Home Editoriale I provider sopravvivranno al darwinismo digitale con il cloud native

I provider sopravvivranno al darwinismo digitale con il cloud native

Per i fornitori di servizi di telecomunicazioni l’architettura cloud native è la fase successiva dell’esistenza digitale. L’intervento di Claudio Santoianni, Direttore Marketing & Corporate Affairs Italia di Nokia.

Charles Darwin, nel 1859, espose la sua teoria dell’evoluzione tramite selezione naturale. Il concetto era semplice ma potente: gli individui che meglio si adattavano alle mutazioni dell’ambiente circostante avevano più probabilità di sopravvivere e di riprodursi.

L’industria delle telecomunicazioni sta subendo al momento numerose trasformazioni, che si verificano e convergono tutte contemporaneamente, imponendo cambiamenti e innovazioni.

L’unico modo che hanno i fornitori di servizi di telecomunicazioni (CSP) di sopravvivere a questo “darwinismo digitale” è adattandosi, evolvendo e adottando l’architettura cloud native come fase successiva dell’esistenza digitale.

Il darwinismo digitale e la strada verso il cloud native

Le nuove tecnologie stanno cambiando il modo in cui i clienti (privati e commerciali) e i fornitori di servizi di telecomunicazioni (CSP) interagiscono tra loro, e introducono una nuova domanda connessa al modo in cui sono erogati i servizi di comunicazione.

Per prima cosa, stiamo assistendo a un processo di trasformazione digitale in corso, termine generale che si riferisce alla trasformazione accelerata di attività, processi, competenze e modelli di business per sfruttare appieno le possibilità e opportunità delle tecnologie digitali e del loro impatto su tutta la società.

La trasformazione digitale è alimentata da una trasformazione dei dati senza precedenti, vale a dire il modo in cui aziende e individui estraggono, elaborano, comprendono e intraprendono azioni sulla base dei dati. Inoltre, data analytics e intelligenza artificiale diventano sempre più potenti, facili da usare e diffusi.

Queste trasformazioni contribuiscono a un’altra mutazione nel panorama, che sta già avvenendo: la trasformazione della forza lavoro. Notiamo grandi cambiamenti nella necessità di connettività remota, soprattutto da parte delle imprese alla ricerca di servizi wireless privati.

Infine, stiamo assistendo a un’importante trasformazione infrastrutturale, che si traduce anche in un importante spostamento del paradigma aziendale verso il cloud e l’“as a service” (aaS). Questa transizione sta avvenendo in tutti i settori industriali, variando in modo permanente il modo in cui servizi e applicazioni vengono utilizzati, pagati e gestiti.

Le leggi della natura si applicano ugualmente al mondo commerciale: la digitalizzazione cambia in modo rapido la tecnologia e la società, e impone alle aziende di adattarsi in tempi rapidi – pena la sopravvivenza. Migrare verso il cloud native è una fase evolutiva che i CSP devono intraprendere lungo il proprio percorso digitale.

Il darwinismo digitale in un’immagine

Sfide e soluzioni dell’architettura cloud

Per i fornitori di servizi di comunicazioni i tre principali obiettivi sono: accrescere il fatturato, incrementare gli utili e migliorare l’esperienza dei clienti.

Nonostante tutti gli sforzi, molti CSP lottano per stare al passo con il ritmo senza precedenti del cambiamento tecnologico — e troppi sono quelli che non ce la fanno. Ovunque le telecomunicazioni sono alle prese con una crescita più lenta e normative più stringenti e cercano di ridurre i propri costi operativi.

Il 5G offre ai CSP l’opportunità di recuperare la propria posizione di leadership, espandendo la loro portata verso un pubblico più vasto, offrendo nuovi servizi e una modalità operativa più efficiente e automatizzata. Hanno investito molte risorse (e ancora lo fanno) su radio e trasporto 5G.

Tuttavia, collegare radio 5G al core 4G offre solo opzioni limitate di monetizzazione. Mentre eMBB potrebbe essere una fonte ARPU aggiuntiva (ad esempio, tariffe in funzione della larghezza di banda), collegare radio 5G a core 5G standalone offre una vasta serie di nuove opportunità.

Per quanto concerne il miglioramento degli utili, ad oggi le soluzioni sono tutt’altro che “open” e indipendenti dal fornitore, il che significa, nella migliore delle ipotesi, che la capacità di monitorare, ottimizzare e modificare è limitata. Le prestazioni sono accettabili, ma non particolarmente entusiasmanti e non ancora testate su larga scala.

Inoltre, il cloud telco iniziale eseguiva principalmente il porting di grandi elementi di rete in grandi funzioni di rete virtualizzate (VNF). Si tratta di elementi troppo grandi che richiedono elevate risorse a livello di infrastrutture cloud e che adottano operazioni legacy, risultando difficili da implementare, scalare, aggiornare e gestire.

Molte delle operazioni legacy sono manuali: non sono sufficientemente veloci per far fronte al moltiplicarsi delle attività operative che contraddistinguono il cloud e gli innumerevoli dispositivi, servizi e slicing del 5G.È un’architettura cloud complessa da gestire. Dopo aver effettuato tali impostazioni, e aver eseguito diverse azioni quali integrazione e aggiornamento, risulta molto dispendioso in termini di tempo e fatica.

Il percorso verso l’architettura cloud native

Per il 5G, i service provider richiedono molto di più dal cloud. Il cloud deve essere riorganizzato come architettura cloud-native, in modo da ottenere una straordinaria agilità nell’eseguire l’onboarding di nuove app e nell’implementare e gestire nuovi servizi.

La portata del 5G include moltissimi dispositivi e un mix assai variegato di servizi. Le operazioni legacy non saranno in grado di restare al passo. Necessitano di più automazione, soprattutto per lo slicing. Il 5G porta inoltre nuove richieste a livello di prestazioni, perciò il cloud deve spingersi all’edge a vantaggio della bassa latenza, dell’affidabilità localizzata e del traffic steering; per questo, i CSP necessitano dell’efficienza delle architetture cloud-native.

La migrazione al cloud-native è un viaggio. Come in molti viaggi, spesso la parte più difficile è intraprendere i primi passi.

Per ulteriori informazioni sul cloud native, su come (e dove) iniziare la migrazione, è disponibile la registrazione del webinar di Omdia sull’agevolazione alla transizione verso il cloud-native NFV per CSP a questo link.

 

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