Nel corso del convegno inaugurale, Andrea Rangone, della School of management del Politecnico di Milano parla di problema culturale sistemico. E lancia una provocazione.
Anche per Andrea Rangone, della School of Management del Politecnico di Milano, è questione di cultura. Solo che per lui quel che ci vuole è un elettroshock culturale. Perché non basta dire che l’Italia è fanalino di coda negli investimenti Ict rispetto al Pil.
“Lo siamo anche nella chimica. O nell’elettronica, se è per questo. Il problema è che le tecnologie digitali non sono verticali, bensì pervasive. E un freno nella loro adozione è un freno allo sviluppo complessivo”.
Ci sono decisori aziendali che investono poco, è la sintesi estrema della visione di Rangone, vuoi perchè condizionati da una serie di fattori esogeni, vuoi perchè non riescono a percepire l’effettiva rilevanza delle tecnologie digitali per il loro business, vuoi perchè fanno fatica a gestirne gli aspetti organizzativi.
Anche chi decide di investire, tuttavia, non è detto che riesca o sappia farlo nel modo migliore, riuscendo a gestire governance da un lato e capacità esecutiva dall’altro.
“Ci troviamo di fronte a un serio problema culturale sistemico, che riguarda tutti gli attori in gioco, sia nelle piccole sia nelle medie imprese. È una sorta di circolo vizioso, nel quale sempre più marcato è lo scollamento tra tecnologia e business. E la sfida è trasformare questo circolo da vizioso a virtuoso”.