Claudio Bottari, Chief Innovation Officer, Kirey Group e Nicolò Saà, Strategic Alliances Director, Italy, di Automation Anywhere riflettono su digital workforce e futuro della automazione: da molti anni se ne parla, ma fino ad ora poche aziende hanno saputo cogliere pienamente i benefici di tale approccio.
A oggi in azienda mediamente solo il 10-20% dei task software è automatizzato, mentre la maggior parte dei processi avvengono ancora manualmente, anche quando si tratta di attività estremamente ripetitive e time consuming.
Ad esempio, conciliare e gestire un ingente numero di pratiche finanziare in ambito bancario, come richiesto agli istituti finanziari negli ultimi mesi; evadere pratiche nell’ambito della gestione delle risorse umane nel rispetto di scadenze e adempimenti burocratici; razionalizzare i processi per poter offrire nuovi servizi nel mondo assicurativo.
Secondo i due manager finora è mancato è quel circolo virtuoso che si genera tra la disponibilità di tecnologie innovative a basso costo in grado di alimentare automazione e digital workforce, la richiesta da parte del mercato e la piena consapevolezza dei benefici che l’adozione di tale approccio avrebbe comportato.
McKinsey stima che circa un terzo delle attività che riguardano il 60% delle professioni oggi potrebbe essere automatizzato. Potenzialità enormi che in questo decennio è sempre più facile sfruttare, dato che, finalmente, la domanda viene incontro all’offerta grazie proprio alla tecnologia, in un momento economicamente complesso per il Paese, ma nel quale affrontare la trasformazione digitale del proprio business e cogliere nuove opportunità legate all’automazione del software si rivela ancora più importante.
Dall’RPA all’hyperautomation
Secondo i dati di The Innovation Group, il mercato delle soluzioni di Robotic Process Automation (RPA) valutato intorno ai 846 milioni di dollari a livello globale nel 2018, dovrebbe toccare i 5 miliardi di dollari entro il 2024, con un tasso di crescita medio per il periodo pari al 34%.
Un’escalation dovuta, in buona parte, alla rapidità ed economicità con cui oggi avviene l’automazione. I bot possono essere creati in pochi minuti a un costo minimo. Possono essere generati in cloud, possono essere applicati seguendo standard o sulla base di casi d’uso concordati. La loro adozione, in aziende il cui business è sempre più basato su applicazioni e ambienti ibridi e eterogenei, diviene fondamentale per colmare i gap che sussistono tra i vari silos a livello di front office, di produzione o di backoffice.
I bot non solo migliorano la produzione, infatti, ma garantiscono una operatività continua, svolgono compiti complessi e riducono notevolmente il tempo ad essi dedicato per consentire alla forza lavoro di concentrarsi sull’innovazione.
Nell’ottica di automatizzare un numero sempre maggiore di attività, l’RPA oggi incontra il machine learning e l’intelligenza artificiale ed è qui che l’unione delle competenze di due player del settore come Automation Anywhere e Kirey Group raggiunge i massimi livelli.
Le competenze di Automation Anywhere, che segue lo sviluppo dell’RPA fin dalle sue origini, le esperienze del gruppo Kirey sviluppate a contatto con i clienti, in particolare del settore bancario e assicurativo, e la ricerca e sviluppo portata avanti da Kubris®, centro di innovazione di Kirey, portano a una continua integrazione di tecnologie innovative per scalare efficacemente l’implementazione dell’RPA e generare più valore, aprendo la strada a nuove opportunità.
Non è di certo un caso che Gartner ponga l’hyperautomation al primo posto tra i principali trend tecnologici del 2020, ben conscia che l’iperautomazione porti spesso alla creazione di “un gemello digitale” all’interno dell’organizzazione, poiché “nessun singolo strumento è in grado di sostituire gli esseri umani, ma la combinazione di più strumenti può permettere a questi ultimi di prendere sempre più decisioni supportate dalla capacità analitiche e di AI”.
L’RPA del futuro, potenziato dalle nuove tecnologie, diventa così un sistema esperto su procedure e regole completato dalla parte cognitiva, che abilita robot intelligenti in grado di agire con una certa autonomia divenendo una sorta di braccio aggiuntivo a completamento delle attività delle persone.
Perché una digital workforce
Guardando al futuro dell’automazione, si afferma quindi ormai con una certa sicurezza una nuova era di collaborazione tra uomo e macchina, dove emerge in tutta la sua forza il concetto di “digital workforce”.
In molti tale definizione suscita timori come la disoccupazione di massa, o l’avvento di un mondo dove gli esseri umani verranno sempre più sostituiti dai robot. Ma se è vero che una percentuale fino al 50% delle occupazioni potrebbe essere automatizzata in un breve futuro e che il nostro lavoro è destinato a cambiare profondamente è anche vero che solo il 5% di questi lavori scomparirà del tutto.
La digital workforce, infatti, permette di aumentare la quantità e la velocità di alcuni processi incrementando la percentuale di successo nella realizzazione di prodotti e servizi di qualità, proprio per far sì che le risorse umane possano dedicarsi esclusivamente e in modo più proficuo ad altre attività, valorizzando il proprio lavoro.
Sarà quindi proprio la digital workforce in questa quarta fase di trasformazione industriale che ci apprestiamo ad affrontare a permettere a ogni essere umano di svolgere il suo lavoro al massimo del potenziale. Man mano che un numero crescente di robot eseguirà i lavori di routine, le persone potranno assumere nuovi incarichi che nasceranno all’interno di nuove discipline quali l’ingegneria robotica, il data analytics, la cybersecurity, l’Internet of Things e altro ancora.
Come l’era industriale ha richiesto la disponibilità di un gran numero di operai in grado di lavorare manualmente nelle fabbriche e fare crescere le aziende, così la trasformazione digitale avrà bisogno di una digital workforce con bot sempre più intelligenti, potenziati dalle nuove tecnologie per fare prosperare ancora di più il business.