Dieci settori di policy, dieci indicatori per settore. Per sommi campi, ma la salute del Pubblico è ora disponibile a tutti. Ora tutti su misurapa.it
“Come va?”. “Bene, grazie, ma ho qualche doloretto alla Giustizia”.
Un inizio scherzoso può aiutare ad illustrare come una domanda alla quale è difficile rispondere se il “malato” è la PA. Anzi, era, perché adesso i dati di un check-up continuo saranno disponibile a tutti. MisuraPA si ripropone di rendere pubblici e fruibili parecchi indici di prestazione della PA. Le rilevazioni sono già disponibili, ma sono difficilmente raggiungibili quando addirittura non divulgati.
Messi insieme e pubblicati periodicamente sono un’ottima base per valutare il rendimento dei servizi nel singolo o nel complesso. Si tratta d’un progetto commissionato dal Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, le cui prime descrizioni e risultanze sono state pubblicate nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore.
”Che si possa misurare l’azione del governare è uno dei presupposti di una sana democrazia, anche perché così facendo, in qualche misura, si riduce lo iato tra governanti e governati”, ha detto Stefano Sepe del Cnel presentando l’incontro.
Se portato avanti, il progetto dei Cento Indicatori metterà a disposizione anche un andamento storico. La PA è classificata da anni in diversi rapporti dei media, ma durano lo spazio d’un giorno, mentre il nuovo progetto -voluto dal Dipartimento dell’Innovazione- pubblicherà dati, confronti e discussione.
“Misurare è un atto temerario e in questo Paese la cultura relativa è in ritardo”, ha iniziato Rachele Nocera dell’Ufficio studi e formazione del Forum PA. “Le misure devono servire al decisore politico ma anche al cittadino”.
Metriche e metodi verranno discussi virtuosamente da una community di operatori.
Ad una prima occhiata, MisuraPA offre un terreno di comparazione delle performance della PA proprio alle regioni: sapere se un cittadino calabrese ha più o meno sanità di un cittadino veneto, o se i bambini del Trentino possano contare su un sistema di istruzione più o meno efficiente dei bambini siciliani o umbri può avere un suo valore specifico nel momento in cui si completa il federalismo italiano.
Per ciascuna di queste policy sono state individuate e delle dimensioni rilevanti misurate da set di indicatori elementari che ne rappresentano aspetti diversi. Il paniere di riferimento prevede 450 indicatori operativi, e molti di più sono stati quelli considerati, quanto più spesso possibile come risultati visti dalla parte del cittadino.
Sulla base degli indicatori elementari vengono costruiti gli indici sintetici e infine, un “superindice” di settore. I dati sono tutti disaggregati a livello regionale in modo da poter effettuare a tutti i livelli (dalla misura elementare al superindice) dei confronti tra sistemi regionali, a livello aggregato di policy o di singoli aspetti, per non sacrificare le differenze di prestazione che possono esistere: una regione può avere un ranking complessivamente non entusiasmante su una data policy, ma può eccellere su un particolare aspetto di questa policy.
Il progetto non è e non può essere esauriente, ma costituirà un primo passo verso la costruzione di un sistema su scala nazionale, condiviso per valenza e metodologia degli indicatori. A dieci anni di distanza dal “performance measurement” britannico, dando anche seguito alle linee guida dell’OECD. I settori di policy individuati sono ambiente, giustizia, istruzione, lavoro, mobilità, sanità, sicurezza, welfare, competitività e qualità della vita, quest’ultimo ancora in gestazione. Grazie a specifici indicatori verranno generati indici, classifiche e superindici di settore.
“Non tutti i dati sono aggiornati, ma abbiamo scelto solo analisi successive al 2005 e solo in alcuni casi del 2005”, ha dettagliato Anna Villa, ufficio studi e formazione Forum PA.
“Le classifiche”, riprende Rachele: “appiattiscono le differenze, quindi non possono essere prese come fossero pagelle”.
Guardare i singoli numeretti non aiuta molto, mentre assai efficaci risultano i grafici multidimensionali di Kiviat.
Quello che ne viene fuori è una rappresentazione delle performance che non deve essere presa in assoluto come “la” rappresentazione delle prestazioni, ma una prima lettura ed una prima griglia di indicatori su cui la discussione non può che dirsi appena cominciata.
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