Nata dall’idea di due giovani italo-americani, Netesi ha concluso il secondo round di finanziamenti. Telecom Italia fra gli azionisti
Si presenta come un Asp end-to-end per le Pmi. E’ la mission di Netesi e in parole povere, si fa per dire, significa che intende essere un Application Service Provider che controlla i due aspetti estremi della catena del valore, ossia datacenter e ultimo miglio. Il tutto per fornire servizi mirati alle piccole e medie imprese italiane e agli studi professionali. Per erogare tali servizi si serve della propria forza vendita, ma ha anche bisogno di un canale molto specializzato e anche di stringere partnership e alleanze con chi alle Pmi e agli studi professionali è molto vicino da sempre, per esempio Navision e Zucchetti. Netesi ha invece rinunciato alla partnership con Osra e Diamante, come annunciato a metà 2000 al momento dell’avvio. “Con Osra e siamo venuti a trovarci in una situazione di quasi-competizione – spiega Alvaro Fusetti, amministratore delegato di Netesi -, in quanto Osra si sta muovendo per diventare lei stessa un Asp. Quindi abbiamo preferito due partner come Navision e Zucchetti, che sono invece focalizzati su ciò che sanno fare meglio, ossia lo sviluppo software, lasciando a noi la parte relativa alla connettività”.
L’Italia è vista da Netesi come un mercato molto interessante e con forti potenzialità di sviluppo per la forte presenza di Ppmi e studi professionali, che non si sono ancora aggiornati tecnologicamente e hanno bisogno di farlo al più presto ma con una forte attenzione ai costi e quindi con bassi investimenti. Il che è musica per le orecchie di un Asp che punta soprattutto a questo tipo di soluzioni.
Netesi è ormai operativa. Dopo aver fatto “sperimentazioni” su circa 300 clienti e aver costruito tutte le infrastrutture necessarie è adesso attiva su una trentina di clienti. I fondi sono arrivati dai partner tecnologici e finanziari, ultimi in ordine di tempo Telecom Italia, Accenture Technology Ventures e AngelVentures, con i quali Netesi ha concluso il secondo round di financing per 50 miliardi di lire, che si aggiungono ai 130 miliardi raccolti al momento dello start-up. I fondi serviranno per rafforzarsi in Italia tramite acquisizioni oculate, non è ancora dato sapere quali, e per espandersi all’estero, in primo luogo in Francia e Svizzera.