Secondo il presidente dell’emittente l’addio al segnale analogico rischia di rafforzare il duopolio Rai-Mediaset
La prima Tv locale italiana per ascolti, forte di 13 redazioni locali, circa un milione e mezzo di contatti nel giorno medio (24 ore), dieci ore di produzione originale ogni giorno realizzata da un team di oltre 250 dipendenti, tre regioni completamente coperte (Puglia, Basilicata, Molise) e altre tre servite parzialmente (Calabria, Campania e Abruzzo). Telenorba copre un bacino di oltre 5 milioni e mezzo di persone e rappresenta anche un fondamentale strumento di crescita per le economie delle singole regioni interessate, oltre che uno strumento di informazione indipendente che si concretizza in ben 13 appuntamenti originali con l’informazione di Telenorba 7, ogni giorno, più altri sette per Telenorba 8, oltre alle declinazioni locali ed agli appuntamenti di Telenorba Sport, anche sulla già ampia rete in digitale terrestre. Due reti Tv analogiche (con Teledue anch’essa molto seguita), una Radio a sua volta molto ascoltata e appunto una piattaforma digitale che comprende due mux televisivi, più una serie di portali ed attività sul web, alcune delle quali realizzate in stretta collaborazione con gli enti locali ed altre istituzioni. Il gigante Telenorba ha sempre indovinato tutte le strategie di sviluppo e di crescita, tanto che si è affermata negli anni come prima emittente locale del Paese, e non solo per ascolti, pur operando al Sud, in una regione lontana dal ‘grande Nord produttivo’ italiano. Ma oggi tutto questo patrimonio di know-how, investimenti, sviluppo aziendale, ma anche di crescita sociale in termini di informazione e di volano per l’economia locale, rischia di essere messo in ginocchio dall’imminente switch-off digitale. Millecanali ne ha parlato con il presidente di Telenorba, Luca Montrone.
Lei hai da sempre legato lo sviluppo dell’economia locale con la crescita delle Tv locali.
La crescita delle Tv locali è fondamentale per la crescita dell’economia locale. Come si può chiaramente vedere, incrociando i vari dati di ascolto delle emittenti e i dati statistici su produttività e occupazione, dove è presente una forte emittente locale, con ascolti importanti, vi è un livello di disoccupazione più basso. Del resto, l’azienda locale dà lavoro se riesce ad aumentare le vendite e a crescere, anche grazie alla pubblicità sulle Tv locali. Non crescendo, non ha capacità di investire e di aumentare l’occupazione.
In qualche modo questo poi incide anche sul panorama nazionale?
Certo. Tutto questo alla fine si riversa anche sulla pianificazione della pubblicità e sull’economia nazionale. Se le aziende (citiamo, ad esempio, una Divella) non cresce con il supporto della Tv locale, non potrà mai arrivare a un mercato nazionale e quindi non potrà mai pianificare sui network o sulla stampa nazionale. Questo porta i network a essere costretti a pianificare solo le campagne di pochissime aziende italiane e poche multinazionali. E tutto questo, insieme alla mancanza di concorrenza causata dal duopolio, porta anche a una saturazione degli spazi, venduti però mediamente alla metà dei prezzi che solitamente vengono praticati negli altri Paesi europei.
Un’altra delle vostre battaglie in questo momento è quella della pre-sintonizzazione delle televisioni da parte dei costruttori dei decoder e dei sintonizzatori dei televisori digitali.
Abbiamo presentato un esposto al Tar, dopo che un’Authority ci ha dato ragione e l’altra torto, per evidenziare il problema della pre-sintonizzazione dei decoder digitali, da parte delle aziende che producono gli stessi, in accordo con i network nazionali. Questa è una chiara violazione dei diritti della libertà di informazione e della concorrenza di mercato. Noi abbiamo lavorato e investito per anni per affermare Telenorba sul territorio. Ho invitato le stesse Authority a realizzare delle ricerche per verificare quanto noi stessi, con le nostre ricerche, abbiamo riscontrato. Il 60% dei telespettatori in Puglia ha posizionato Telenorba sul tasto 7 del telecomando. Non si può arbitrariamente variare, in automatico, quella che è una libera scelta del telespettatore e quello che è un vantaggion competitivo conquistato dalle Tv locali in anni di lavoro ed investimenti.
Poi c’è l’ampliamento delle fasce locali da parte di RaiTre nella fascia mattutina.
