Agcom ha presentato la sua Indagine conoscitiva su informazione ed Internet in Italia: modelli di business, consumi, professioni. Ad illustrarla, dopo la presentazione del presidente Angelo Cardani e prima dell’approfondimento del commissario Antonio Preto, Marco Delmastro, direttore del servizio Economico-Statistico di Agcom. A commentarla una tavola rotonda con svariati esponenti del mondo dell’informazione, da Fedele Confalonieri (Mediaset) a Enzo Iacopino (Ordine dei giornalisti) e Fabrizio Carotti (Fieg).
Cinque i capitoli, dedicati a inquadramento dell’informazione, professione giornalistica, offerta editoriale, caratteristiche della domanda e prospettive dell’assetto istituzionale. In Italia, più che altrove, “c’è un’enorme richiesta d’informazione”, ha detto Delmastro, “anche a pagamento”. Ma ovviamente sfruttarla è complesso. In particolare in Italia l’informazione tecnico/scientifica è di qualità molto bassa, mentre in generale il fact checking è quasi inesistente.
Nella presentazione, a nostro avviso, i modelli di business non sono emersi. Il frequente riferimento ad alcune situazioni già ben note ha puntellato la struttura generale del lavoro, ma non sembra aver fornito sufficienti elementi decisionali a chi si trova in un mercato così turbolento.
Particolarmente interessante appare invece la fotografia dell’universo dei giornalisti italiani, grazie all’Osservatorio del giornalismo, la più ampia indagine mai svolta in Italia: ben 2.300 interviste impiegabili al 100% (oltre 3.000 parziali) su circa 38 mila giornalisti attivi. Ovviamente non è stato possibile prendere in considerazione l’universo di chi svolge attività giornalistica o pubblicistica ma con inquadramenti.
Nel suo complesso, l’indagine sembra particolarmente adatta a chi non abbia ancora preso coscienza del mutamento di paradigma nel quale ci muoviamo.
Per andare dove dobbiamo andare…
Nel corso dell’evento sono state espresse alcune opinioni piuttosto forti, tra le quali che “il web è un acceleratore della crisi” o “non si capisce né come né dove modificare la professionalità”. Ovviamente decontestualizzarle non rende un buon servizio al concetto complessivo, ma a nostro avviso indicano chiaramente il panorama nel quale Agcom sta operando.
Certo la strutturazione delle Agenzie governative italiane non permette di fare ipotesi sul futuro, né d’indagare le ipotetiche modifiche al quadro generale in caso di variazioni del quadro generale. In questo contesto è obiettivamente difficile assumere un ruolo di guida verso territori inesplorati. “Non spetta a noi dell’Agenzia fare previsioni”, ci ha detto Delmastro. A nostro avviso, però, anche in questo tipo di indagini, peraltro molto ben impostata sul suo specifico, sarebbe possibile fornire informazioni che aiutino il cambiamento. Un esempio semplice di modifica del quadro generale avrebbe potuto essere dedicato all’eventuale passaggio dell’Iva dal 22 al 4%, alla quale più volte s’è fatto riferimento non solo nella presentazione dell’indagine ma anche nel successivo dibattito: “se il Governo ce lo chiedesse, ovviamente, saremmo pronti”.
Ma altri se ne potrebbero indicare, ad esempio un’analisi del mondo non protetto dall’ordine dei giornalisti, anche se non rientrano nel dettato specifico di Agcom.