C’era una volta il principio di Pareto e grazie al radicamento della mentalità open nelle aziende forse un giorno non ci sarà più.
C’è, infatti, un potenziale non sfruttato all’interno delle aziende, di tutte le aziende, grandi e piccole, dove le idee possono essere trascurate e la tecnologia data per scontata e Jan Wildeboer, evangelist open source Emea di Red Hat ci ha illustrato come possono liberare questo potenziale e trasformare la loro infrastruttura in un pool di innovazione.
Le imprese oggi tendono a soffrire di una diminuzione dei rendimenti a causa di uno squilibrio tra input e output.
Si tratta di un fenomeno caratterizzato, appunto, dal cosiddetto Principio di Pareto, meglio conosciuto come regola 80/20, che osserva come l’80% del lavoro venga svolto dal 20% del personale, o anche, come il 20% dei clienti generi l’80% dei ricavi. Ma si potrebbe anche dire come di un’applicazione si usi solanmente il 20% delle funzionalità e l’80 rimanga inutilizzato, e così via.
Questo fenomeno si è insinuato anche nella strategia digitale, influenzando lo stack informatico di quasi tutte le grandi imprese, limitate da una situazione in cui è solo il 20% delle funzionalità del codice a garantire margine e vantaggio competitivo.
Tutto lo sforzo è concentrato sul 20% delle risorse IT e digital, mentre il restante 80% – il software e le apparecchiature legacy – viene trattato come utility.
Wildeboer ci parla di sistemi operativi, soluzioni containerizzate, library, storage e network. Un 80% soggetto a correzioni e manutenzione, ma che raramente beneficia delle strategie “agili”, gli investimenti e gli aggiornamenti di “prossima generazione” dedicati al restante 20%.
Il fattore non competitivo e il tocco umano
Le aziende continuano a nascondere questo 80% per paura di rinunciare ai segreti commerciali, ma è inutile, perché si tratta della porzione non-competitiva. Adottando invece una cultura di apertura e di inclusività, le aziende sono in grado di standardizzare e ottimizzare le tecnologie essenziali. È questo è il vero valore dell’open source.
Il percorso verso l’innovazione inizia quindi dall’inventario completo dei beni digitali. Trasformare l’80% in proprietà intellettuale collettiva consente alle aziende di condividere idee e best practice, assicurando un costante miglioramento nella soddisfazione delle esigenze di business grazie alla partecipazione delle comunità, degli sviluppatori e dei dipendenti.
L’aspetto umano è spesso trascurato nelle grandi organizzazioni. Le persone sono la linfa vitale di ogni azienda, sono la loro energia e le loro idee che fanno progredire il business. Proprio come l’80%, anche la forza lavoro è una fonte di potenziale non sfruttato. Le due cose sono inestricabilmente legate e non possono funzionare con successo l’una senza l’altra.
Open source significa costruire dal basso verso l’alto
Oggi nella maggior parte delle organizzazioni è probabile che singoli individui, frustrati dalla mancanza di innovazione, abbiano già presentato possibili soluzioni. Purtroppo, con così tanta enfasi sull’innovazione, il management tende a prestare meno attenzione a questi suggerimenti, perdendo per strada importanti consigli e feedback.
Questo problema, per Wildeboer, può essere risolto quasi immediatamente adottando la regola 80/20 e iniziando a invitare attivamente il personale non tecnico a partecipare alle discussioni che riguardano il business in generale. Il loro contributo è inestimabile. La cultura di apertura e collaborazione su cui si basa l’open source deve essere estesa a tutta l’organizzazione.
I vantaggi commerciali del modello 80/20 includono un significativo risparmio sui costi e una riduzione della dipendenza dal software proprietario e dalle soluzioni dei fornitori. Tuttavia, i vantaggi culturali sono ancora più ampi.
La sensazione di spinta in avanti e di ottimismo che genera aiuta le aziende a tenere le persone più brillanti e attrarre nuovi talenti. Ed è proprio coltivando il talento e sviluppando soluzioni interne che le imprese possono invertire il Principio di Pareto.
Lavorare sulle percentuali
Infine, per Wildeboer, il 20% non dovrebbe essere escluso da questo processo. Le aziende dovranno sempre proteggere i progetti top-secret e i dati aziendali sensibili, ma l’R&S trarrà enormi benefici da una cultura più aperta e collaborativa.
Perché? Perché porta a un flusso costante di osservazioni e idee per alimentare lo sviluppo del software a ogni livello dell’organizzazione. Piuttosto che lasciare il processo decisionale a un ristretto gruppo di sviluppatori e ingegneri, ci sarà un vero e proprio consenso su quali sistemi e applicazioni puntare.
Consenso che può essere utilizzato per decidere se un’applicazione non competitiva è necessaria per un caso d’uso specifico, collocandola nella categoria dell’80%.
O se è necessario qualcosa di nuovo e innovativo per dare al business un vantaggio competitivo, inserendolo nella categoria del 20%. In entrambi i casi, le aziende non devono più attenersi a regole rigide che dettano come bilanciare esistente e innovazione, possono invece concentrarsi su quest’ultima a tutti i livelli dell’organizzazione.