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Dario Amodei, Ceo di Anthropic: presto l’AI sarà più intelligente di un premio Nobel

In un corposo saggio pubblicato sul proprio sito web, Dario Amodei, Ceo di Anthropic – la società sviluppatrice di Claude AI –, ha elaborato e condiviso il suo pensiero sull’intelligenza artificiale e su come essa potrebbe trasformare il mondo in meglio.

Dario Amodei è sicuramente uno che di intelligenza artificiale se ne intende: prima di Anthropic, ha ricoperto il ruolo di Vicepresidente della Ricerca in OpenAI – altra realtà pioniera del campo –, dove ha guidato lo sviluppo di modelli linguistici di grandi dimensioni come GPT-2 e GPT-3. È anche il co-inventore dell’apprendimento per rinforzo dal feedback umano. Prima di entrare in OpenAI, ha lavorato presso Google Brain come ricercatore senior.

Il saggio è intitolato “Machines of Loving Grace – How AI Could Transform the World for the Better” e si sviluppa sulla ragguardevole lunghezza di quasi 15mila parole. Parla di quella che Amodei chiama la “powerful AI”, definizione che il CEO di Anthropic preferisce rispetto alla più comune AGI (Artificial General Intelligence), perché ritiene che quest’ultima sia imprecisa e preferendo per l’appunto “powerful AI” o “Expert-Level Science and Engineering“.

Sebbene molte persone siano scettiche sul fatto che si possa arrivare allo sviluppo della powerful AI in tempi brevi, o addirittura che possa mai essere realizzata, Amodei ritiene che potrebbe arrivare già nel 2026, anche se ci potrebbe volere molto più tempo. Nel saggio, Amodei suppone che arriverà ragionevolmente presto e si concentra su ciò che pensa possa accadere nei 5-10 anni successivi.

Quando parla di powerful AI, il CEO di Anthropic ha in mente un modello che: “In termini di intelligenza pura, è più intelligente di un vincitore di un premio Nobel nella maggior parte dei settori rilevanti: biologia, programmazione, matematica, ingegneria, scrittura, ecc. Ciò significa che è in grado di dimostrare teoremi matematici irrisolti, di scrivere romanzi estremamente belli, di scrivere da zero codebase difficili, e così via.

Inoltre, tra le varie altre caratteristiche, la powerful AI non si limita a rispondere passivamente alle domande, ma: “può ricevere compiti che richiedono ore, giorni o settimane per essere portati a termine, per poi andare a svolgerli autonomamente, come farebbe un dipendente intelligente, chiedendo chiarimenti se necessario”.

Una caratteristica affascinante della visione di Dario Amodei è che le risorse utilizzate per addestrare il modello possono essere riutilizzate per eseguire milioni di istanze (cosa che corrisponde alle dimensioni previste per i cluster entro il 2027) e il modello può assorbire informazioni e generare azioni a una velocità circa 10x-100x quella umana.

Ciascuna di queste milioni di copie – scrive Amodei – può agire in modo indipendente su compiti non correlati, oppure, se necessario, può lavorare insieme nello stesso modo in cui gli esseri umani collaborano, magari con diverse sottopopolazioni messe a punto per essere particolarmente brave in determinati compiti. Potremmo riassumere tutto questo come un ‘Paese di geni in un data center”.

Amodei è consapevole delle numerose preoccupazioni e dei tanti timori espressi da molte persone sui rischi dell’AI, e ritiene importante fare il massimo per evitare le insidie. La stessa Anthropic, azienda di cui è CEO, fa molta ricerca su come ridurre questi rischi. Per questo motivo, sottolinea Amodei: “a volte le persone traggono la conclusione che io sia un pessimista o un ‘doomer’ che pensa che l’AI sarà per lo più negativa o pericolosa. Non lo penso affatto. Anzi, una delle mie ragioni principali per concentrarmi sui rischi è che sono l’unica cosa che si frappone tra noi e quello che vedo come un futuro fondamentalmente positivo. Credo che la maggior parte delle persone stia sottovalutando quanto possano essere radicali i lati positivi dell’IA, così come credo che la maggior parte delle persone stia sottovalutando quanto possano essere negativi i rischi”.

Nel saggio, Dario Amodei si concentra sui benefici che l’AI potrà apportare se vengono gestiti al meglio i rischi, sulle potenzialità della powerful AI in cinque aree: Biologia e salute fisica, Neuroscienze e salute mentale, Sviluppo economico e povertà, Pace e governance, Lavoro e significato. Ce ne sono molti altri, ma in questi cinque ambiti Amodei ritiene che l’AI abbia il maggior potenziale per migliorare direttamente la qualità della vita umana.

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