Grazie al forte recupero di dicembre (+32%) per le immatricolazioni, il 2007 si conferma positivo per l’industria delle due ruote. Eclatante, per quanto riguarda l’ultimo mese dell’anno scorso, il dato delle moto (+34,4%) con oltre 3.000 pezzi venduti in più rispetto al 2006. «Complessivamente, il
maggio 2008
Il consuntivo dell’anno vede per gli scooter un incremento notevole delle cilindrate 300-500cc (+23,9%) a scapito delle altre, e per le moto uno sviluppo delle maxi oltre i 1000 cc (+25,8%): tra le top ten dell’anno compaiono ben 7 modelli di moto naked, segmento che per quanto in flessione (-6%) si riconferma come il più importante del mercato con 63.855 pezzi; seguono le sportive (-10,9%) e le enduro (-8%). Tra i segmenti emergenti si evidenziano le moto da turismo (+24,4%), le custom (+8%) e le supermotard (+1,5%).
Ripresa significativa anche del mercato dei 50cc che, oltre a un buon risultato nelle consegne ai concessionari di dicembre (+22,3%), conclude l’anno con 130.696 unità, +11,9% rispetto al 2006, anche grazie agli incentivi del ministero dell’Ambiente. Il totale complessivo di immatricolazioni e consegne di ciclomotori arriva a 566.169 veicoli a 2 ruote: +4,9% sull’anno precedente (sempre al netto dei volumi delle Poste).
Quanto alle biciclette, le statistiche dicono che in Italia, nel 2006, si sono venduti 2,5 milioni di pezzi, con un incremento di 60.000 unità rispetto all’anno precedente (+ 2,5%). Il mercato vale tra i 550 e i 600 milioni di euro, cui vanno aggiunti circa 400 milioni tra accessori, ricambi e abbigliamento. La bilancia dei pagamenti è ancora attiva: l’Italia è il secondo produttore europeo, dietro la Germania, e il primo esportatore, visto che esporta per 507 milioni di euro (prevalentemente componentistica di livello medio alto, destinata alle bici da corsa) e importa per 300, soprattutto componentistica destinata all’assemblaggio di biciclette di fascia medio-bassa.
Ma molto si potrebbe fare per diffondere maggiormente l’uso delle due ruote. E così l’Ancma punta il dito verso la cultura prevalente in molte Regioni: «Ancora oggi si tende a vivere la bici come un mezzo povero» dice Daniele Nigrelli, responsabile Ancma del settore bici. Ma soprattutto l’associazione è molto critica nei confronti dell’azione di promozione pubblica, che in Italia è giudicata del tutto assente, a differenza di quello che avviene in altri Paesi. È da anni, peraltro, che l’associazione dei produttori invoca l’introduzione di un’Iva sulle bici al 10%, rispetto al 20% attuale.
L’andamento della spesa It.
Non esistono analisi della spesa informatica specifiche per il mercato delle due ruote. Qualche elemento di analisi dell’andamento del settore l’abbiamo trovata nel rapporto Assinform 2007, all’interno del capitolo dedicato all’intero settore industriale.
La prima considerazione, che riteniamo correttamente estrapolabile al mercato in esame, è l’andamento globale della spesa It, che nel 2006, secondo Assinform, ha mostrato un calo dell’1,3 per cento.
Il dato è meno negativo di quanto può sembrare a prima vista perché rappresenta un miglioramento rispetto al -1,7% del 2005 e al -4% del 2004. Ciò starebbe a indicare che, anche se molto lentamente, staremmo andando verso un periodo di crescita positiva. Infatti, sottolinea il rapporto, le aziende hanno orami lasciato alle spalle gli anni in cui era imperativo ridurre i costi, con conseguenze negative in particolare sugli investimenti in It considerati, magari a torto, quelli più comprimibili senza gravi conseguenze.
Ora le aziende ricominciano a vedere l’It come leva di innovazione e di vantaggio competitivo e perciò le più dinamiche e le più aperte verso l’internazionalizzazione hanno ripreso a investire.
In posizione più arretrata le aziende più focalizzate sul mercato italiano che investono meno anche per una serie di fattori frenanti che, sempre secondo Assinform, sarebbero la perdurante attenzione verso i costi, la difficoltà all’accesso al credito, l’anzianità del management, la bassa propensione alla condivisione delle best practice tecnologiche. Questi fattori si manifesterebbero in modo prevalente nelle Pmi.
Le aziende che invece investono si caratterizzano dalla presenza sui mercati internazionali sia di sbocco che di approvvigionamento, da un time-to-market ridotto e dalla tendenza a focalizzarsi su alcuni processi core, esternalizzando (o addirittura delocalizzando) tutti gli altri processi in funzione della convenienza economica e delle competenze specifiche.
Tra le aziende che hanno intrapreso questo cammino il rapporto cita quelle appartenenti ai settori dell’Auto e della Meccanica: perciò è ragionevole ritenere valide queste argomentazioni anche per il particolare settore delle due ruote.
Quando si va ad analizzare gli obiettivi degli investimenti It realizzati nel 2006, al primo posto c’è sempre il risparmio dei costi, anche se in misura minore che nel 2005, seguito dalla ristrutturazione aziendale, dall’aumento della quota di mercato, dal miglioramento dei processi e delle relazioni con i clienti. Da notare che è aumentata considerevolmente, rispetto al 2005, l’attenzione verso l’aumento delle quote di mercato e verso le relazioni con i clienti.
Per quanto riguarda i progetti applicativi, le aree di maggiore attenzione, nel 2006, Assinform le ha valutate nell’ Enterprise resource planning, il Supply chain management, il Product lifecycle management e i progetti legati alla mobilità e all’enterprise application integration.
Infine, nell’area delle infrastrutture, il rapporto sottolinea un calo nella consolidation dei server e una maggior attenzione ai progetti di integrazione a livello più strategico di applicazioni e processi con la messa in opera di architetture service oriented (Soa).