Agcom: non fermiamoci alla proposta

Un caso di e-democracy spontanea che nasce dopo varie sgangherate posizioni del Popolo Numerico. Stavolta facciamo un lavoro serio.

Negli ultimi giorni ha avuto grande eco la candidatura di Stefano Quintarelli al vertice dell’Agcom, una carica di rilevantissima importanza strategica
in un mondo nel quale le comunicazioni sono state stravolte dallo scoperchiamento del vaso digitale di Pandora.

La nomina del presidente dell’Agcom era dovuta il 9 maggio, insieme ad altre, ma non c’è stata e probabilmente sarà ritardata a dopo i ballottaggi delle elezioni amministrative.
A quel punto s’è scatenata la Rete con l’hashtag
Quinta4President.

La candidatura dal basso, spinta fortemente su twitter ed altri social media, potrebbe anche essere ascoltata. In un momento di governi tecnici e non politici, o almeno formalmente tali, un organismo importante come l’Agcom potrebbe effettivamente essere affidato ad una figura tecnica.
L’argomento è trattato con un certo garbo sulla trasmissione Tv “Movimentando” del 15 maggio.

Intendiamoci, queste nomine devono sempre accoppiare una valenza politica alla sostanza tecnica, anche perché la durata della carica (sette anni) va oltre quella dei Governi e di altre strutture politiche.
Ma se non le appartenenze, le aderenze e il sostegno politico può sempre essere trovato, soprattutto dopo che il padre di tutti i conflitti d’interesse si è risolto, de facto se non de jure.

La candidatura è autorevole e certamente Quintarelli ha i titoli tecnici e il merito necessario. La sua nomina sarebbe un segnale di cambiamento pragmatico del quale si sente un grande bisogno oggi in Italia.
Se la politica lo considerasse, diciamo noi anche per un ruolo momentaneamente meno di vertice, sarebbe un segnale forte anche per l’operato di altri settori, ad esempio quello del ministro Passera, che molto si sta spendendo nella direzione del rinnovamento.

Chi fa le nomine, però, dovrebbe fermarsi a quello. La Rete cerca sempre il modo di far parlare di sé e di andare oltre la proposta, quasi che un’ondata di tweet sia il tutto. generalmente quella italiana, la cui trama ha un ordito a grana grossa, si propone in maniera non garbata, e anche stavolta lo ha fatto nel proporre il termine “primavera Quintarelliana”, che reputiamo fuori luogo.

In qualche modo, quello che ironicamente definiamo il “Popolo Numerico” chiede di essere ascoltato con la boria di chi ritiene di essere meglio solo perché è sulla Rete e si autoassegna il diritto di rappresentarla.

Ciò detto, dobbiamo sottolineare che questa nomina coglie nel segno. E’ una coincidenza tanto fortuita quanto fortunata, ma che va sostenuta.
Ci corre l’obbligo fare una esortazione. In generale questi straordinari movimenti popolari hanno la durata delle bollicine di champagne e questo non va bene. Più volte ci siamo pronunciati contro conclusioni troncate in questa maniera.

Anche recentemente, contro una candidatura sbagliata nel merito e nel titolo, ci pronunciammo implicitamente proponendo di sviluppare una formazione al digitale per chi possa capitalizzarla
e non per chi sia inevitabilmente destinato a non fruirne.

Adesso la Rete sostiene Stefano Quintarelli all’Agcom. Benissimo: ma si crei un vero movimento, duraturo nel tempo, che continui il sostegno sia se venisse scelto, sia se non venisse scelto. Dopo Quintarelli – eletto o meno – si continui il lavoro, si propongano candidati altrettanto competenti per gli altri ruoli dell’agenzia, si vedano i programmi e le loro realizzazioni, si abbandoni l’estemporaneità e si dia continuità.

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