Le tecnologie 5G offrono il modo migliore e meno costoso per evitare la densificazione a breve termine, nonché per favorire l’aumento del traffico.
In Europa, tuttavia, la monetizzazione della crescita del traffico rappresenta una grande sfida. Ciò in parte avviene a causa dell’utilizzo diffuso di piani dati illimitati e prezzi relativamente bassi.
La situazione è delineata nello studio A Playbook for Accelerating 5G in Europe di The Boston Consulting Group.
In pochi anni il 4G avrà esaurito la sua capacità di far fronte alla crescente domanda di traffico. Il continente europeo, però, non è ancora pronto per l’introduzione delle nuove tecnologie.
Servono investimenti e un cambio di passo: una strategia comune in Europa per non arrivare tardi al 5G. Mentre il passaggio al 5G è già in stato più avanzato in Usa e in Cina, come in alcune realtà della Scandinavia.
In Italia, proprio di recente si è chiusa la gara per le frequenze 5G.
Nel 2021 la tecnologia 4G non risulterà più sufficiente per soddisfare la richiesta di dati delle principali città europee.
La domanda di traffico ha conosciuto un vero e proprio boom a causa del consumo di video. Crescerà a un tasso del 40% annuo fino al 2025, esaurendo la portata dell’infrastruttura attuale.
Sono queste le stime di The Boston Consulting Group nello studio citato. Una situazione alla quale è necessario fare fronte.
Una strategia comune per il 5G in Europa
Gli operatori di rete mobile del continente sono indecisi. In futuro, fornire i servizi attuali con la tecnologia 4G significherà dover triplicare la densità infrastrutturale. Vale a dire il numero di ripetitori e antenne sul territorio. Si tratta di un impegno impraticabile in termini di costi, tempo e impopolarità.
Secondo le previsioni, l’aumento al 200% della spesa per l’ampliamento della rete eliminerà tutti i profitti (finora il 25% del totale). Una soluzione chiaramente non perseguibile, nonostante il calo del 64% del costo per gigabyte dovuto all’allargamento della rete.
Al tempo stesso, il passaggio al 5G non li attrae dal punto di vista finanziario. Vengono da cinque anni (2013-2018) in cui le revenue medie per utente (ARPU) sono scese del 3%. Imbarcarsi nel rollout di una nuova tecnologia, sebbene inevitabile nel lungo periodo, suscita perplessità. Soltanto i costi per la rete, secondo un modello base, crescerebbero del 60%.
Che fare dunque per non arrivare tardi al 5G? La soluzione c’è: una strategia comune che coinvolga gli operatori di rete, i legislatori e gli altri attori dell’ecosistema digitale.
Il piano delineato nel report porterebbe gli operatori a ridurre i costi del rollout mantenendo i ricavi al livello del quinquennio 2013-2018.
Nuovi approcci e strategie
Sarà necessario in primo luogo abbandonare alcuni vecchi approcci, usati anche con il 4G. Ad esempio: distribuire la rete per gradi a livello regionale fino al raggiungimento dell’obiettivo di copertura prefissato. E poi adottare una strategia value-based.
In questo modo le capacità della rete, grazie all’integrazione degli analytics, verranno calibrate sull’utilizzo effettivo sito per sito, per evitare eccessi di offerta. In più, si potranno tagliare varie voci di spesa con la condivisione, attiva e passiva, delle stesse infrastrutture tra soggetti diversi. Soprattutto nelle aree a maggiore concentrazione di traffico, ma anche in quelle più isolate, per evitare che vengano tagliate dal servizio.
L’infrastruttura stessa dovrà essere rinnovata. Fuori i sistemi del 2G e del 3G, dentro le reti “auto-ottimizzanti” (self-optimizing). Queste ultime sanno adattare in modo automatico le configurazioni di sistema alle esigenze del traffico.
Per ulteriori risparmi, si potrà anche riconvertire al 5G le celle del 4G delle zone meno trafficate. Tutto questo abbatterebbe i costi del modello base del 25%.
Sul fronte delle revenue, serve intervenire sul sistema, ormai consolidato, delle tariffe.
L’offerta illimitata a prezzi sempre più bassi ha, alla lunga, compresso le entrate degli operatori. In futuro, con l’introduzione della nuova tecnologia, potranno (anzi, dovranno) predisporre piani diversificati a seconda dei servizi offerti.
Il rischio di alienarsi la clientela è basso.
Secondo le ricerche, gli utenti sarebbero disposti a pagare di più per possibilità nuove e prestazioni migliori. Ma non per la nuova tecnologia in sé. Con questi accorgimenti (meno spese, più ricavi) si potranno raggiungere i livelli di bilancio 2013-2018.
Governi e altri soggetti
Anche i governi sono chiamati ad agevolare la transizione. Sia nella fase di installazione delle nuove infrastrutture, con regole più semplici e incoraggiando la condivisione delle stesse celle. Sia promuovendo i cambiamenti tariffari. Ad esempio, allargando lo spettro delle frequenze disponibili concedendole a prezzi più bassi.
Infine, servirà una mano anche da parte di altri soggetti. Le imprese che gestiscono le stazioni, ad esempio, dovranno adottare subito la nuova tecnologia, se possibile, con prezzi adeguati a incentivare l’installazione del 5G.
I produttori di telefoni e tablet, che distribuiranno dispositivi in grado di funzionare anche con la nuova tecnologia. I fornitori di contenuti e piattaforme digitali, che in vista di una diversificazione dei prezzi saranno chiamati a elaborare l’offerta dei nuovi servizi garantiti dal 5G in consonanza con le esigenze degli operatori di rete. Magari con partnership studiate allo scopo.
Per lo studio e per maggiori informazioni, è possibile consultare il sito The Boston Consulting Group a questo indirizzo.