Le voci dell’AI – Episodio 24: quattro casi d’uso di successo e una buona notizia

Ciao a tutti! Questo è l’episodio ventiquattro di Le Voci dell’AI.

Abbiamo dedicato l’intero mese di luglio ad approfondire come l’AI generativa abbia il potenziale di trasformare radicalmente le nostre aziende e il modo in cui produciamo e competiamo sul mercato.

Nell’episodio diciannove abbiamo parlato di quali sono i vantaggi competitivi, sostenibili che un’azienda può garantirsi scommettendo sull’AI generativa e quali invece sono pure illusioni.

Nell’episodio venti abbiamo parlato di come improvvisamente chiunque è in grado di spiegare a un computer come eseguire un certo compito utilizzando il linguaggio di tutti i giorni e di come questo potrebbe cambiare il ruolo di chi sviluppa software e come il software viene sviluppato.

Nell’episodio ventuno abbiamo parlato di come tutti i professionisti di settore, in qualunque categoria o ruolo, me incluso, potrebbero presto trovarsi in competizione con loro stessi, o meglio, con una versione sintetica di loro stessi.

Nell’episodio ventidue abbiamo parlato di come la dipendenza da un fornitore di servizi centralizzati potrebbe impattare il nostro business in maniera negativa, qualora la qualità delle risposte date dall’AI generativa cominciasse a degradare e nell’episodio ventitré abbiamo parlato di quanto sia importante, per evitare quella dipendenza, tenere d’occhio l’evoluzione dei modelli di AI generativa open access e open source, imparando a utilizzarli e a ottimizzarli con i dati proprietari della nostra azienda.

E così siamo arrivati ad agosto ed è il tempo di dare un’occhiata al di fuori della nostra realtà e vedere ancora una volta come le aziende di tutto il mondo stanno adottando l’AI, non solo quella di tipo generativo. Oggi parliamo di quattro organizzazioni nell’industria dell’editoria, della sanità, dei trasporti e della vendita al dettaglio.

News Corp Australia, un uso su larga scala dell’AI generativa

Cominciamo dall’editoria e parliamo di News Corp, il colosso dell’editoria e televisione americano controllato da Rupert Murdock. News Corp. è l’azienda, che, tra le altre, pubblica il Wall Street Journal, The Sun e the Times nel Regno Unito e l’editore di libri e riviste Harper Collins.

La settimana scorsa il Chairman di una delle sussidiarie di News Corp., News Corp Australia, ha rivelato che la testata pubblica tremila articoli alla settimana generati dall’intelligenza artificiale.

Questi articoli non sono veri e propri pezzi giornalistici, ma narrative create automaticamente a partire da dati meteorologici, bollettini sul traffico, rapporti sui prezzi della benzina, annunci funebri e così via.

In pratica questi dati vengono passati all’AI sotto forma di database o dati tabulati, l’AI generativa li trasforma in storie che sono più accattivanti da leggere rispetto a una serie di numeri; dei giornalisti umani revisionano il risultato e se è tutto okay, le storie vengono pubblicate.

Da gennaio di quest’anno ad oggi abbiamo visto un numero crescente di editori utilizzare l’AI generativa per la pubblicazione di articoli di tutti i tipi, ma finora si trattava di piccoli esperimenti focalizzati su dozzine di pezzi al massimo.

Questo è il primo caso di uso di AI generativa su scala che mi capita di documentare.

Ovviamente, News Corp non vuole preoccupare i giornalisti che lavorano per l’azienda e quindi promette che un essere umano sarà sempre parte del processo. In realtà, è più probabile che l’elemento umano sia ancora presente semplicemente perché i modelli di AI generativa disponibili al momento non sono affidabili al 100% e richiedono una supervisione costante.

La domanda da porsi è che faranno gli editori quando un futuro GPT 5 o GPT 6 saranno capaci di trasformare un bollettino del traffico in una avvincente spy story senza il bisogno di nessuna supervisione.

Dalla conversazione medico paziente alle note cliniche grazie all’AI

Okay, spostiamoci sul settore della sanità e parliamo di Babylon Health, la società che fornisce il servizio di telemedicina per l’NCS, il Servizio sanitario nazionale nel Regno Unito.

Avendo una doppia cittadinanza italiana e inglese, ho cominciato ad utilizzare Babylon Health da quando vivo qui a Londra, e il servizio funziona in maniera splendida.

Babylon  ha cominciato a utilizzare un nuovo servizio fornito da AWS chiamato HealthScribe.

HealthScribe usa vari modelli di AI per riconoscere la conversazione tra paziente e dottore, identificare le parti che sono importanti dal punto di vista clinico, trasformare quelle parti in note cliniche e inserirle nella cartella del paziente.

Questo tipo di automazione non è semplice da realizzare e sarebbe impossibile senza l’AI generativa.

