e che vorrebbe mettere della sensoristica nei suoi campi molto. In questo caso il 5G non si sa quando e quanto arriverà.

Il 5G Potrà invece avere un ruolo fondamentale nell’edge computing dove non solo serve capacità elaborativa all’interno del device ma anche una banda adeguata per trasferire quella mole di dati che non viene elaborata in locale, secondo la logica edge fogging. In questo ambito il 5G può dare un rilevante aiuto.

Tuttavia, più si faranno reti fog performanti meno servirà un 5G pervasivo. Infatti, il fog edge cerca di sfruttare il cloud di prossimità senza andare sul cloud pubblico remoto, mentre il 5G ci servirà in quelle situazioni dove il calcolo computazionale non può essere fatto in edge, in fog o in proximity. Non dimentichiamo poi che la banda 5G per i primi anni sarà costosa e quindi bisognerà fare precisi calcoli per vedere se il suo utilizzo sarà realmente conveniente”.

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