RaiTre è un network e come tale deve diffondere lo stesso segnale su tutto il territorio nazionale. Ha a suo tempo avuto una deroga per i Tg regionali delle 14.00, delle 19.00 e delle 23.30. Ma era appunto una deroga. L’ampliamento delle attività locali con questa nuova fascia mattutina toglie ulteriori risorse alle Tv locali che, avendo a disposizione poco più di 500 milioni di fatturato pubblicitario, non possono competere con una Rai che ha introiti per ben 3 miliardi di euro.
Su Millecanali di ottobre, Sandro Parenzo, editore di TeleLombardia ed Antenna 3, aveva espresso nei tuoi confronti lusinghieri giudizi, quasi una dichiarazione d’amore, auspicando un possibile fidanzamento.
Sì, penso che sia un fidanzamento che si possa realizzare. Con Sandro Parenzo ci sono molti comuni punti di vista. È una persona che stimo molto e credo che si possano realizzare dei progetti insieme. È un editore che fa seriamente il suo lavoro e che non ha altre attività primarie, ed ha realizzato un’importante struttura.
Che tipo di attività comuni si potrebbero realizzare?
Sicuramente la raccolta pubblicitaria, ma anche delle co-produzioni. Penso a format che magari ricordino programmi come ‘Campanile sera’, ad esempio. Ma le ipotesi possono essere diverse.
Lo switch-off è però, in questo momento, il vostro maggior elemento di preoccupazione.
Il digitale terrestre, in un Paese come il nostro, caratterizzato dal duopolio televisivo, non rappresenta un’opportunità ma un ulteriore serissimo rischio per le Tv locali, per il pluralismo e per l’economia. Rai e Mediaset, infatti, hanno acquistato ulteriori canali, depauperando ancor di più il panorama televisivo locale. In un mercato in cui il 90% delle risorse è nelle mani di due soli soggetti (Rai e Mediaset) come si può pensare al digitale quale fonte di pluralismo? Nella particolare situazione, tutta italiana, il digitale rischia di rappresentare uno strumento di rinforzo del duopolio e di ulteriore schiacciamento dell’emittenza locale, con gravissime conseguenze in termini di pluralismo e sviluppo. A ciò si aggiunga il modo in cui il digitale è stato pianificato, che può essere e rappresentare la fine del mondo delle Tv locali. E alle Tv locali è relativamente utile. Se non abbiamo risorse sufficienti per realizzare il palinsesto del canale analogico sul quale operiamo oggi, con quali risorse realizzeremo i diversi palinsesti di un mux digitale, domani?
Uno dei problemi, presentato anche in una recente intervista al sottosegretario Romani, che vede Telenorba in primo piano, è quello dell’Sfn – Single Frequency Network, che eliminerebbe per voi la possibilità di realizzare gli split, non solo pubblicitari, ma anche informativi, sui quali avete investito molto, come nel caso del Tg Norba Salento.
Penso che questa sia un’ipotesi dannosissima per noi e per molte altre Tv locali. Sia perché perderemmo aderenza sul territorio, eliminando, come facciamo oggi, alcuni split per l’informazione; ma anche perché saremmo costretti a vendere gli split a un prezzo da copertura regionale o interregionale, invece che provinciale, e questo danneggerebbe molte piccole e ambiziose aziende che perderebbero uno strumento e un’opportunità di crescita, non potendosi permettere di pagare i prezzi della pubblicità regionale. Noi Tv locali saremmo costrette a fermare gli investimenti e taglieremmo tutto quello che è possibile, in attesa di capire quali sono le intenzioni del Governo. Purtroppo, fra l’altro, oggi i politici rappresentano le segreterie dei partiti e non gli elettori, essendo nominati appunto dai partiti e questo rappresenta un ulteriore aggravio del problema, in termini di rappresentatività ed evidenza delle nostre ragioni.
Ma lo switch-off è inevitabile.
Ebbene, io sono pronto a commutare in digitale le reti, nel momento in cui mi verrà richiesto (Telenorba è coinvolta nello switch-off pugliese, molisano e lucano, nel 2011, ma già quest’anno può intervenire nel processo, essendo in parte interessata anche a quello della Campania, Ndr), ma sulle stesse frequenze sulle quali opero oggi e sulle quali ho investito per anni e che rappresentano uno dei principali valori competitivi di Telenorba. Cambiare l’assetto d’autorità non sarebbe accettabile. È una mia posizione precisa, perché tutto questo non può essere annullato con uno switch-off.