Il sistema deve riconoscere le chiacchiere che paziente e dottore fanno prima di cominciare la visita, isolare elementi verbali inutili come gli intercalari, poi deve identificare e isolare i termini medici usati da ambo le parti; e infine deve contestualizzare quelle informazioni in un contesto più ampio che viene dall’intera storia clinica del paziente registrata nel database del servizio nazionale.

E tutto questo riconoscendo il linguaggio usato, a dispetto di dialetti, accenti e inflessioni.

Se questa tecnologia funziona in maniera affidabile, è facile immaginare come potrebbe essere estesa in un prossimo futuro.

Nell’episodio tredici abbiamo già visto come un colosso della sanità americano, Cigna, in collaborazione con la start-up Ellipsis Health sta usando l’AI per analizzare il livello di stress nella voce degli impiegati.

Giacché l’intera conversazione tra paziente e dottore viene catturata dall’applicazione di telemedicina di Babylon Health, il livello di stress nella voce del paziente potrebbe benissimo diventare parte delle note cliniche registrate durante la visita e a quel punto diventerebbe possibile registrare altri importanti aspetti dell’interazione, come ad esempio un’esitazione nella divulgazione di certi sintomi o episodi rilevanti da parte del paziente.

Vi lascio considerare da soli le infinite possibilità che l’AI offre nell’analisi indiretta dei pazienti, come nel più tetro film di fantascienza mai concepito.

Mai più code al controllo passaporti

Spostiamoci ancora e parliamo di trasporti.

La società Eurostar ha recentemente attivato il primo corridoio biometrico al mondo nella stazione di St Pancras, qui a Londra.

Se vivete a Londra e volete prendere un treno per Parigi, una volta arrivati al terminal Eurostar, dovete prima scansionare elettronicamente il vostro biglietto ai tornelli d’ingresso e poi passare due controlli di sicurezza uno dopo: l’altro il primo controlla i vostri bagagli e il vostro passaporto per il lato inglese, Il secondo controlla il vostro passaporto per il lato francese.

La stazione è efficientissima. La coda non è mai caotica come in un aeroporto, ma è un processo che senza dubbio potrebbe essere semplificato e velocizzato.

Grazie alle nuove tecnologie Eurostar ha fatto proprio questo, in collaborazione con una start-up inglese chiamata iProov.

Attraverso il riconoscimento facciale operato dalle telecamere installate lungo questo corridoio, l’intero processo di scansione del biglietto e controllo passaporti dal lato inglese è stato eliminato.

Tutto quello che dovete fare è camminare verso il controllo passaporti del lato francese, che ancora fa le cose alla vecchia maniera.

Al momento, questa cosa bellissima, che non ho avuto ancora il modo di provare di persona, è limitata ai passeggeri che viaggiano in business class, ma il piano di Eurostar è di estendere la tecnologia a tutti i passeggeri; e se siete a disagio all’idea di essere scansionati ogni minuto che passate in stazione, ricordatevi che le telecamere di sicurezza ci sono sempre e comunque sono solo ufficialmente meno capaci.

Al contrario degli aeroporti, la società iProov promette un livello di privacy maggiore, in quanto la scansione della vostra faccia non è comparata con un database nazionale o internazionale sviluppato per la lotta al terrorismo, ma solo con la foto della vostra faccia che avete deciso di condividere con Eurostar.

Il riconoscimento biometrico è, almeno per adesso, puramente volontario.

Ikea, una buona notizia controcorrente

L’ultima azienda di cui voglio parlarvi oggi è nel settore della vendita al dettaglio ed è Ikea.

Ikea ha recentemente rivelato che usa l’intelligenza artificiale per rispondere al 47% delle chiamate al proprio customer service dal 2021.

Ci sono varie cose straordinarie in questa storia.

La prima, ovviamente, è il volume di chiamate che vengono gestite dall’AI. La seconda è il fatto che Ikea non ha implementato questa tecnologia nel 2023, come molte altre aziende, ma ha cominciato due anni fa. La terza cosa straordinaria di questa storia è che, a differenza di varie aziende che abbiamo visto menzionate nelle news negli ultimi sei mesi, Ikea non ha licenziato i dipendenti che sono stati rimpiazzati dall’AI.

Li ha elevati a un ruolo più sofisticato, offrendo la formazione necessaria per trasformarli da agenti del customer service a consulenti di design di interni.

E non parliamo di 50 persone, ma di 8.500 persone.

Eccezionale! Lì dove aziende di prima grandezza come IBM stanno lavorando per ridurre i costi annunciando drastici tagli del personale rimpiazzato dall’AI generativa, Ikea fa la cosa opposta e investe nell’intelligenza artificiale come una tecnologia per crescere il business.

È sempre bello chiudere un episodio di Le Voci dell’AI con una buona notizia!

Ci fermiamo qui per questa settimana. Come sempre, scrivetemi i vostri commenti, le domande e i suggerimenti per gli argomenti da adottare nei prossimi episodi. Ciao!

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato sulle novità tecnologiche

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