L’auto in crisi deve puntare sull’ecologia

A fronte di un mercato che crolla (-26% in Italia) Frost & Sullivan ribadisce la direzione da seguire: produrre vetture a basso costo e rispettose dell’ambiente, anche in vista degli obiettivi sulle emissioni di Co2 stabiliti dalla Ue

Frost & Sullivan conferma quanto già da tempo sta emergendo presso gli osservatori del mercato dell’automobile: per risollevarsi dalla grave crisi che la sta attraversando, l’industria deve concentrarsi sulla produzione di auto a basso costo per i mercati emergenti e rispettose dell’ambiente (questo vale soprattutto per i mercati maturi). Grande attenzione, inoltre, andrà data al bisogno del consumatore per il confort e la sicurezza.
L’industria dell’auto ha cominciato a soffrire da marzo di quest’anno, con dati alla produzione in picchiata a conferma del cattivo stato dell’economia. Nel mese di agosto la Germania, il mercato leader dell’auto, ha registrato una diminuzione del 10,4%, il regno Unito del 18,6%, la Francia del 7,1%, mentre l’Italia è precipitata del 26,4% e la Spagna addirittura del 41,3%. A soffrire di più è il segmento di mercato dei Suv, la cui domanda in picchiata ha portato a tagli nella produzione e nei posti di lavoro.
Eppure il 2008 era iniziato in maniera promettente, con vendite in crescita tra il 2 e il 6% nei mesi di gennaio e febbraio 2008 rispetto allo stesso periodo nel 2007. La domanda e l’interesse per le vetture ecologiche facevano inoltre presagire un futuro brillante, mentre la riduzione nel costo dei carburanti sembrava suggerire un buon andamento delle vendite nella seconda parte dell’anno.
Purtroppo, osserva Frost & Sullivan, i guai per il mercato dell’auto sarebbero appena cominciati. A pesare sul comparto, oltre alla crisi finanziaria e alle difficoltà dei consumatori, ci saranno le ripercussioni delle nuove normative sulla riduzione delle emissioni di Co2. La richiesta di aiuto per 40 miliardi di euro lanciata dall’industria automobilistica europea tesa al superamento della fase difficile e al raggiungimento degli obiettivi sulle emissioni non ha tra l’altro trovato il favore dell’Unione Europea.
Anche se i mercati emergenti stanno reggendo bene (specialmente Brasile, China, India e Russia), una recessione prolungata potrebbe avere conseguenze anche in questi Paesi. Secondo l’analista nei prossimi 12-18 mesi assisteremo dunque a un processo di selezione naturale tra gli operatori.

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