AgCom: adesso è braccio di ferro

Dopo i nomi trapelati in rete la sera di venerdì, si contnua a parlare di nomine per l’Autorità Garante delle Comunicazioni, con pesanti critiche sul tema della trasparenza.

La politica continua a dire la sua nella questione delle nomine del Consiglio direttivo dell’Agcom.
E quelle che nella serata di venerdì sembravano già nomine in pectore, non sono più così certe.

Mentre la scelta della presidenza, confluita sulla figura di Angelo Cardani, di cui abbiamo avuto modo di scrivere nella giornata di ieri, un gioco di veti incrociati sembra bloccare la nomina dei consiglieri.
E in questo caso, va detto, la battaglia è tutta politica, poiché in gioco non ci sono le competenze tecniche dei candidati, bensì il complicato gioco di equilibri tra centro destra e centro sinistra, davvero critico quando in gioco ci sono le regole sulla pirateria online, le frequenze per il digitale terrestre, le future reti ultrawideband.

Ma se questa è stretta cronaca, ben altro si agita in merito alla questione.
Radicali e Idv stanno sollevando non poche obiezioni di tipo metodologico e denunciano senza mezzi termini la mancanza di trasparenza.
Se già nella giornata di ieri, sul sito di Agorà Digitale il segretario Luca Nicotra sottolineava come la non pubblicazione dei curricula dei candidati a poco più di 24 ore dal voto ” rende impossibile un qualsiasi dibattito pubblico sulle candidature, e fornisce una scusa per non effettuare delle vere audizioni dei candidati”.
Nicotra così prosegue : ” Tali audizioni sono divenute ora fondamentali, considerato il fatto che già circolano, non smentiti da alcun partito, i nomi dei futuri nominati: Angelo Marcello Cardani, Antonio Sassano, Antonio Martuscello, Maurizio Decina e Antonio Preto. Se davvero i partiti hanno deciso di imporre tali nomi quantomeno è urgente che questi siano auditi assieme agli altri candidati sulla loro compatibilità con il ruolo che andranno a ricoprire e la loro posizione sulle tematiche che dovranno regolamentare”.

Ma non è tutto.
Poiché nella giornata di ieri si è appreso che i profili dei candidati saranno a disposizione dei soli parlamentari, di nuovo Agorà Digitale si è fatta portavoce di un crescente dissenso verso un atteggiamento che di fatto esclude quanto si era da mesi auspicato: un dibattito pubblico su nomine strategiche per il futuro del Paese.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome