Il vendor californiano scommette sul successo italiano del computing “fai da te” e chiede l’aiuto del canale per guidare gli utenti verso una nuova tipologia di consumi
«È solo questione di tempo, prima o poi anche in Italia arriverà il momento dei prosumer».
Carlo Rizzico, country manager italiano di Antec, vendor californiano specializzato nella produzione di componenti informatici per i mercati del gaming, dell’aggiornamento Pc e del “fai da te”, parla con la sicurezza di chi sa di non aver fallito il proprio investimento.
Fresco di nomina a responsabile della struttura di vendita nostrana da parte della casa madre di Fremont, infatti, il manager ha il compito di «trovare la strada più breve per favorire lo sviluppo di un business che in Italia, a differenza di quanto accade negli Usa e in nord Europa, ancora non è decollato, ma che è destinato a seguire le tendenze di crescita di questi mercati».
In effetti, da noi, non è realistico attribuire all’utente informatico medio il profilo del prosumer, così come è raro sentir parlare di sistemi in grado di trasformare un notebook in una stazione multimediale o in un centro per l’home theater; tutti prodotti che, invece, rispettivamente con case come le soluzioni “Multimedia Station” e “Fusion Remote Max”, costituiscono il nucleo dell’attività commerciale di Antec.
Un contesto simile, tuttavia, sembra giocare a favore dei piani di espansione nazionali del vendor americano. «Un nuovo mercato – specifica Rizzico -, comporta rischi e opportunità. Sta a chi cerca di entrarvi evitare di inciampare negli uni e cogliere le altre. Per quanto riguarda, poi, l’Italia, raggiungere l’obiettivo significa insediarsi nel circuito delle terze parti locali».
A tale proposito, c’è da dire che i rapporti tra Antec e il canale nostrano risalgono già a qualche anno fa, quando la società iniziò ad approcciare il nuovo target attraverso i canali distributivi di Tech Data, di Ingram Micro e di Add On e tramite accordi con un buon numero di insegne della Gd.
Ora, però, l’azienda vuole di più. Infatti, se lo scopo è quello di stimolare la domanda in relazione a una tipologia inedita di consumo, le risorse da impiegare vanno ricercate altrove, nella fascia alta del trade.
«La questione– conviene il country manager -, è far nascere nel cliente nuovi gusti. Ad hoc, puntare solo sulla quantità non basta. C’è bisogno anche di un po’ di qualità, e credo che il modo migliore di ottenerla sia fare riferimento agli operatori a valore aggiunto, in grado di specializzarsi sulle tecnologie e di trasmetterle ai propri clienti».
Per Antec, che siano Vad, Var o reseller conta poco: l’importante è attirare l’attenzione del pubblico.